PAVIDO CONFORMISMO

Note suggerite da una situazione politica sconvolta, e indecente.

Chi cerca di commentare i fatti, se scopre di aver giudicato male ha l’obbligo di smentirsi e scusarsi. Mi sono chiesto se ho giudicato troppo negativamente Napolitano, che ora tira fuori qualcosa che sembra serietà… No, ho giudicato bene, ed ecco perché:

C’era il crescendo dei predecessori baciapile-sinistroidi conclusosi con l’indecente Scalfaro. Napolitano ha fin da subito riconfermato questa sana tendenza, sopportando (o supportando?) per un settennio le prodezze d’una magistratura animata da isterismo satanico. Colpa molto grave. L’odierno accenno di révirement può far solo pensare che egli ʺchiuda in séʺ un mistero più grande di quello di Calaf: gentiluomo napoletano, o miserabile portaborse del PC-PD? Mentre comunisti e magistratura facevano a pezzi la coscienza civile del Paese, restò silenzioso, indifferente e pertanto connivente. Si è mosso solo per lamentare certe pecche istituzionali di forma, ritenute da lui più gravi dei danni di contenuto provocati dalla magistratura. Come sarebbe!? Una società sintatticamente corretta sarebbe meglio d’una società moralmente putrefatta!? Un marxista che si mette a fare lo stilista!? Adorno: ʺdove tutto è lindo, regnano in segreto i Fecaliʺ.

Che forse, nei giorni scorsi, abbia dato prova d’avere stoffa, severità, intransigenza? Oppure i ʺdieci saggiʺ non sono che un ʺindugiare per fifaʺ?… C’è un segno rivelatore e pertanto dirimente: lo sdegno improvviso e stizzoso della Annunziata, tipico di chi accusa il colpo. E il colpo è stato il pacifico raduno dei deputati PdL innanzi al covo della magistratura impazzita. L’«impresentabilità» dunque non era che allarme! Napolitano deve aver preso una paura blu: ha cambiato subito solfa. E l’Annunziata l’ha capito, donde crisi biliare. Insomma, altro che scuse! Posso solo vantarmi di aver visto giusto.

Con i comunisti, anche quelli ex (che lo sono come tutti gli altri, con l’aggiunta di bile), non c’è ragione che tenga: si sentono i migliori, e basta. Autorizzati da questa superiorità a fare e disfare torti e ragioni, verità e bugie. Peccato che più di 1/3 degli Italiani questo non lo capisca, e si lasci fregare sempre di nuovo.

Bersani mente e vaneggia. Aveva un compito… storico: essere il primo comunista della storia che toglie il fastidio senza rompere le scatole. Invece il suo ʺvastoʺ cervello gli ha fatto balenare l’idea di diventare il piccolo Lenin della Repubblica Sovietica Italiana. Proprio lui, azzoppato dal conformismo di sinistra che, come tutti gli altri conformismi, è una febbre cerebrale suscitata da una paura cronica! Perché Bersani dovrebbe essere immune da una codardia che da sempre ha fatto parte della sindrome comunista? Certo, Stalin faceva molta paura, solo Silone seppe dirgli ʺnoʺ. Ma basta anche una paura lieve. Il conformismo è il prodotto di un ricco ventaglio di paure.

Vedi caso, la ʺsocietà di massaʺ, priva per definizione di valori fondanti, coltiva come sua filosofia endemica una sorta di ʺmarxismo popolareʺ. Altra coincidenza, il collante della società di massa è appunto il conformismo. Toqueville già si avvicinava alla scoperta di questa legge sociologica. Ma i comunisti, per evidenti ragioni, questa legge non possono comprenderla a fondo. Si limitano a… ʺfarlaʺ e ad approfittarne. Un esempio molto eloquente: non ricordo dove, Gramsci dice che il conformismo è non altro che ʺuna verità condivisa che non piaceʺ. Tipico giudizio mostruosamente dottrinario, violento, freddamente formalistico, che esclude, o ignora, la questione cruciale della qualità del contenuto. Eppure, ciò che è di qualità buona non è conformismo, è unanimismo.

Per comprendere a fondo la mentalità sottesa a tutto questo, si consideri la teoria ʺdi chiusuraʺ, di compendio, d’un teorico marxista come Lo Surdo: i comunisti ebbero ed hanno ragione, perché i liberali ebbero ed hanno più torto di loro. Sic. La nave è inaffondabile, amici!

Insomma: la volete chiara? Eccola: Bersani vuol fare il piccolo Lenin, vuole la Repubblica Sovietica Italiana. Ha pensato che fosse giunto il momento, ma ha troppa paura per mettere insieme un mezzo colpo di Stato. Vorrebbe la ʺrete di sicurezzaʺ di Grillo. Magari ci riuscirebbe, perché gli altri sono più fessi di lui; ma per fortuna c’è il destinatario del ʺbacio della morteʺ. E Napolitano, come al solito: o è colpevole, o è stupido, o è… prudente. Penso che nella fondazione dei Sovieti Italiani ci sperava anche lui -, per paura. La paura è fatta così: si teme di far poco o di far troppo; si indugia nel mezzo tremando.

Ma: – perché tanto immenso astio contro Berlusconi? Repetita juvant: perché fu lui a ribaltare la ʺgioiosa macchina da guerraʺ. Questa la sua storica gloria, che non gli perdoneranno mai. Mai: a costo di mandare a picco la barca (degli altri). Infatti: in questa società di commossi difensori del popolo, è lui il solo politico che non vuol perdere tempo, e che si vergogna d’essere costretto a perderlo. La gente disperatamente attende, agonizzando: “Aspetta, non abbiamo nulla per cena, stasera; ma allegri, sentiamo che cosa deciderà Bersaniʺ. Imprenditori suicidi? I comunisti a quel che pare non lo sanno o, se lo sanno… Ma lasciamo perdere. Indecenza, spietatezza, faccia tosta. E poi, ricordatevi che fu Marx a teorizzare senza mezzi termini il tant pis tant mieux.

Tutto questo è vergognoso, e fa ribrezzo; ed è anche la riprova d’una verità sottile: ogni qual volta ci si approssima ad una conclusione, etica e ragione si implicano. In soldoni: quando sul dramma cala la tela, i diversi valori positivi (bontà, verità, utilità…) si rivelano tutti sinonimi, e quelli negativi pure. E noi siamo appunto prossimi ad una svolta. Forse si avvicina il momento della chiarezza.

NOTA – Un gentile lettore triestino domanda: perché, nella lista dei benemeriti scultori della presente Italia, dimenticare De Benedetti? Risposta: perché io sono troppo sensibile al sentimento della gratitudine. Già alcuni decenni fa (credevo d’essere un pittore e, fissato per Van Gogh, ispezionavo il Borinage) i Belgi lodavano (chi sa perché: ridendo) “le Ingéniër“, che stava occupandosi di… migliorare l’immagine dell’Italia all’estero. Poi la mia riconoscenza è cresciuta d’anno in anno: quando lui generosamente ci donó a pagamento le rottamazioni della Olivetti; poi quando organizzó la squadra di ‘Onn’Eugenio a Macchietta, fucina di giornalismo obbiettivo e del connesso conformismo; indi con la faccenda Mondadori… La troppa gratitudine mi ammutolisce. Sono fatto cosí. Forse è un istinto che ha a che fare con un’esigenza di igiene.


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