NON RUBATECI LA SPERANZA

La vita è come un viaggio in autobus. Durante il tragitto possono sedersi di fianco a te diverse persone ma ricorda che ognuno ha la sua destinazione; la vicinanza è apparenza.
(Michael Boccarossa)

Il conformista è uno che sfoggia le opinioni che non ha.
(Roberto Gervaso)

Qui delle due, l’una: o la crisi è una bufala giornalistica, tutte le notizie son false come nella guerra di Libia oppure stiamo ad assistendo ad un suicidio di massa mal assistito. Ho taciuto per giorni: afasia da sbigottimento estremo. Da esule in un paese civile, l’Italia sembra un gigantesco baccanale dove tutti si sbracano a piacimento e si sputano negli occhi e l’epilogo non può essere che una grande bagarre con un tappeto di vittime innocenti per terra.

Non ha nulla di nobile questa rivoluzione di ottobre fatta di scafandrati in spiaggia, benzinai da bar, opinionisti pasciuti e irresponsabili. Nulla. Perché – vivaddio! – chi spara, uccide, si colora di sangue le mani e la faccia rischia di suo, ma chi lo fa dietro un computer, o seduto in una comoda poltrona di un semianonimato paraistituzionale é un intoccabile puzzolente senza coscienza e senza cervello. Chi potesse pensare che il vecchio Re avesse forse, tardivamente, qualche rimorso, si disilluda. All’impeccabile ragionamento di Matteo Renzi, Sua Maestà si è sentito colto nel vivo ed ha risposto: “non perdiamo tempo” con mirabile pluralis maiestatis eloquentissimus atque clarissimus. Non era stato per nulla chiamato in causa, affare di linea di partito, eppure si è affrettato a mettere “le mani avanti”.

Della “Costituzione più bella del mondo” (inserzionata a lauto nostro pagamento dal guitto Benigni) non resta che un miserabile diritto di veto largamente ed iniquamente distribuito. Dicono “no” i Grillini (prezzo 13mila euro al mese cadauno, perbacco! un “no” d’oro), dice “no” Bersani il mezzo incaricato tenuto in formalina perché “pare brutto”; e lo dice a tutti: ai Renziani, al Cav. e pure allo sconsolato Re. Vuoto di potere costruttivo, nessuno può far nulla tranne chi abusa.

Il pretesto più odioso è quello della legge elettorale. La verità è che i cittadini si sono espressi ed il parlamento rispecchia esattamente, oggi più che mai, l’orientamento del popolo. Si metta in pace, l’omo di Bettola: se non è stata trovata finora una formula adatta per far vincere il pidi’, vuol dire che gli Italiani questo pidi’ qui non lo vogliono al governo. Ne vorrebbero un altro affine alle socialdemocrazie occidentali, quello che è stato soffoccato dalle assurde regole delle primarie: ancora “no”. Ora si attende – e non tarderà -, dopo le ultime esternazioni di Matteo Renzi, la discesa dell’armata rossa per demonizzare il guaglioncello. Ma cosa si aspettavano? Matteo è stato paziente e leale, ma non è moglie che s’immoli sul rogo del marito defunto. Se Bersani vuole “inumarsi” (Carlo Marx gli avrà promesso settantasette vergini tale e quali a Rosy Bindi?), libero di farlo in buona compagnia della Moretti, di Gotor e della Mosca tsè-tsè al dolce suono del compianto funebre sussurrato da Puppato.

Ventiquattro anni dalla caduta del muro di Berlino. Certo, tanto di cappello, i nordcoreani di noantri ne hanno fatta di resistenza! Ma così va il mondo: chi troppo in alto va, cade sovente precipitevolissimevolmente. Potrebbe essere proprio un ragazzino, come nelle favole, a far cader le vesti posticce dei re nudi con poche e sensate parole. E a quel punto, pure gli scafandri imbiancati resterebbero di sale con un casaleggio in mano, privi del loro potere di imbonitori per casalinghi e casalinghe disperate.

Magari è un sogno: gli innovatori da noi sono visti come la peste, magari Re e Valletto imbirrazzato ne inventeranno un’altra; sarebbe soltanto un rinvio: gli anticorpi cominciano a fare effetto, complici la fame, la disperazione e il bisogno improrogabile di respirare un’aria nuova, che non sia fritta.

Incrociamo le dita, e poi, come dice Papa Francesco: “non facciamoci rubare la speranza”.


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