La brusca rimaterializzazione di Berlusconi ha messo a soqquadro molte cose, ed anche il nostro modesto comprendonio. Non che, sulle questioni di fondo, le nostre idee siano cambiate; sono solidissime. E sono le solite: il Cav. è un liberale dal carattere inossidabile; tende ad istituire con noi Italiani rapporti sinceri, di ottima qualità umana, cosa inusitata tra politici; quando parla di economia è limpido, rende comprensibili i problemi più arruffati; ma anzitutto conosce a fondo – per averne sperimentato per decenni gli effetti sulla propria pelle – il nostro male, il nostro vero nemico: un bieco conservatorismo di casta sorretto dall’indecente strapotere della magistratura, idest dall’ingiustizia della Giustizia. Non occorre altro per prediligerlo: Berlusconi è unico.
Ma egli costituisce anche un fenomeno di spregiudicatezza che disorienta, nel vigente clima di provinciale conservatorismo. In questi giorni, sono riuscito a cambiare opinione sulle sue intenzioni per lo meno una diecina di volte. Espongo le mie ipotesi esplicative:
Il Cav. si contraddice troppo. E’ vero: felix culpa, egli pensa in modo non ideologico e pertanto non dogmatico, ma talora conclude troppo presto, senza lasciarsi spazio per ripensamenti, e finisce col dare la sensazione di contraddirsi sui presupposti di fondo. Ha annunciato il suo rientro in lizza perché trova la politica di Monti inefficace e dannosa; poi ha sostenuto che Monti serve per il rassemblement. Riuscendo così a far starnazzare come oche tutti i fessi d’Italia e i barbariccia d’Europa. Casini ha subito fatto ʺgnè gnèʺ: ʺIl Cav. è in preda a demenza senileʺ.
…Ma no: la contraddizione è di forma, non di contenuto. I pensieri politici serii seguono le leggi della strategia: dove vige non la coerenza dei mezzi, ma bensì quella degli scopi. Per il resto, si assedia Gerico girandovi intorno e suonando di tanto in tanto le trombe (la similitudine biblica è di Ortega y Gasset). E poi il Cav. non tace affatto i suoi veri obiettivi. Che, guarda caso, coincidono con i nostri: debellare la casta, la sua ideologia (conservazione furibonda) e i suoi superciliosi custodi (una magistratura tipo ʺdo ut desʺ).
Sí, va bene; ma qui s’è trattato di tecnica pre-bellica. I due punti di vista (Monti no, Monti sí) sono avvertimenti. Nei fatti, il ʺparlar chiaroʺ può concederselo solo chi abbia tutta la forza dalla sua, e purtroppo non è questo il caso. Solo il leone puó ruggire: ʺquia nominor leo“, e solo Luigi XIV° poteva schiattosamente precisare: ʺL’état, c’est moiʺ.
O ancora. Il Cav. ha funzionato come un energico ʺrevulsivo politicoʺ, e sa di esserlo. La sua sbrigliata (ma salutare) follía fa paura a tutti, dentro e fuori casa. Ad es. ai Tedeschi. Certo è che all’improvviso sono apparsi all’orizzonte sintomi di scompiglio. Ci si affretta a delineare ipotesi d’un embrassons-nous generale; la Sinistra è su tutte le furie perché le hanno rotto il gioco della ʺconservazione travestita da rivoluzioneʺ… Ma basta: in casi del genere, il vero termometro sta negli umori dei nemici. Da noi, questo termometro è il fegato della Bindi che, sbucato fuori il Cav., è quasi scoppiato per una comica crisi di furibonda rabbia. Altro termometro: il gelatinoso comportamento del Re del Colle che, tremebondo, ha tartagliato un qualcosa che è insieme prepotente, indecente, rivelatore, e fuori luogo: ʺdecidero’ io… come possoʺ. Come sarebbe a dire? Excusatio non petita: egli sa bene che ora dovrà aiutare le Sinistre scopertamente.
Questo è vero; ma bisogna anche convincersi: il Cav. è più furbo di quanto amici e nemici credano. Le sue giravolte, in sintesi, si rivelano essere anzitutto un opportuno ballon d’essai . Prima né lui né noi sapevamo quanto fosse forte la sua forza. Senonché, ecco la sorpresa: è ancora forte, è capace di allarmare la platea italiana, e anche quella europea. La debolezza non è allarmante.
Eppure, piano con gli ottimismi. Ormai siamo sulla frontiera del ʺ51 su 100ʺ. Non un voto di meno. E la destra, ahinoi, è ancora tanto analfabeta e bestia da continuare a suddividersi. Casini infatti gongola. Il Cav. dunque mira ad un piano strategico che possa funzionare anche dopo una probabile trombatura. Con un mezzo tutt’altro che inefficace: fare il ʺPierinoʺ nel puzzolente salotto politico d’Europa, scoraggiante consesso di elefanti, rinoceronti, testuggini e consimili decrepiti conformisti. Ha scombussolato questo salotto. Ecco un ulteriore ottimo motivo per sostenerlo con forza.
La teoria del guastafeste, inoltre, dimostra che a Berlusconi il salvataggio della nave Italia sta più a cuore dei suoi destini personali (anche a noi, i destini del Cav. sono cari, ma meno dei suoi progetti). Questo lo sapevamo già, ma a quanto pare in politica bisogna ripetere trenta volte al giorno anche l’ovvio. Sinceramente: buttare all’aria il conservatorismo imperante anche in Europa è il complemento della cura. I privilegiati che non vogliono cedere non esistono solo da noi. Il Cav. può rompere non solo le uova nel paniere di Bersani, ma anche le scatole a tutti gli altri… Sono i prodromi di una ʺrivoluzione liberaleʺ? Il vessillo rivoluzionario, sfuggito finalmente ai titolari Comunisti, è scivolato giù tra le braccia della Bindi… Ricordate la ʺlegge del 18 brumaioʺ che tanto esilarava Marx? Adesso la rivoluzione (= lotta contro la conservazione) forse debbono farla le persone per bene… La risposta è nelle mani di Monti: una legione di politici avvertiti non è necessariamente una contraddizione, e finirebbe per essere, forse, l’inizio d’un ciclo nuovo.
Intanto: seguendo ancora l’ipotesi del ʺmonelloʺ, il problema sarebbe: conciliare lo stile ingessato di Monti (che tanto tranquillizza gli Europei), con quello fantasista del Cavaliere. Arduo riuscirci, certo, ma è opportuno ricordare che, paradossalmente, la storia crea le sue ʺpossibilitàʺ ex post. Esempio: avreste mai creduto, voi, che un bel giorno la nostra Costituizione sarebbe stata difesa dai lazzi di Roberto Benigni? E allora! Non scandalizziamoci prima che le cose accadano! Esse accadono, e poi…, poi si scandalizzi chi vuole. Il futuro è appunto definibile: ʺuna sempre rinnovata alleanza dello scandaloso e del ridicolo con la normalitàʺ. Anche a rovescio: ai tempi di Socrate, si faceva filosofia accarezzando i pargoli. Embè?
Ma basta con questo rosario d’interpretazioni; se non sono balle, certamente sono tutte secondarie. La verità centrale splende altrove, ed è un’altra: è quella che rende il Cavaliere insostituibile. Assumete un aspetto compunto e state a sentire:
Berlusconi sarà bello o brutto; pacchiano o non; sopportabile o indigeribile; ri-fidanzato o zitello fisiologico… C-h-i-s-e-n-e-s-t-r-a-f-r-e-g-a? La cosa importante, incomparabile, preziosa, è che egli è l’unico politico italiano che abbia compreso a fondo quanto segue: l’Italia è in grave pericolo perché ormai troppo ammalata di anchilosi. Tutto, qui da noi, è ormai in paralisi: fare una legge; fare una TAV; produrre energia; sostituire una norma; inaugurare un’idea nuova; impiantare una azienda; non fare le pale eoliche; eliminare parte dei deputati e senatori; impedire che ci si faccia una ʺcasetta a Montecarloʺ; far funzionare decentemente il Consiglio Superiore della Magistratura, se esiste; etc. etc… Tutto è conformismo: tutto è bigotteria: si attende anni per poi (non) vincere una giusta causa; anni per (non) eliminare una legge imbecille; anni per (non) aprire una nuova attività industriale; anni per dare del fesso al fesso, del cetriolo al cetriolo, o del fifone a re Banana… Ma dove siamo arrivati?
Questa lentezza ormai è una sindesmosi, una connettivizzazione, una calcificazione di tutto tranne che del privilegio, della prepotenza che uccide, del bigotto dai quaranta stipendi, dello stronzo che fa il portogallo. Ed è proprio quel che ci vuole perché il prepotente resti prepotente; il ladro, ladro; il pizzaiolo, pizzaiolo; il giudice, giudice; l’impotente, impotente; il re Minosse, re Minosse; e io e te umiliati e ingiustamente offesi, spennacchiati e spernacchiati come da sempre, per sempre. Oh, andatevene tutti in Guatemala! E nun turnate cchiù!
Ordunque, Italiani (si badi, non: Itagliani!), svegliatevi! Avete una occasione unica, irripetibile, argentea, aurea, platínea, di acchiappare il fagiano da mettere al forno. Il botto con la castagna! Il tacchino con i marroni! Non lasciatevi scappare questa occasione miracolosamente offertasi. AAA! Qui c’è a vostra disposizione un miliardario tanto benedetto da Dio (Dio benedice gli audaci) e tanto carente di meglio da fare, che ha deciso e giurato innanzi ai suoi Dèi di volerci aiutare iniziando il chilometrico iter che mena alla liberazione dal conservatorismo interessato di pochi denarosi delinquenti e di molti, moltissimi fessi. Lasciate che Fini rumini da persona intelligente il suo chewing, che Casini sbrodoli il suo ʺgnè gnèʺ, che ‘Onn’Eugenio si atteggi a gran signore con plebeo gestire, e che il Re di Coppe (dico, quel del Colle) se la faccia sotto! Continuerà a pestare acqua nel mortaio, lui, non sperate altro: che sia loffio è ormai dimostrato da anni di inutilità.
Voi, voi, voi… -, voi, mannaggia! Voi! non perdete l’occasione, ce n’è una sola, corpo di mille bombe! Date una mano al solo clinico che abbia compreso la nostra disperata, forse terminale, malattia. Uno, due, tre, fate le corna, acchiappate a volo il Berlusconi, e buon ospedale a tutti!
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