Anche da noi, Obama e Romney sono entrambi piaciuti per l’evidente ʺumanitàʺ delle loro presenze, umanità piuttosto rara tra i nostri rappresentati politici. Condivido questa sensazione: entrambi hanno mostrato un notevole grado di sensibilità sia nel recepire le esigenze degli elettori, sia nel rivolgersi ad essi con simpatia ed anzi empatia.
Da noi, nulla del genere: di noi elettori, i nostri politici se ne infischiano altamente. In Italia la politica è un gioco di potere: ʺcome sgominare l’antagonista? Come fare voti?” Questa triste realtà ne implica un’altra: in Italia si puó far politica, e infatti la si fa, mediante verba generalia, senza presentare un programma serio e impegnarsi a realizzarlo. La situazione dà ragione alla brutta definizione di Carl Schmitt: la politica è la dialettica tra le due categorie amicizia e inimicizia. Questa cinica definizione descrive bene non il concetto di politica, ma quello di mafia, che infatti è l’intima ratio della politica italiana, a cui appunto manca l’indispensabile ingrediente del ʺprogrammaʺ.
Forse è qui la strana ʺforzaʺ del governo Monti: il quale certo di simpatia o di empatia ne suscita poca, ma che almeno si fonda esplicitamente su un insieme di programmi che tenta di realizzare. Programmi senz’altro gravissimamente indigesti, forse inani, e pertanto invisi a tutti noi, ma almeno programmi.
Insomma, noi Italiani non ne possiamo più di perdere tempo. In politica, il tempo = speranza. Ci ripetono da lustri e lustri promesse che poi non vengono mantenute. E si gira in tondo. Inutile protestare: ne risulta il disperante, ormai insopportabile ʺmuro di gommaʺ. Monti ci manda in rovina, ma ʺalmenoʺ ci dice come e perché. Certo, questo avverbio ʺalmenoʺ sarebbe comico se non fosse tragico. La contraddittoria fortuna di Monti è tutta qui. E qui è anche la forza innegabile, anch’essa contraddittoria, del ʺnostroʺ Berlusconi: lui i programmi ce l’ha e ce li aveva, ed erano buoni. Certo, oggi anche le sue sacrosante ire ʺgirano in tondoʺ, legittimando la teoria del servo matto di Ferrara, ma chi chiede: ʺvuole Berlusconi dirci finalmente che cosa vuol fare!?ʺ trascura il fatto che la risposta c’è già, facile e precisa: vuol fare le cose che da circa 20 anni Casini, Fini e le sinistre gli hanno impedito di fare. Se egli si ripete, dunque, ció è solo perché si ripetono gli altri. Questa risposta, che la Dall’Oglio diede alla TV l’altra sera, è l’unica cosa seria che si sia detta in Italia da tempo.
Bisogna smetterla con l’osceno gioco del ʺmuro di gommaʺ: presentare progetti, discuterli in parlamento, sottoporli a referendum i quali solitamente approvano; poi dimenticarsi di tutto e ricominciare daccapo. A che serve la infinita iterazione di questo gioco imbecille? Ma è evidente: a far sí che la ʺcastaʺ possa continuare a farsi i propri buoni affari dando l’impressione di occuparsi di noi. Forse questo disegno truffaldino non è sempre presente – concedo – alla mente dei truffatori, ma è certo il ʺretropensieroʺ che nei fatti muove le loro azioni.
Oggi Berlusconi ritrova di fronte a sé, ancora e sempre, la solita realtà: il partito da lui fondato traligna, invaso di nuovo da malintenzionati che periferizzano le persone per bene (ad esempio, avete notato che ormai della Santanché, persona animata da nobilissima passione e concreto altruismo, non si fa che tentar di ridere? E che di galantuomini quali Crosetto, Galan e non molti altri, si tenta di tacere ed anzi si tace?)
Intanto, leviamo in alto i calici a scopo di scongiuro! Il Cav., sia quel che sia, s’è di nuovo incacchiato. ʺServo mattoʺ? Domani, potrà ʺalmenoʺ dire come il matto del Manicomio di Capodichino: ʺE sissignore, I’ so’ pazz’ ma nun so’ féss!“. S’incacchia, e fa bene; cambia persino aspetto: diventa più… bello, il che, per lui che ci tiene, costituisce un puntello efficace. Insomma: una buona politica richiede ed implica anche una indispensabile componente caratteriale dei protagonisti. Dunque, due requisiti: programmi buoni, carattere forte (la cosiddetta ʺtesta duraʺ). Il Cav. disponeva di entrambe questi requisiti. Amici, abbiamo perduto un’ottima occasione, e ora condoglianze a tutti! Non si deve mai dimenticare che Berlusconi è un vero e proprio maggiorato etico (volgarmente: ʺha una marcia in piùʺ), dote che riguarda il tamaño della persona, come dicono gli Spagnoli che del ser más se ne intendono. Esempio: De Benedetti e Scalfari possono sfilargli dalle tasche milioni: resta il fatto che sono animulae vagulae di ʺtamañoʺ minuscolo. Ricordate come De Benedetti obbedì prono e supino alla proibizione di mostrarsi ʺamicoʺ di Berlusconi? E il modo in cui non reagì il Macchietta quando ʺqualcunoʺ gli diede del mentitore? (A proposito, in ʺChe tempo che faʺ s’è avuta una ennesima riprova dell’infantilismo cerebrale dell’Ingegnere. Letteralmente: non ha in testa una sola idea che esorbiti dalla chiacchiera da caffè).
Berlusconi intanto un difetto ce l’ha: è un colosso caratteriale munito di troppa sensibilità umana. E crede che gli altri abbiano una sensibilità simile alla sua. Si commuove, e pensa di rendersi simpatico, di farsi un amico, gettando le braccia al collo. Errore. Bisogna incutere soggezione o paura, altro che storie! Ma un maggiorato incacchiato è come un pugile che abbia perso la pazienza: ragion per cui sarebbe bello assieparsi intorno al ring, muniti di cartoccio di castagne arrostite e lattina di CocaCola! Sarebbe bello…, ma lasciamo perdere.
Il muro di gomma: questa la vera incurabile piaga italiana. Ne abbiamo proprio oggi un esempio emetico: fino ad un paio di mesi fa, TV e giornali si lagnavano sì, ma con cautela: non era consentito dare del ʺladroʺ al ladro, del ʺmalfattoreʺ al malfattore, e tantomeno del ʺmagistratoʺ al magistrato. Oggi invece tutti i media (vedi p.es. Report su Rai3) accusano tutti di tutto: interi programmi TV e articoli vengono dedicati all’illustrazione del generale sfacelo etico, spiegano come e perché la nostra classe dirigente sia oramai costituita quasi esclusivamente di ladri. Pensate che questo parlar chiaro indichi un progresso? Mai più. Ora i colpevoli si occupano solo di baggianate giustificatorie. Il Fini rigalleggia, inaffondabile. E c’è di peggio: per esemplificare le ladronerie, si straparla dei ʺtempi di Berlusconiʺ; e intanto si discutono problemi politici serî: potrebbe Antonio Di Pietro, che a quel che pare s’è attribuito una quantità invidiabile di proprietà immobiliari con denaro prodotto ex nihilo, fare magari il presidente della Repubblica?
Voglio dire: la troppa furberia dà nella ʺpazzia moraleʺ. E ció accade spesso, nell’ambito della tutta italiana fenomenologia del cinismo. Che si tratti di canalizzazione del dissenso? Ma no: sono i contraddittorî prodotti di una società eticamente sgangherata. Si trova ʺnaturaleʺ che attualmente i politici siano quasi tutti ladri indecenti; si pensa invece che i ladri siano coloro che, come Berlusconi, hanno tentato di introdurre l’antidoto liberale (che è il rimedio giusto contro il muro di gomma: riduzione drastica dello statalismo, del burocratismo, del numero di deputati e senatori; eliminazione di zavorre quali gli enti inutili e le consulenze; separazione dei magistrati inquirenti da quelli giudicanti, etc. La lista è ormai una vecchia litania che conosciamo a memoria). Ma invero occorrerebbe far presto, perché già si profilano all’orizzonte pericoli quali Prodi alla presidenza della Repubblica (per fare che? Dormire? Condurre in porto l’opera di Napolitano?); Casini come rifondatore del nefasto regime cattocomunista; insediamento definitivo dello ʺStato di polizia sofficeʺ, etc… Presto quel ridacchiante flagello del Benigni vi canterà la bellezza della nostra costituizione (efficacissimo strumento di conservazione spinta) e, ciliegia sulla torta, ora che si parla di rifondazione del Pdl, ecco di nuovo i sorrisini compiaciuti, riservati ovviamente agli affossatori di professione,
Ci risiamo. Il ciclo ricomincia. Aiuto, quousque tandem…?
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