Devo ancora una volta far ricorso ai miei ricordi, sbigottendomi abbastanza: se c’ero mentre crollava la prima repubblica, e ci sono ora che frana la seconda posso fregiarmi del titolo di “grande vecchia”; ero lì con i miei colleghi di giunta nel mio comunello e c’era il solito deputato trombone che blablava in politichese: tutti tacevano tra noia e fumo di sigarette (era ancora un tempo abbastanza liberale) ed ad un certo punto, in una pausa, mi inserii: “è finita” gli dissi. Lui non capì. E non ha capito per molto tempo, prima di darsi ad altra attività più utile per passare il tempo. Intanto erano arrivate le elezioni e la mia coccarda tricolore sulla giacca che fece scandalo al paesello insieme col distintivo: Forza Italia fu il primo partito con nostro giubilo e disperazione degli altri. Bei tempi: ad onore del trombone in questione devo dire che fu uno dei pochi che non seppe o non volle riciclarsi: gli altri si riposizionarono subito e così ci fregarono la rivoluzione liberale.
Non suoni come un coccodrillo, perché del defunto bisogna sempre parlar bene e Forza Italia-Pdl, malauguratamente, in vita non fu uno stinco di santo, tanto che Cav ha deciso di farlo a pezzi. Giusto così i rattoppi non servono. Intendiamoci: ucciderlo non sarà facile. Un po’ perché di un partito svuotato di contenuti restano vizi, clientele, prosopopee, rivendicazioni, isterismi e furbacchioni; ma un po’ anche perché l’isolamento del leader dalla sua base è stato praticato scientificamente, in modo che il Cav non avesse un solo interlocutore, uno solo, che non faccia parte della nomenclatura. Ma non perdiamoci d’animo. Con i capelli sale e pepe e rughe al posto giusto non abbiamo perso la voglia e lo slancio per costruire tutti insieme una bella Italia.
La prima cosa che va fatta è ritrovare il contatto con le terre. Nella nostra Patria dalle mille Patrie l’odore della terra e l’umore della gente dipendono dal colore del cielo e delle nuvole, agli odori elle cucine e dal tono della voce. Da Roma non si capisce nulla. Non a caso Matteo Renzi si è avviato col camper. Noi, da queste pagine, avevamo proposto un più popolare camioncino, come al solito inascoltati. Ma ora che il centro sinistra comincia a nascere in una forma moderna – comunque vadano le cose Renzi ha vinto – una democrazia matura ha bisogno di una destra altrettanto moderna in grado di dialogare, lavorare e contestare nella fisiologia di una autentica “politica alta”. Una volta annusata la terra occorre stabilire un legame affettivo-costruttivo con i cittadini. È dal basso che nascono le istanze, le idee, è dal basso che si vedono le difficoltà, è dal basso che si valuta il merito vero.
E poi c’è il web, strumento con il quale si arriva dovunque e subito, senza apparati costosi, alberghi e tartine e dove ormai è possibile colloquiare con la gran parte degli Italiani. Se quel ceffo di Mastrapasqua pretende che i centenari cambino password ogni mese per consultare la loro situazione pensionistica non venitemi a dire che l’aspirante politico non può, se vuole, discutere con i suoi potenziali elettori. La democrazia liquida? facciamola noi e riscattiamoci da anni di siti web agiografici, propagandistici, idioti e pure disinformati.
Ultima cosa, sempre la stessa: possibile che mentre oggi perfino le grandi fondazioni radicalchic cominciano a dire con la erre moscia che con il patrimonio monumentale artistico e culturale può fare pil – e che pil! -, non siamo capaci di mettere insieme una proposta seria, dettagliata, entusiasmante per il nostro Mezzogiorno? nessuno se la sente? Ci pensiamo noi! gratis!, le idee non si pagano.
Ecco. Perché se poi il due dicembre ci troveremo un finto funerale con tutti i morti che parlano e dettano le regole, non avendo un Renzi, ci conviene salire sul suo camper. E portare le nostre polpette.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.