IL SANGUE DELLA PRIMAVERA

E’ primaveraaaa, svegliatevi bambineeeee, alle cascine Messer Aprile fa il rubacuoooor……
Che fretta c’era, maledetta primaveraaaaa…….

La primavera inebriava il cielo, che ne era stordito e si copriva di nuvole.

(Boris Pasternak)

Una rondine non fa primavera. Ed in Libia di rondini non se ne è vista nemmeno una. La Libia non esiste più, ma nessuno lo dice. Retorica e presunzione vanno a braccetto, gongolando in un mondo marcio capace perfino di trasformare in beffarda icona ideologica la più splendente delle sue stagioni.

Raccapricciante l’immagine dell’ambasciatore asfissiato, l’espressione di dolente stupore impresso dall’anima al volto prima di volare via: la stessa che vedemmo, con medesimo raccapriccio, sulla maschera di sangue del Colonnello Gheddafi. Assassini quegli islamici, ed assassini anche noi, visto che combattemmo al loro fianco e con gli stessi metodi per fare a pezzi un dittatore “scomodo” non certo perchè era un dittatore, ma perchè dava fastidio a qualcuno.

Nel nostro vocabolario criminale si chiamano “interventi umanitari per esportare la democrazia”, mutuando dal linguaggio dei mercanti un verbo che mal s’appone all’antica utopia che forse fu realizzata dal solo Pericle: “E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così.” Nella lingua di Maometto forse si chiamano guerre ed i nemici si chiamano nemici.

Che non sarebbe sbocciato un solo fiore da tanto sangue, lo avevamo tristemente previsto. Cancellando le radici cristiane abbiamo barattato la compassione con il pensiero unico e le nostre personali coscienze al conformismo; ascoltare i commenti alla strage dell’ambasciata fa accapponare la pelle: fioriscono le giustificazioni e i pretesti come se un video irriverente possa leggittimare una carneficina, come se una “provocazione” potesse avallare un’eliminazione. Le ragioni dei difensori d’ufficio di Caino sono dettate dalla nostra falsa coscienza di esportatori immacolati, oppure dal fatto che si vuol far credere che le primavere arabe davvero esistono e che si tratta solo di un incidente di percorso?

L’uccisione dell’ambasciatore è un atto di guerra, ma chi sono i nemici? Non sono quelli che abbiamo corteggiato vezzosamente e riempito di armi un tanto al chilo per togliere di mezzo tutti i “dittatori” laici in Libia, in Egitto, in Tunisia?

Un commentatore del Corsera ha grottescamente dichiarato: “era l’islam, ma avrebbe potuto essere qualunque altra religione”. Avete mai sentito di un cristiano che dà fuoco ad un’ambasciata perchè il Papa è stato preso in giro? Perchè delle stragi dei Cristiani che quotidianamente si producono nessuno parla? e perchè ora si cerca goffamente di circoscrivere questo atto gravissimo ad un dettaglio solo un tantino inquietante?

Cattiva coscienza e perdita d’identità affondano la civiltà occidentale. La sete di potere e di materia uccidono lo spirito in una spirale sempre più autorefereziale, danaro, merci, esportare, petrolio, borsa, Onu, Nato, G8, 9, 10, 11… e i volti degli uomini e delle donne, gli occhi che rivelano l’anima, tutti i volti e tutti gli occhi, inghiottiti da una poltiglia fetida nascosta sotto un colorato tappeto d’apparenza senza sostanza. L’ambasciatore, i funzionari non meritano lacrime di coccodrillo, ma vere lacrime: vittime ignare di un gioco osceno che continua, senza che nessuno dei potenti si fermi a riflettere. La storia ci ha insegnato che le civiltà muoiono così. Già, ma i potenti la storia non la conoscono.


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