La “borsa piatta” non è l’ultimo modello in voga sul bagnasciuga: è l’ennesimo titolo de La Stampa per rassicurare i sobri bagnanti che nulla accade di catastrofico, che si tuffino pure – plùffete, nel mare blu – che tanto a loro ci pensa MariMonti con il suo scudo (crociato?).
Indomito Angelino Alfano annuncia, nonostante la calura, che “domani tireremo fuori le nostre proposte antispread”. Mi viene in mente un apologo del mio inesauribile nonno. C’era un tal Nicola un po’ troppo pingue che, stanco di essere dileggiato dagli amici causa stazza, decise di mettersi a dieta stretta. Piazzò dunque in bella vista, attaccato al frigo, un cartello con su scritto: “domani digiuno Nicola”. Ogni mattina, diligentemente lo consultava: “domani digiunerò”. E tutti gli oggi si rimpinzava a dovere.
Non me ne voglia Angelino (Nicolino?), ma il Pdl ha fatto più annunci di Enza Sampò in tutta la sua carriera. Basta vedere dove è andato a finire il Presidenzialismo. I gattopardi d’ogni colore non faranno manco una gita fuori porta-Montecitorio se prima non avranno confezionato con bilancini, cencellini, aggiustini una schifosa brodazza di legge elettorale che andrà bene solo per loro, certo non per gli elettori.
In fondo il Presidenzialismo non serve: c’è già. Ogni Presidente lo interpreta a modo suo, alla faccia della democrazia e nonostante le professioni d’amor folle per la Costituzione: brutta, cornuta e mazziata. È così che Re Giorgio ha potuto nominare senatore Monti: gli ha messo la spada sulla spalla e via. Aveva meno titolo di Vasco Rossi per essere investito, ma tant’è. Certo, ben ha fatto a sollevare il conflitto di attribuzione nel caso Palermo, le istituzioni vanno salvaguardate!… Le istituzioni? Manco per niente! La Presidenza della Repubblica, la “sua”. Non gli passa manco per un attimo nella sua regal testa che la giustizia vada riformata “a priori” e nell’interesse di tutti, visto che nel delirio di onnipotenza di Ingroia e compagnia può finire pure il rosso più autorevole d’Italia, figurarsi noi piccoli calimeri. Il Cav, che ha la vocazione del gambero, si fece fregare da un altro presidente presidenziale, il defunto Scalfaro, nella bella cornice di una Napoli tirata a lucido per il G8. Bei tempi, preistoria, chi lo avrebbe detto che saremmo finiti così?
Del resto Dario Di vico – evviva la sincerità! – ha detto qualche giorno fa che anche a lui il presidenzialismo non dispiacerebbe, a condizione però che sparisca il Cav. Dove? In Siberia? In un pilastro? Nel bosone di Higgs? Ma che bel senso della democrazia, ia ia. Forse è un imperativo biblico. Tutti gli antipatizzanti del Cav si sentono Padreterno superbarbuti e dicono a noi, creature disposte a peccare: gustate ogni frutto, ma non la mela del perfido biscione o sarete dannati.
La democrazia in Occidente sta vivendo il suo inesorabile declino: c’è chi sogna ancora un sussulto d’orgoglio ed un Europa che si munisca di un governo democratico; invece si va dritti verso una forma estrema di dittatura dove i cittadini, senza più voce, senza più anima, siano schiavi al servizio di una cieca oligarchia tecnofinanziaria, obbligati a consumare senza averne i mezzi, solo per essere ulteriormente torturati con finti bisogni e anestetizzati dal senso di colpa per non essere all’altezza di cotanto sistema. La moneta, nata nei tempi antichi per semplificare scambi commerciali, è diventata come la Dea Ragione de” la terreur”, demone sanguinario che sacrileghi forsennati posero sugli altari delle cattedrali gotiche. Ad essa stiamo oggi sacrificando l’uomo mortificandone unicità, immaginazione, e libertà. L’Italia è uno stivale che abbiamo sfondato a forza di prendere a calci la nostra cultura: noi, proprio noi, pronipoti di quei Romani che seppero diffonderla in ogni contrada d’Europa.
Chiacchierando, la borsa che era piatta si è ammosciata. La Stampa mette gli indici più giù in pagina, in evidenza una sorridentissimissima foto di Monti e Hollande “uniti per l’euro”. Due giorni fa, nella foto, c’era Wanna Marco Merkel che con il professore, stesso copione, tra un po’ inventeranno la televendita dello spread. I cervelli si sono già sciolti, e lo scioglipancia è efficacissimo. Con le nostre istituzioni colabrodo, come volete che i maledetti mercati ci diano fiducia? Non è che se Ingroia se ne va un anno in Guatemala vuol dire che abbiamo riformato la giustizia. Non è che se in Parlamento invece di nominati semplici avremo nominati del primo, secondo e terzo tipo vuol dire che abbiamo rafforzato le istituzioni. E poi, il prossimo Presidente, nominato dai nominati che presidenzialismo farà?
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