«Il gabelliere, nell’ordinamento medievale, era un pubblico ufficiale incaricato della riscossione delle gabelle o tasse indirette. In realtà era una figura a metà fra l’ufficiale pubblico e un libero professionista, concessionario in proprio, in quanto una percentuale dei proventi derivanti dalla riscossione delle imposte gli era dovuto.» (Wikipedia)
Si susseguono attentati contro le sedi di Equitalia. Oggi 4 molotov, di cui due inesplose a Livorno, ma sono ormai innumerevoli (più di 250 a gennaio di quest’anno) gli atti vandalici che si sommano ai proiettili inviati via posta, le manifestazioni e le proteste. Ovunque solidarietà alla categoria, ovunque indignazione per degli “impiegati che fanno solo il loro dovere, applicando delle leggi di cui non hanno nessuna responsabilità”.
Le leggi sono indubbiamente sbagliate e colpiscono solo i più deboli, quelli facilmente identificabili e ricattabili: chiunque sia proprietario di una abitazione, una azienda, un’automobile, ecc. Gli evasori, quelli veri, se ne fregano. E spesso abitano i piani più alti delle Istituzioni o delle Aziende di Stato. Le somme richieste, per l’uomo comune, sommate ad interessi di mora, a quelli per una eventuale rateizzazione, alle sanzioni, ecc. quasi raddoppiano l’importo della somma dovuta, pretesa con un codice, senza fornire spiegazione alcuna. Per chiarimenti rivolgersi allo “sportello amico”. Amico?!
Lo Stato sbaglia almeno due volte: la prima ad aver contribuito ad aggravare una crisi economica con politiche depressive, impoverendo tutto il circuito economico nazionale in modo miope ed idiota. Basti pensare all’aumento delle accise sui carburanti, aggravate dall’incremento di un punto dell’Iva che non hanno prodotto crescita del gettito erariale, bensì la sua riduzione, causata da una fortissima contrazione dei consumi di prodotti petroliferi e non solo. Normale dinamica di mercato. Se un bene diventa eccessivamente costoso, i consumatori cercano alternative o vi rinunciano. E se quel bene è vitale per il ciclo economico ne risentirà ogni comparto, a cascata. Ciò nonostante, ben sapendo delle difficoltà in cui hanno cacciato la maggior parte dei contribuenti, hanno inasprito – ed è questo il secondo grave errore – la modalità di riscossione di quanto preteso.
Come si diceva, le sanzioni sono eccessive, quindi ingiuste, ma si vengono a sommare su di un eventuale dovuto già iniquo in origine, visto i livelli di tassazione in essere (70% sul reddito d’impresa, 45,3% sul Pil). Il cittadino è messo in condizione di non potersi difendere – neppure se vittima di palesi errori – in quanto può fare opposizione, ma per accedere al contenzioso – oltre ad affrontare le spese legali – deve versare comunque il 50% di quanto richiesto (attenzione, richiesto non dovuto) attraverso Equitalia. È una formula ricattatoria ed ingiusta.
Se a questa situazione, già di per sé esplosiva, si sommano comportamenti arroganti da parte dei funzionari, ecco spiegati gli attentati contro Equitalia. Retorica vuole che ricorrere alla violenza sia sempre sbagliato. Balle!, così ragionando ci sarebbe ancora il nazismo a governarci. La violenza (quando non è gratuita o nasce per prevaricare) è una reazione umana ai soprusi subiti. Ci è stato insegnato così nelle scuole di questo Paese, in ogni ordine e grado, osannando l’eroica resistenza partigiana. Il numero di attentati nei confronti di Equitalia indica che sono compiuti in modo spontaneo da soggetti diversi, non necessariamente organizzati, privi di strategia politica, dettati da una esasperazione largamente diffusa. Non sono i brigatisti ad aver individuato in Equitalia un bersaglio, a gambizzare i suoi dirigenti, siamo di fronte a qualcosa che assomiglia sempre più ad una rivolta popolare spontanea.
Befera piagnucola che i suoi dipendenti provano “demotivazione e paura” con riflessi anche sui “risultati” e invoca aiuto dal Governo. È esattamente il frutto della semina, un riflesso condizionato a dei comportamenti ingiusti e vessatori. Ed è inutile cercare di giustificarsi affermando che i dipendenti di Equitalia fanno solo il proprio mestiere e non hanno colpa alcuna. Non è così, chi indossa una divisa ne paga le conseguenze. Lo Sceriffo di Nottingham è il primo responsabile, ma nessuno piange i suoi gabellieri quando vengono trafitti dalle frecce di Robin Hood. Sono “cattivi” anch’essi, per antonomasia. Per iperbole, al processo di Norimberga la strategia di difesa più comune era quella di affermare “eseguivo solo gli ordini”. Basta questo per allontanare da se stessi ogni responsabilità? Quando si eseguono degli atti che porteranno al pignoramento di abitazioni, chiuderanno piccole aziende artigiane, ridurranno intere famiglie sul lastrico condannandole definitivamente alla fame e all’indigenza, gettandole in mezzo alla strada, basta affermare “faccio solo il mio lavoro” per non essere considerati correi? La Storia lo nega.
È un iperbole, come già detto, fare certi paragoni. Un conto è salire in montagna per combattere una dittatura, altro è passare alle vie di fatto per non pagare delle imposte, per quanto ingiuste esse siano. Il ricorso alla violenza, in una società civile, dovrebbe essere solo un vergognoso ricordo. Ma l’impressionante numero di casi di cui sopra, quotidianamente registrati dalle cronache, dovrebbero far comprendere a chi governa che la direzione presa è completamente sbagliata. Sbagliata ed estremamente pericolosa.
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