TRIMURTI

Il tempo passa e le cose peggiorano. Quando non si può far nulla per modificarle, si muovono da se stesse. Ma in tal caso sempre all’ingiù. Oggi la nostra situazione politica scorre proprio a questo modo. Sembra quasi che qualcuno attenda che la gente si abitui al peggio. Accade che anche chi, come noi, spera in qualche miglioramento, si rassegni ad attendere. Ma diciamo la verità: in fondo, attendiamo che qualcuno si muova per noi; e questo è cosa che ha del vile. Bisognerebbe muoversi in prima persona.

D’altronde questa lenta, irreparabile discesa ʺa viteʺ, come quella del Maelström di Edgar Allan Poe, da noi è un déja vu: l’isteresi politica (=il ʺmuro di gommaʺ) è inevitabile, riprende non appena può.

C’è anche il solito fatto strano: a qualcuno, o a molti, starsene a bagno maria nel pantano conviene. E poi, scava scava, sotto c’è la trimurti italiana, sempre pronta a risorgere. Quanti ricordi! La DC, il PCI, e lo stuolo innumere dei partitini reggiborse che di solito fanno tutt’uno perché non fanno che bisticciare.

Questi tre ʺavatarʺ, o manifestazioni, della Trimurti, anche questa volta si presentano quasi identici. E’ il segno del destino: ripetersi fin nei dettagli. C’è Casini, la nuova personificazione della DC; c’è Bersani, avatar del PCI, e infine c’è il grigio Fini, che più adatto a fare da terzo non potrebbe essere: nullo ma litigioso, non animato da passione civile alcuna, ha in peggio una ingenuità che è semplice carenza di materia grigia. Dove il polo terzo d’un tempo era animato da ʺbuoniʺ (?) sentimenti piuttosto ingenui, quando non proprio cretini, egli invece è animato dal mix ʺvantaggio personale più vendettaʺ . Un malvagio ingenuo è meno dannoso d’un malvagio senza qualificativi, ma in compenso è imprevedibile. Provate a star dietro alle sue dichiarazioni: Fini dice tutto e il contrario di tutto, sempre in chiave tonta, in modo il meno perspicace possibile. Pontifica uso portinaia. Con una logica ʺandata e ritornoʺ da mezza calzetta, risolino insapore di chi espone cosa risaputa, crede che il mondo sia fatto di facili rime. In concreto, non è stato capace nemmeno di impadronirsi senza disonorarsi pubblicamente dell’appartamentino di Montecarlo, come avrebbe saputo fare qualsiasi altro tizio del baraccone. Ha mentito due volte, e ora se ne sta zitto, a digerire il malloppo contando sulla poca memoria e sulla noia degli onesti. Insomma è l’uomo che ci vuole: infatti a Casini (e a Rutelli) piace assai.

Per esclusione, il Dio padre di questa trinità nera dovrebbe essere Casini, che infatti si sente tale: è animato scompostamente dalla divina fregola creativa, che poi è la ricostruzione della cadrega decmocristiana. Con la sicurezza sinistra di chi punta sul già collaudato! Del rôle ha tutto: il fisico infarinato (ʺbiancofioreʺ) da fornaio, la fronte sgombra da dubbi; eloquio perennemente ʺargomentanteʺ, ma ribaltabile, buono sia di qui che di là. C’è dentro, sempre, un luogo comune, segnalato da un ʺcome dicevo io!” Tipico.

Il Bersani è il più riuscito della triade, ed è infatti il predestinato lingam, l’avatar designato dalla stessa assenza di fosforo, e altre qualità belle e rare.

Tutto questo è triste. Di positivo, in tale riedizione, solo le assenze: gran sollievo se non apparirà (ma non apparirà?) l’avatar Prodi, o il busto di d’Alema, quello che si porta dietro il suo ritratto e ʺci insegna ad essere liberaliʺ, etc. Quanti ʺmezzi bustiʺ in possibile arrivo! Sembra di trovarsi di fronte ad un quadro di Massimo Campigli. Non ci sarà Napolitano? Per l’amor di Dio! Riuscirà questa sconfortante triade a tirarci fuori dal guado? Quale guado? Io no so; ma penso che ci saranno in gioco meccanismi più forti di loro, che entreranno in funzione al momento opportuno. Un altro segno infausto è che loro proprio per questo non si preoccupano affatto. A noi resterà la malinconia terribile di dover riprendere, ormai sforniti di pazienza, il fardello che ci fu affibbiato dal dopoguerra in poi. Ma sentite: la vita è sempre cosi’ indigesta!?

Stupisce che, ancora una volta, persone che secondo tutte le apparenze sono estranee al vile gioco non si aggrappino agli orli del baratro per evitare di caderci dentro, loro e noi, prima che sia troppo tardi. Una ce n’è stata: ed è stato Silvio Berlusconi. È per questo che tanto lo odiano tutti gli scerebrati d’Italia, suicidi (ancora) inconsapevoli, e tanto lo idoleggiamo e rimpiangiamo noi. Ma proprio il fatto che ci sia stato lui – pazienza inesauribile, ottimismo ai limiti della follía, risorse economiche di tutto rispetto – proprio questo ci sconforta ancora di più. Dove non sgusciò lui, chi? Alfano sembra voler trarsi fuori; ma sarà poi vero? Vero è che per lui non sembra esserci posto. L’elettorato, come sempre acuto a rovescio, sta già preparandogli la disfatta?

Questo previsto ʺeterno ritorno dell’egualeʺ, infine, è anche misterioso. Chi c’è dall’altra parte? Basta davvero un formicaio di impiegati statali poltroni e di percettori di lauti stipendi, per far diga contro ogni tentativo di miglioramento? Le signore ʺgiulivo-incazzoseʺ dei salotti correct, i goscisti-baccalà, i pubblicisti ben pagati, basteranno a paralizzare l’Italia? Possibile che i cretini con la erre moscia siano così forti, e così tanti?

E i poteri forti stanno tutti da una sola parte? Ci sono miniere di ricchezza, in forma finanziaria ma non solo, che nessuno può toccare perché è permesso toccare solo i centesimi mensili dei pensionati. Per questo modo di fare i Francesi hanno una definizione elegante: c’est de la merde. Ma insomma, davvero la misère ne finira jamais!? Scapperanno tutti, una volta ucciso e spartito il maiale?

Un lettore del nostro foglio che saltuariamente abbiamo anche avuto il piacere di ospitare, Michele Gaslini, acutamente pensa che le sinistre abbiano vinto su tutta la linea, non solo su quel ʺpunto 3ʺ di un mio precedente scritto, il solo ch’io ritengo vincente. Ma se ci ripensa, noterà che diciamo la stessa cosa. Anzi: mi congratulo con lui: è fra i pochi che sanno riconoscere dal cattivo odore il DNA delle attuali scempiaggini. La provenienza! Mi limitavo a notare, questa la sola differenza, che la vittoria è stata settoriale. Ci sono miriadi di conformisti che del Comunismo d’un tempo non sanno neppure che cosa fosse. Si portano dietro l’iraconda nebbia dei loro cervelli – che, guarda caso, coincide con quanto rimane delle vecchie panzane: strano, ma poi non tanto, perché il Marxismo è tecnicamente definibile appunto un rimpasto delle fesserie di sempre. E’ come se Marx si fosse incaricato di sbarcare nel terzo millennio, previa sottolineatura, il meglio del diciannovesimo secolo, per poi sparire. Questa vittoria/sconfitta è ciò che resta di tutto quel macabro frastuono e dei famosi 220 milioni di morti. Voltata la pagina, i vincitori ora sono i burocrati dello Stato e la Magistratura. Ovvero i conservatori. E’ bello ʺconservare la rivoluzioneʺ! Ecco perché Gaslini ha ragione e torto, ed io torto e ragione. O viceversa. È un ʺ18 brumaioʺ. ʺVecchia merdaʺ, diceva il trombato Marx, che ora, se esiste ancora da qualche parte, questa diagnosi la fa ʺda dentroʺ.

Ma ora il quesito è questo: basta questa forte (ma non maggioritaria) percentuale di profittatori per vincere -, in assenza d’un qualche credo, anche se di cartapesta com’era quello d’un tempo? Basta il vantaggio dei profittatori e dei ladri, bastano le svergognate prebende dei messeri a capo di Enti e di Consigli d’Amministrazione, il denaro rubato da fiumi di burocrati, pochi ma ben scelti cassieri di partito, etc, per fermare le esigenze notoriamente modeste (non scoppiate in lacrime: pane e ʺbolletta della luceʺ) di fiumi di sventurati che non posson più sbarcare il lunario? La legge, si dice, non ammette ignoranza. Anche nel caso di Rutelli?

Se così è, Gaslini riconoscerà che qui a vincere la partita è, ma non è più, il marxismo. È la mascalzonaggine ʺconservatriceʺ di privilegiati d’ogni risma. Non si può interpretare la faccenda in modo diverso -, altrimenti ad ogni vittoria del primo mascalzone che passa si dovrebbe dire: ʺMarx ha vinto ancora una volta!”

Certo: Lucifero vince definitivamente quando dichiara di aver perso. Ma questa è la legge generale dell’umano. Ad es. che la vita sia preparazione della morte lo sapevamo già dal Quohelet, se non prima, e che Satana vince quando fa il morto lo sapevamo già dalle Fleurs du mal. Nel Libro di Giobbe riesce a infinocchiare persino il Signore Iddio

.

Già 40 anni fa, dopo non so quale scacco del PCI, ad un mio collega d’ufficio stalinista convinto, che rompeva le scatole quasi fosse un cranioleso delle Frattocchie, dichiarai raggiante: ʺFinalmente Marx se n’è andato a farsi benedire!” Mi guardò con strabico disprezzo: ʺE chi se ne fotte? Tanto peggio per lui!ʺ. Ma dobbiamo contentarci: vittorie espresse a questo modo sono appunto sconfitte verdi di rabbia, confessioni scappate fuori per stizza. C’è una cattiva coscienza anche dei furbi.

Dico: per vincere, Marx ha dovuto rinunciare alla laurea in filosofia della storia e scendere nella fogna a respirare fango con i suoi residui ʺproletariʺ e con quelli che oggi li sostituiscono. Purtroppo, nella broda ci siamo anche noi. E’ vittoria, questa? Se sí, allora ho vinto anch’io. Così, si vince sempre. Ma se la cosa sta in questi termini, vorrei solo sapere: come si fa a perdere?

Tutto previsto; ma, detto senza retorica: mi dispiace per l’Italia. Orrore: di nuovo la Trimurti. E per me resta fermo che Casini, il Lingam e Fini sono gente da cui tenersi alla larga. Mettici anche Rutelli.

Tenerci alla larga!? Ma torneranno.


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