Più di trent’anni fa, nel retrobottega d’un Consiglio Regionale che non cito “per amor di regione”, orecchiai il seguente brano di conversazione tra l’Assessore alla cultura ed un suo amico:
Assessore: Pecché, zesà, la guldura uóje sctà a sinisctra.
Amico: Eccèrte, chella sctà a sinisctra pure la pasct’e fasciuole.
Traduzione:
-Perché, lo sanno tutti, oggi la cultura sta a sinistra.
-Ma certo, infatti sta a sinistra anche la pasta e fagioli.
Questo brano di conversazione è solo apparentemente criptico. Basta meditarlo mezzo secondo e se ne comprende il riposto, profondissimo senso, che tra l’altro costituisce anche una conferma del fatto che la provincia italiana è una vera miniera di genî nascosti.
Da tale fecondo brano, invero, possono evincersi verità a bizzeffe. Tra le altre, queste: 1) che da noi “la cultura sta a sinistra” da sempre; 2) che non si diventa, né si diventava, assessori alla medesima se del precedente punto numero 1 non si sia persuasi e certi, o almeno non si finga di esserlo; 3) che, per conseguire ed alimentare tale collocazione, ci dovevano e ci devono essere in giro “fiumi” di pasta e fagioli; etc. etc.
Ma un momento: come sarebbe a dire, fiumi di pasta e fagioli solo a sinistra!? Ce ne devono essere anche a destra, di questi copiosi fiumi, e infatti ce ne sono. Per cui occorre ricercare qualche concausa, o meglio: alcune o parecchie concause, che consentano la suddetta ubicazione esclusivamente a sinistra. E infatti di concause ce ne sono. La prima è contenuta nel codice delle leggi di mercato: un bene di consumo non deve essere solo prodotto in abbondanza, deve essere anche efficacemente distribuito. Ma una buona distribuzione presuppone un ambiente favorevole: ovvero, un ambiente di consenso nei gangli nevralgici del plateau degli acquirenti. I quali qui, nel caso in esame, sono: le Università, i Mass Media, la Stampa, l’Editoria e… quasi tutto il resto.
Si ricordi infine che esiste un certo livello di produzione/distribuzione soddisfacente, oltre il quale il processo diventa automatico, autoriproducente. Oggi il politically correct si “fa” da sé. Basta aprire la bocca e ripetere. Questa situazione chiave è ben nota ai proprietarî di supermercati. Un prodotto lungamente comperato, alla fine “si compera da sé”.
Naturalmente tutto questo presuppone anche una “teoria di mercato” di facile penetrazione nelle menti dei consumatori; E questa teoria c’è, bell’e fatta: e’ la dottrina dell’ “Intellettuale Organico”, contenuta nella mai abbastanza lodata teoria dell’ “Organizzazione della cultura” di Antonio Gramsci.
Perché mai tale teoria gramsciana ha ottenuto cosi’ immediato successo da noi, in Italia, e nel mondo? Nel mondo, perché dopo la teoria delle avanguardie illuminate di Lenin, la sinistra non era stata più in grado di produrre altre solfe parimenti efficaci; e da noi, perché questa teoria gramsciana altro non era che la vecchia cattolica De Propaganda Fide munita di contenuto nuovo: al posto del “Catechismo” dei bei tempi andati, il Manifesto dei Comunisti del 1848. La cosa è talmente chiara, che può affermarsi: Gramsci ebbe il colpo di genio di inserire nella vecchia tradizione cattolica il nuovo contenuto di marca marxista. L’intellettuale organico è precisamente la sintesi del “curato di campagna” e dell’agitatore politico.
Per finire: che differenza c’è tra la figura dell’ “intellettuale” comunemente inteso e quella dell’ ”intellettuale organico” di Gramsci? La seguente: l’intellettuale autentico è un tale che cerca spiegazioni ai problemi dell’esistere, problemi teorici, pratici etc., e pertanto volens nolens deve cercare idee nuove. All’intellettuale organico, invece, basta limitarsi a recitare la prescritta antifona di idee vecchie. Infatti egli è solo un propagandista, come appunto sono il Curato di Madre Chiesa, Anatolio Lunaciarski, Enrico Berlinguer, Franco Rodano e la miriade di automi politicamente corretti oggi reperibili ovunque. Un propagandista: professione per esercitare la quale basta essere conformisti. Il suo motto potrebbe essere il seguente distico elaborato dall’arguta tradizione popolare napoletana:
Gira e vota ‘a manuvella,
‘a canzon’è sembe chella!
Aggiungete queste poetici versi a tutto quel che s’è detto sopra, agitate e rimescolate. Ne vien fuori una filosofia imbattibile, che è anche un metodo di vita insostituibile: pasta e fagioli, pasta e fagioli a volontà -, basta ripetere tutti i giorni un po’ di solfa e poi andarsene a digerire in pace, magari a dormire. Buon riposo a tutti!
Vedete quante cose fa capire, e quante può farne fare, la meravigliosa “teoria della pasta e fagioli” cosi’ sapientemente esposta dall’amico dell’Assessore?
Leonardo Cammarano, 26 marzo 2011
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