FLEISCHAUER SALGA SU, …

Le idee del sig. Jan Fleischauer sono interessanti in senso centripeto. Quando ci si esprime, o si dà il carattere della cosa espressa, o si dà il carattere dello scrivente. Voglio dire che, con il suo articoletto, il sig. Fleischauer ci descrive chi è, e specialmente come è, lui stesso. Anche in cio’, dico in questo registro e modo della «confessione inconsapevole », Fleischhauer non si mostra affatto originale: ad esempio molti corrispondenti esteri impiegati in Italia si comportano come lui. Lo stesso soprannome (?) che si è dato (perché deve trattarsi d’un soprannome, perbacco!) mostra che la sua mente non vola alto. E poi, la furberia di attaccare con la lagna razzista «in negativo», dico condannando il razzismo, non inganna nessuno. Egli dice che il razzismo no, non si fa, ma poi lo fa e come (anche se non riesce a farlo: dire, p.es. che, se si fosse pensato prima ai Napoletani, il disastroso progetto di mettere insieme l’Eurolandia non sarebbe passato per la testa a nessuno, è una pacchianata «rabbiosa»; una pacchianata simile a quella che commetterei io, se affermassi che far l’Europa non sarebbe venuto in testa a nessuno, se prima si fosse andati a fare una meditabonda gita a Dachau o ad Auschwitz-Birkenau.

Io, quando penso alla Germania, penso ad Hegel ed al suo felice sodalizio con Schelling ed Hölderlin; penso al conte Yorck von Wartenburg ed all’interessantissimo epistolario sulla intuizione storicista che ebbe con Dilthey; penso al vinculum substantiale di Leibniz; penso alla profondità di quella conoscenza «apofatica» che lo spirito tedesco, e in ultimo Heidegger, traggono da Plotino e da Meister Eckart, penso alla meravigliosa avventura di Peter Schlemihl, che perse quel che tutti dovremmo perdere; penso alle meraviglie del Tristano e al terribile grido che Berg fa uscire dalla gola del suo Nachtigall… In quella Napoli, che il povero Fleischhauer tanto spregia, ho avuto ed ho molti cari amici germanofili (la grande cultura napoletana è germanofila), ho ascoltato e conosciuto Gadamer, Wiesengrund Adorno, Ilting ed altri Tedeschi di valore all’Istituto di Studi filosofici ; ho parlato della Germania, quella «grande», dico quella di Hoffmann, di Goethe, di Mann etc. con Italo Alighiero Chiusano ; ho persino, con Elisabetta (mi raccomando: non «Eva»!) Braun e altri amici discettato sulle stranezze intelligenti di Rudolf Steiner, sul cristianesimo dei grandi mistici tedeschi, su Schleiermacher… Queste meraviglie a Napoli, tra la gente colta che il Fleisch non ha saputo né sa frequentare, sono di casa. Ha mai sentito parlare di Vera, di Filangieri, di Spaventa, etc. etc.? Pizza e spaghetti? Ma il povero Fleischauer ci vuol far credere che guadagna il suo pane tra i portieri e le cammarere del pianterreno? Sù, saliamo ai piani alti.

Tutto questo per dire che questioni elegantissime quali il razzismo, il femminismo, il politically correct, e sciocchezze affini, bisogna lasciarle nelle fogne che frequentano quelli di cui Hegel diceva che «si cibano di vermi e di acqua». C’è un altro tedesco, di frontiera questo, ed è il grande C.G. Jung, che ha ampliato il concetto freudiano di inconscio conquistando e offrendo, con cio’, uno sterminato campo di incredibili scoperte all’umana possibilità di conoscenza. In questo rinnovatissimo concetto di inconscio ci sono molte cose, forse tutte le cose, ed anche cose che il sig. Fleischauer dovrebbe sapere. Ma questi sono fatti suoi.

Tornando all’argomento delle piccole idee che il Fleischauer espettora nella sua articolessa, mi è venuto un sospetto : che Der Spiegel sia un giornaletto per «cammarere» e ingurgitatori di birra e salcicce!? Non lo credo affatto, e penso piuttosto che il foglio di cui parliamo abbia un capo-Redattore disattento.

In ogni caso, per costruire l’Europa (ammesso che ne valga la pena, ma non è sicuro), bisognerebbe puntare ai piani alti delle nostre anime. L’Europa dovrebbe essere una avventura dello spirito. Potremmo naturalmente cominciare anche noi con la tiritera dei Dante, Leonardo da Vinci, Giordano Bruno, Galilei, Vico, Gesualdo da Venosa, Monteverdi, Corelli, Marcello, Masaccio, Tiziano, Michelangelo, Antonello da Messina, Gadda, Svevo (italo-tedesco, questo immenso scrittore!), le grandi scuole musicali napoletana, romana, veneta, etc. etc. Ma lasciamo perdere queste margaritae, e torniamo a noi.

Dico: puntare ai piani alti, e lasciar perdere le Kartoffeln, gli spaghetti, i crauti e i «friarielli», le S.S. e i Repubblichini; i Warme Brüder e «chille ca tènen’a povere ‘ncopp’e rrecchie»; etc.etc.

Un mio amico polacco (di cui non faccio il nome), facoltosissimo esportatore e importatore di pellicole cinematografiche di tutta Europa, mi racconta che in tutti i film comici europei che si commerciano in Germania bisogna aggiungere, oltre naturalmene il doppiaggio o i sottotitoli, qualche scena contenente un pitale. Un pitale, sí. Sembra che i Tedeschi lo trovino irresistibile, senza la vista di un pitale non riescono quasi a ridere. Personalmente, ricordo che nella Oktoberfest grossi pitali in cartapesta dorata penzolano e giravoltano dappertutto; ma alla storia del mio amico polacco non ci credo, penso che si tratti di una malignità e di una esagerazione.

Comunque sia di cio’, è bene ricordare che l’Europa, se si facesse o si farà, non si farebbe o farà con l’ausilio dei film comici e relativi pitali. E allora basta con le chiacchiere idiote. Forse il capitano Schettino si rivelerà un fifone di tre cotte, non lo nego. Ma quanto eroici erano quei trecento o quattromila guardiani tedeschi che riuscivano coraggiosamente a tenere a bada, nei campi di concentramento, le folle di pericolosissimi bambini, di aggressivi vecchietti su sedia a rotelle, di violente donne morte di freddo, di dannosi uomini ischeletriti! Come Fleischauer ben vede, di eroi ce n’è a bizzeffe ovunque, e allora ognuno guardi a casa propria e faccia in modo di ridurre questi… eccessi di eroismo. E lui, il Fleischauer, cerchi di fare un «giornalismo» un poco più elegante, più raffinato. Si troverà bene, non credo che perderà il posto (a meno che lo Spiegel…, ma non voglio crederci), e vedrà che di questo consiglio prima o poi mi sarà grato. Viva l’Italia! Viva la Germania! Mit Gottes Hilfe!


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