«Gli presentano il progetto per lo snellimento della burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l’assenza del modulo H. Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all’ufficio competente, che sta creando.» Ennio Flaiano
«Come delle pere, delle nespole, anche il maturare d’una pratica s’insignisce di quella capacità di perfettibile macerazione che la capitale dell’ex-regno conferisce alla carta, si commisura ad un tempo non revolutorio, ma interno alla carta e ai relativi bolli, d’incubazione e d’ammollimento…» Carlo Emilio Gadda
1 – Vista la gastrite dello zio Ettore, ispezionando l’armadietto dei medicinali pulito, come da delibera del giorno … dall’operatrice ecologica part time di colore assunta a tempo determinato con Mastro Lindo (qualifica relativa al prodotto detergente, non confartigianato e lindo da intendersi non come maschile di Linda, ma come aggettivo), fatti salvi i diritti di quest’ultima che in suddetta prospezione reperiva generico acetilsalicilico medicato, provvedendo alla rimozione del suddetto perché scaduto ai sensi di legge e procedeva al reintegro come da direttiva del giorno…, senza contravvenir alle norme del codice 23,29, e 22, con altro farmaco generico medicato;
2 – Considerato che la nonna Matilde in seduta congiunta con il nipote Pierluigi ed il nipote Pierferdinando recepiva la direttiva della nuora recante al primo comma la dicitura: ”bisognerebbe pur mangiare perdincibacco”, contestata dal cugino Piero e pertanto modificata nella parola “perdincibacco” con la parola “dindirindina” e con la giunta della parola “bene” tra l’avverbio “pure ed il verbo”mangiare” e viste le riserve contenute nel comparto B2 del frigorifero contenente numero due melanzane non a norma cee, una carota a norma e due dadi non abilitati al gioco ma alla fabbricazione di liquido bollente denominato “brodo di dado”, di marca Maggi (da non confondere con i Re Magi, provvisti di una sola gi e latori di oro incenso e mirra, dichiarati non commestibili dal Parlamento europeo) tenendo conto dell’orario di lavoro del conduttore cui necessitano, secondo Von Rumpy ed il sindacato mariti occupati, 1800 calorie ripartite secondo la tabella approvata il giorno… in presenza del postino;
3 – Preso atto degli atti della moglie che, sentita la vicina ed aperta la porta all’idraulico, spolverato il tinello, passata la cera, passata la festa, gabbato lo santo e tantovalagattallardochecilascialozampino;
Si delibera:
Che per la fabbricazione del pranzo saranno modificate le norme 1-44 gatti in fila per sei col resto di due, 48 morto che parla e 15 uomini sulla cassa del morto (senza bottiglia di rhum).
Si rimanda agli enti competenti il decreto per le successive modificazioni.
Non siamo ammattiti. Abbiamo solo cercato di applicare ad un banale evento di vita di famiglia, come un pasto, il linguaggio delle delibere politiche di ogni ordine e rango. Il linguaggio è sempre lo specchio del carattere e delle intenzioni: dice tutto di noi e per ogni occasione o attività ce n’è uno.
Se le chiacchiere se le portasse davvero il vento l’archivio dei decreti legge, disegni di legge, delibere, sentenze sarebbe spazzato via da un tornado. Mi sono sempre chiesta per quale jattura ed in quale momento della storia sia nata questa sciagurata lingua parallela che si adopera in tutte le pubbliche amministrazioni del nostro sfondato stivale. Italiano non è certamente: perbacco!, noi abbiamo Dante!, sembrerebbe che invece di sciacquare i panni in Arno li abbiamo infilati in lavatrice a 90° con la candeggina ed ora abbiamo mutande rosa, lenzuola cacchetta, calzini punk. Il burocratese è più ermetico ed indecifrabile dell’egiziano e dell’etrusco. Ha il fascino perverso degli incisi al participio, tanti, una specie di incomprensibile giaculatoria cui manca solo: ora pro nobis, e del congiuntivo sparito, un po’ per mancanza di informazioni sul medesimo, un po’ perché il dubbio non s’addice a questi atti, come il lutto non s’addice ad Elettra.
Come per tutte le “lingue straniere” esistono i traduttori, certo. Solo che i traduttori sono gli inventori della lingua medesima ed i loro comparucci, ed è anche così che la burocrazia protegge ed alimenta il suo potere: il cittadino comune, anche il più volitivo che voglia far valere un suo diritto si scontra con il muro dell’incomprensibile “lingua ermetica” ed esausto, spesso rinuncia. Il sospetto che oltre alla scarsa conoscenza della lingua italiana, ci sia anche dolo, è legittimo. Perché in fondo il burocratese è diretta emanazione del politichese: traduce in norme ciò che il politichese dice a voce.
Questi idiomi, caduti un po’ in disgrazia nell’epoca berlusconiana (che peraltro non si distinse in eleganza della lingua) sono oggi ritornati molto di moda e un buon numero di funzionari dello stato dalla Val d’Aosta alla Sicilia si fregano le mani radiosi. Le 117 pagine del Ddl sono un esempio, anzi, un manifesto: non si capisce una bella mazza. E la prova è che Marcegaglia, miracolosamente silenziosa da un po’ di tempo a questa parte, ha applaudito rumorosamente entusiasta,”clap, clap e riclap”.
La lingua nazionale dev’essere patrimonio di tutti. Per tanto, per ovviare all’ignoranza di noi cittadini comuni, si faccia una distribuzione a tappeto del Ddl in questione. Cominciando – chessoio – dal popolo dei forconi o dai tassisti, introduciamolo nelle scuole come testo guida della letteratura italiana: un simile tesoro non può essere appannaggio di pochi. L’accademia della Crusca si attivi. E vediamo di nascosto l’effetto che fa.
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