Non sono fuochi d’artificio. Ma fa lo stesso, lo spettacolo pirotecnico è ugualmente affascinante e colorato. Bellissima la foto del Corsera web con il piroscafo e la nuvola di fumo dello sparo. Fa pensare ad un olio della scuola di Posillipo, tramonti ottocenteschi umidi di malinconia. Anche Tripoli dal piccolo schermo ci incanta con un’immagine coloniale incollata maldestramente ad un fotogramma di guerre stellari.
A noi, che abbiamo il macabro privilegio di vivere le guerre comodamente stravaccati nella poltrona di casa azzannando un panino, possono raccontare ciò che vogliono. Non abbiamo la percezione della sofferenza né gli strumenti per capire. Anche da attori, siamo spettatori preoccupati giusto un po’ di una remota ipotesi che possa giungere un missile a stravolgere l’assetto del nostro salotto, o che i barconi dei poveracci ci guastino la tintarella prossima ventura.
E come ogni copione di film l’antefatto è confuso. Si preludia in fretta per arrivare al meglio: l’azione. Ed infatti: neanche è finita la conferenza stampa dei potenti, che già gli aerei supertecnologici volteggiavano bombardando. L’abbronzato, fino a cinque minuti prima acciuga in barile, colpo di scena e sbudubububum! 101 missili. E si precipita a sottolineare che comunque non dispiegherà uomini perché non è previsto intervento di terra. Un po’ come dire a qualcuno: non ti spacco la faccia vis à vis, ti tiro direttamente un masso in testa così non sudo.
E’ dunque lecito domandarsi se i cosiddetti interventi umanitari si decidano prendendo per oro colato i filmini su youtube (dove si possono trovare i marziani, i veggenti, i tavolini a tre gambe, le vacche a 5 teste e la fine del mondo in diretta perfettamente verisimile), oppure grazie ai comunicati di Aljazeera – luminoso esempio di informazione imparziale – o ancora in virtù della sindrome premestruale della signora Sarkozy.
Perché vedete, Gheddafi è certamente un tipaccio, ma non lo è più di tanti tipacci, iscritti all’Onu che fanno carneficine ogni giorno in terre che invocano soccorso, regalmente ignorate. E a differenza di altri sta chiedendo da giorni gli interventi degli osservatori che in questo caso sembra non abbiano affatto voglia di osservare. Congiuntivite? Oppure, perché? Vorrei che qualche illustre politologo ce lo spiegasse, magari con un bel plastico della Libia, a Porta a Porta.
Perché qualche volta, tirando su il naso dal gioco televisivo e guardando la luna argentea che come stasera, è propizia ai lupi mannari, qualcuno si accorge che i missili, di qualunque nazionalità siano, feriscono ed uccidono comunque. Che l’ipocrisia contemporanea appiccica un’etichetta contraffatta di “missione umanitaria” ad ogni possibile ed inconfessabile brama di potere di chiunque. E che il popolo libico di cui, naso all’aria, parla compenetrato Monsieur Sarkozy, non è solo quella parte che a Gheddafi si è ribellata, ma tutti, anche quelli che sono in piazza a manifestare per il capo e pronti a dar la vita per lui. Come la mettiamo? Siamo “umanitari” con gli uni, e con quegli altri disumani? Perché questo è affare tra tribù libiche, non di un intero popolo che si rivolta verso un dittatore. Che mondo è questo se gli stati sovrani non esistono più, visto che i libici non possono sbrigarsi da soli un affare interno e noi siamo costretti ad arrampicarci sugli specchi per giustificare un’adesione coatta ad una presunta coalizione che è ONU e non-ONU, America non-America, missili-non uomini, lega araba non-lega araba? Che diavolo è? Ce lo dite per favore?
Oppure ve lo diciamo noi: si chiama guerra ad uno Stato per ragioni di supremazia economico-geografico-politica. A profitto di qualcuno e nella peggiore delle ipotesi a profitto di tutti i camaleonti ed infedeli che sognano di vendicarsi di Carlo Martello. Vi sfido a provarmi il contrario.
Angela Piscitelli, 20 marzo 2011
Zona di frontiera su Facebook
Sito WEB zonadifrontiera.org
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.