Deutschland, Deutschland über alles,
über alles in der Welt,
wenn es stets zum Schutz und Trutze
brüderlich zusammenhält.
Von der Maas bis an die Memel,
von der Etsch bis an den Belt:
Deutschland, Deutschland über alles,
über alles in der Welt.
“I mezzi capaci di riportare la più facile vittoria sulla ragione sono il terrore e la forza.” A.Hitler
“Così tutti si misero a sussurrare quello che aveva detto il bambino.
“Non ha nulla indosso! C’è un bambino che dice che non ha nulla indosso!”
“Non ha proprio nulla indosso!”, si misero tutti a urlare alla fine. E l’imperatore rabbrividì, perché sapeva che avevano ragione; ma intanto pensava: “Ormai devo condurre questa parata fino alla fine!”, e così si drizzò ancora più fiero, mentre i ciambellani lo seguivano reggendo una coda che non c’era per niente”
Hans Christian Andersen
Non so chi sia il sarto della Merkel, ha sempre una giacca che ha tutta l’aria vintage, ma di taglia impropria, scappa davanti e sulle spalle. Di sicuro ha un’ottima estetista perché dei famigerati baffetti, molto sotto il naso, non v’è ombra. A Sarko non c’è bisogno di apporre le orecchie d’asino, gli stanno crescendo da sole, a forza di ascoltare la moglie che canta con quel filino di voce tanto chic e tanto caviar. Invece il Professor Monti è sempre impeccabilmente elegante, il sereno sorriso non si scompone mai, anche quando la bambinaia tedesca gli dice: “stai zitten e fai i compitinen” e quando deve rispondere in perfetto burocratese criptico all’inviato del Sole 24 ore (sulla sòla perpetua che ci stanno fabbricando) gli riesce bene. Lui lo sa perfettamente che non deve dire nulla perchè nulla c’è da dire, e lo dice benissimo.
Voi lo avete capito tutti, ma noi scriviamo per l’élite, per i carlucci, i bocchino, le marcegaglie i brutti addormentati a cui bisogna compitare le cose lavagna alla mano: la riunione dei tre è stata tanto decorativa quanto inutile. Cosi’ come per noi è stato decorativo, ma inutile, il cambio di governo. Anche i miei cinque cagnolini lo sanno: il problema non era il Cav, il problema è la Merkel. Lei l’Europa non sa neanche cosa sia (noi lo sapremmo) lei vuole solo costruire un contenitore ad uso e consumo della Germania. Eurobond? Giammai. Qui non si cambia niente. Raus!, raus!, andate a casa ed eseguite gli ordini. Del fatto che la sua asta sia andata pressoché deserta, non se ne cura. La sopraffina goduria di dominare su tutti gli altri la guida dritta verso il muro, dove pero’ sbatteranno prima tutti gli altri. Noi siamo caduti nel tranello tutti interi. Già perché per contrastare una simile valchiria sovrappeso ci voleva un governo forte. E invece cosa abbiamo fatto noi? Con i nostri pasticci costituzionali abbiamo offerto alla mai satolla un governo debole, guidato da un brav’uomo, molto competente, ma troppo elegante per togliersi la giacca e salire sul ring a difendere i nostri interessi. I ministri, brava gente anche loro, prendendo familiarità con le nuove sedi non fanno che dire: “ma qui tutto è in regola, non ci sono errori”. Già, infatti non ci sono. Solo che in questi tre anni sono state baruffe chiozzotte, tutti a dire che nulla andava, tutti a mettere il petofono sotto la sedia del Cav, a sputtanarlo sulla scena internazionale, a storcere il naso alle sue battute. Il tutto con il Presidente della Repubblica, esempio specchiato di ultraconformismo anti-italiano e poco alto-borghese, a tagliare nastri dicendo banalità in attesa di cominciare seriamente a far politica – la sua – a spese di Monti. Cosi’ ieri ci siamo svegliati ascoltando “o Rrè” che ci spiegava che bisogna stabilire ipso facto lo jus soli. Ma come? E il parlamento? Sono arrivati già i carri armati sovietici a prenderlo? Dove lo portano, a Montecarlo? Ed è chiaro che il Professore, poveretto affida ai lapsus, che ignorano il bon ton e la disciplina, il suo autentico pensiero impensierito: “cercheremo di andare sempre più a fondo…”
Il Governo forte ce l’avrebbe avuto la Francia, se Sarko non si fosse rivelato quello che a Napoli, con parola intraducibile, si definisce: “chiachiello” (Blakikos, indolente, codardo). Lui si, che si fa abbindolare dalle donne: prima la piroetta a sinistra indotta dalla sposta gauchiste e poi l’asse di ferro con la culona. In entrambi i casi il chiachiello in questione credeva di averle in pugno, ed invece ora si trova a naso in giù e mutande calate in vista delle presidenziali con i francesi inferociti.
Noi forse falliremo, ma l’Europa è già fallita, priva di anima e di rappresentanza politica democraticamente eletta è stata facile terreno di conquista di tedeschi agguerriti desiderosi di rivincita. Qui, in Euroland, non si spara più è vero. Ma la guerra è cominciata. Loro vogliono affamare tutti e fare delle nostre contrade province ammutolite di una grande Germania. E noi abbiamo abdicato su tutto: sulla nostra cultura, la nostra memoria ed anche sulla nostra debole, debolissima ma esistente democrazia. Ditemi chi è più europeo, per Giove! Chi si batte per un’Europa che sia espressione di una continuità d’arte, di umanità, di radici che s’incontrano nella diversità e producono un avvenire per le coscienze o chi è affetto da sola volontà di sopraffazione ed usa il danaro come fosse una mitraglietta? Finché saremo liberi, ed avremo voce, diremo la nostra: questa “europa” (la minuscola non è un refuso) va abbattuta, per costruirne un’altra con altre premesse ed altri soggetti. Mettiamoci di traverso, facciamola cadere. Non prendiamo ordini dalla Germania! No, no, e poi no. L’abbiamo già fatto una volta e stiamo ancora pagando. Basta, basta, basta.
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