Ma Cos’è Questa Crisi? Si lamenta l’impresario che il teatro più non va
ma non sa rendere vario lo spettacolo che dà
“ah, la crisi! “Ma cos’è questa crisi?
Ma cos’è questa crisi? Metta in scena un buon autore
faccia agire un grande attore e vedrà…
che la crisi passerà! Un riccone avaro e vecchio dice: ahimé così non và
vedo nero nello specchio chissà come finirà
“ah, la crisi… mmh “Ma cos’è questa crisi?
Ma cos’è questa crisi? Cavi fuori il portafogli
metta in giro i grossi fogli e vedrà…
che la crisi finirà!
Il documento succitato è un testo che data 1933, di un noto economista di allora che si chiamava Rodolfo de Angelis. I cervelloni che obiettano che trattasi di una canzoncella sono invitati ad analizzarla punto per punto per verificarne l’efficacia ed il buon senso.
Neanche fosse scoppiata la terza guerra mondiale, o fossero arrivati alieni cattivissimi, o si vedessse sulla nuvola l’occhio triangolare del Dio giudicante (che non è Ingroja, lo dico per i laici e per Sant’Oro).
Tutti nel panico mentre la borsa precipita. Ed anche un pivellino al primo anno di economia sa bene che più c’è panico, più quella precipita. La parola d’ordine in questi casi è rassicurare. Solo che l’Italia è il paese dei tuttologi e dei menagramo, razze italiane assai prolifiche con grande solidarietà reciproca.
Noi che siamo bricconcelli, non possiamo non guardare con simpatia i vicini greci, che a tuttte queste vessazioni di ogni sorta rispondono sbattendo in faccia all’Europa ed ai suoi mercatini d’antiquariato una bella consultazione popolare. La tradizione non è acqua, democratici si nasce e loro, modestamente, lo nacquero. Anzi tanto lo nacquero, che la inventarono.
Noi invece di democrazia siamo completamente a digiuno. Ne parliamo sempre a sproposito ed il risultato è che tutto il sistema è un pollaio chicchiricante e coccodente che di fronte all’invasione della volpe europea l’unica cosa che sappiamo fare è andare ognuno per conto suo cercando di fottere chi cerca di comandare per comandare. Comandare per modo di dire, visto che la sovranità degli Stati se n’è andata bellamente a ramengo. Si tratta dunque di gestire un specie di futura colonia del potere finanziario calandosi le braghe di fronte a tutto.
Qualcuno mi spieghi perchè tutta questa banda bassotti di presidenza della repubblica, opposizione, sindacati, toghe, corporazioni, scassindustria, irresponsabili, giornalisti barbuti o con la erre moscia dopo essersi messi di traverso per una ventina d’anni per impedire che il Cav facesse quelle cose che stanno scritte nella lettera della Bce, adesso gli rompono gli zebedei che o fa subito quelle cose o va a casa, che tanto le faranno loro. Fare subito? Certo, si potrebbe fare, se tutti zitti applaudissero e dessero una mano nell’interesse dell’Italia. I tempi della politica non li ha inventati il Cav, la concertazione nemmeno, Tabacci neppure, i sindacati men che mai. Lui tutte queste cose le vede come il fumo agli occhi. Se avesse dovuto gestire Mediaset con queste regole, probabilmente sarebbe finito molto tempo fa a cantar per strada con la scimmietta ed il piattino.
Quand’anche riuscisse (che sareebbe come camminare sull’acqua), i famosi opinionisti economici una parolina e zac! Tutti giù per terra un’altra volta. Qui in Francia, che c’è un problemone lo si dice a mezza voce, di nascosto. Sarko ostenta un naso da far invidia a Dante Alighieri e la giuliva famigliola in passeggiata. Eppure la sua borsa ieri ha perso quasi il sei per cento. Panico, giammai. La France è la France. La Cermanien pure è Cermanien, solo noi non siamo un fico secco. Ohei! Ci vogliono far fallire?Poropopopopoppò. A chi sarebbe utile questo fallimento, vista la posizione geografica, strategica, la forza intellettuale, la fantasia, il sole, il mare, la pizza i mandolini, le belle gnocche, la buona cucina e poi la nostra immensa, straordinaria cultura scritta e costruita?
Non li volete i nostri titoli di stato? Embè, ce li compriamo noi. Diamo l’oro alla Patria. Pero’ facciamo a testa nostra. Questa scassorala di Europa, questo catorcio di burocrati, l’abbiamo fondata anche noi. E non è che poi si deve conservare tutto: l’Europa è come le vele di Secondigliano: brutta, sciatta ed inservibile. Bisogna buttarla giù e ricostruirla. Lavorando e mandando in Siberia le nomenclature. Se ci fossero ancora Italiani veri in giro, si farebbe in cinque minuti. Forse ci ha fregato il tasso di natalità. Che è sto spread? Si cominci a parlare la nostra lingua, per favore. Non vi capiamo e non ci interessa capirvi. Noi lo sappiamo bene: è l’opinione che fa l’economia. Solo quella. Il resto è carta straccia, come si è visto. L’opinione fa l’uomo ladro e la terra brulla. La storia si ripete. Quelli che hanno fatto l’Europa ad immagine e somiglianza dei loro cervelli asfittici, ora vogliono farci diventare sudditi del nulla sottoponendoci ad ogni forma di vessazione. Coraggio! S’infrangano le regole. Il Cav e pochi volenterosi intorno a lui (due? tre?) facciano scudo col loro corpo alla corazzata Potemkin. Senza paura. Esiste un eroismo civile, perchè questa è la nuova guerra. Noi ci arruoliamo volontari. Perderemo? Almeno avremo salvato l’onore. Che vale più di tutti gli accidenti di spread.
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