C., un affascinante attempato intellettuale digiuno di burocratologia, s’accorse nel corso d’un convito tra medici condotti e prelati che, per cambiamento di legge, la sua patente era scaduta. Aveva superato la boa degli ottanta senza sapere che nel belpaese non sono i punti che valgono, come altrove, a conservarti la preziosa licenza, ma i genetliaci.
Vero è che anni prima il nostro eroe si era trovato in simil situazione, quando ancora l’Europa non c’era, ed ad un impettito gendarme austriaco aveva esibito, sfoggiando il suo tedesco, una dettagliata analisi delle urine in italiano spacciata per denuncia di smarrimento. “Ya, ya…” aveva annuito sorridendo il controllore, compiacendosi di una simil italica precisione. E ci aveva lasciati andare con tanto di saluto militare.
Ma ora, con l’Europa, mica poteva immaginarsi che esistesse una regola per tutte le patenti europee! E invece.
C. Cadde nello sconforto più totale. Con l’aria che tira nella nostra Patria, il fatto di guidare con la patente scaduta da quasi due anni gli prefigurava multe salatissime, pene corporali, lettera scarlatta, gogna e vergine di Norimberga. Proprio lui, che non aveva mai perso un punto. Gli intellettuali di provincia sono una razza protetta, non tanto per la loro interessante minerva, quanto per il pennacchio che conferiscono alle comunità di appartenenza. E dunque vanno salvati, loro che non sanno cosa sia una Asl, che guardano un modulo con terrore, che confondono la carta di credito con il tesserino della mutua e che rispondono con cavalleria alle voci meccaniche dei caselli autostradali ed alla signorina del navigatore satellitare.
E’ in questi casi che si manifesta la grandezza dell’Italica specie. Soffocati dalla burocrazia, obbligati a girare con il codice civile in una mano, la gazzetta ufficiale nell’altra, perseguitati da iniquitalia che attribuisce loro paludi ed altri beni immobili esotici, snaturati dall’anagrafe che li da per morti se sono vivi e viceversa, femmine se sono uomini, infanti se sono vegliardi, tassati, colpevolizzati, insultati, analizzati dai politologi e definiti carognacce delinquenziali, gli Italiani accorrono sussiegosi a dare una mano ai loro simili in difficoltà. Chi ti riempie il bollettino, chi telefona al vicino, chi accompagna il tapino, chi riempie il formulario e chi parla col primario, etc. etc… la rima potrebbe continuare.
C. Ci mise anche del suo. Sorriso splendente, giacca blu e cravatta regimental (farfalla no, troppo eccessiva), considerazioni filosofiche e dopo tante tribolazioni, finalmente il sospirato rinnovo giunse. Per un anno. 34 Euro. Grazie, prego, scusi, tornerà.
Siamo davvero sicuri che noi Italiani siamo come ci dipingono in Italia ed all’estero, gli organi di diffamazione? La maggioranza degli Italiani corrisponde davvero agli identikit tracciati da Eco, da Saviano, da Erry de Luca? Trovate normale che ancora troneggino nelle vetrine delle biblioteche di Francia i libracci del più grande scrittore “malvivente” in circolazione?
Certo, forse gli Italiani si arrangiano. Certo, non rispettano tutte le regole. Ma valle a rispettare le regole. Si moltiplicano come cavallette, sono contraddittorie tra di loro, ma sempre vessatorie per il cittadino. Sempre contrarie alla volontà ed al gusto popolare. Che potrebbero fare? Assaltare la Bastiglia ed issare le teste altrui sulle picche? Gente che sopravvive alla perenne dissenteria legiferativa, alle norme regionali, alle prescrizioni europee, ai regolamenti comunali, alla Camusso, a Lepore, ai piagnoni di stato, ai savonarola quotidiani, a Scalfari, ed ora pure a questa insopportabile jettatura terroristica del default. Più è straniera la parola, più fa tendenza. Si potrebbe dire, per esempio, che Fini è un trombone defaultato? Renderebbe meglio l’idea? Questi cittadini, si diceva, meritano una medaglia al valor civile. In fondo che colpa ne hanno loro se votarono la Monarchia ed usci’ la repubblica (mai trovato un cristo che l’abbia votata, sta repubblica), se i repubblichini patrigni costituenti affibbiarono loro una Costituzione immobilista e cerchiobottista che qualcuno bacia, ma nessuno applica, che quando proprio si pareva che qualcosa potesse cambiare arrivo’ mani pulite, e poi questa Europa de-europizzata demente, faraonica dannosa e senza un’idea?
La disobbedienza civile è un obbligo. Per salvarsi la pelle dalle migliaia di vessazioni incivili che sono costretti a subire. Puo’ darsi che l’Europa sparisca, che l’Italia si spacchi, che Lepore mandi i carabinieri dal Cav. e lo faccia sequestrare chiedendo il riscatto, ma gli Italiani ci saranno sempre. A districarsi negli uffici, a sgattaiolare nelle stanze del potere per sistemare l’insistemabile, a lavorare di notte meglio e più dei cinesi, a fregare il trombone di turno promettendogli il voto, a fare il pil che c’è eccome, ma gli economisti sono troppo imbecilli per accorgersene. A tali benemeriti sarebbe più prudente non triturar le giberne più del tollerabile. Finora non l’hanno fatto, ma potrebbero arrabbiarsi sul serio. E allora sarebbero solo forconi. Capito, signor Fo-figlio (e pure Fo-padre, etc.)? Salme sarete voi. Che ci state sul pil, a rating senza moody’s un dito. Lavo-rating! Lavo-rating!
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