Cos’hanno in comune la telefonata di Angela Merkel a Silvio Berlusconi, quanto detto da Giulio Tremonti ai pm Francesco Curcio e Henry John Woodcock, la conferenza stampa a Montecitorio di Saverio Romano in risposta alle dichiarazioni di Gianfranco Fini? Sono tutte notizie romanzate, addomesticate ad una narrazione di convenienza.
È stato infatti Silvio Berlusconi a telefonare per primo alla Merkel, non il contrario. Però omettendo questo particolare si può dare una interpretazione diversa (e distorta) dei fatti. Non più una telefonata informale per mettere al corrente la collega tedesca della situazione, ma una bacchettata del Cancelliere Federale di Germania nei confronti del nostro Presidente del Consiglio, reo di non spendersi abbastanza per l’approvazione della manovra finanziaria. Nella maggior parte dei casi i titoli hanno usato addirittura l’imperativo: «Merkel telefona a Berlusconi: “Approvate la manovra”». L’ “altrimenti vi invaderemo”, è stato lasciato alla fantasia del lettore.
Forse qualcuno si sarà chiesto come mai il verbale dell’interrogatorio dei pm napoletani a Giulio Tremonti sia finito sulle pagine dei quotidiani, quasi fosse un Berlusconi qualsiasi. Stimato Ministro dell’Economia a destra come a sinistra, in Italia e nel mondo, alta figura istituzionale con importantissime responsabilità e per di più in un difficilissimo momento di pressione economica, possibile i pm siano stati tanto malaccorti da non considerare la delicatezza della situazione? Forse lo hanno fatto, o perlomeno ci hanno provato, infatti hanno segregato gli atti. Segregati, non secretati, cosicché i loro contenuti – more solito – hanno potuto riempire tutti i quotidiani, testimoniando così l’autenticità dell’esistenza del “metodo Boffo” se perfino Tremonti lo ha nominato. Non è dato di sapere se il refuso sia stato volontario o meno, ma non importa. Il romanzo, questa volta un feuilleton scritto a quattro mani da giornalisti e procure, è potuto andare alle stampe.
Di ieri la notizia che la Procura di Palermo ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa per il ministro dell’Agricoltura Saverio Romano. Successivamente Gianfranco Fini, presidente della Camera, ha esternato che la presenza in Parlamento di Papa, Milanese e lo stesso Romano fosse inopportuna. La reazione del Ministro non si è fatta attendere, affermando che le dichiarazioni di Fini siano «una ritorsione politica, per aver salvato con il suo voto, il 14 dicembre, insieme ad altri colleghi deputati, la maggioranza e il governo». Chiaro e lineare, parrebbe difficile romanzarci sopra. Ma non per Corradino Mineo, direttore di RaiNews24, il quale riconduce le dichiarazioni di Romano non contro Fini (il quale sparirà ben presto pure dalla notizia), ma contro la magistratura, contribuendo così a consolidare il cliché del pidiellino doc che si lamenta sempre della giustizia.
Nel frattempo La Repubblica ospita un pistolotto del copista nazionale, Saviano, il quale si scaglia contro (ma va’ ?) la macchina del fango e ci spiega che non si possono fare parallelismi con il caso di News of the World e le intercettazioni comparse sulla stampa italiana perché queste ultime «sono il frutto regolarissimo del lavoro della magistratura». Tremendo quanto accaduto in Inghilterra, certo, ma poter essere sputtanati mediaticamente per legge è non solo grottesco, ma persino più grave perché non permette difesa alcuna. Ovviamente degli esempi di cui sopra Saviano non si preoccupa, ma si scaglia contro la struttura Delta e la sistemica delegittimazione che capiterebbe a chiunque oserebbe opporsi a Berlusconi. Parla anche lui di “metodo Boffo” – ormai divenuto sinonimo di cattivo giornalismo e macchina del fango – non curandosi minimamente del “regolarissimo lavoro della magistratura”, qui rappresentato non da intercettazioni, ma addirittura da un decreto di condanna comminato al Boffo stesso.
Inarrivabile rimane però Elena Rosselli che su Il Fatto Quotidiano riesce a narrare di «segreti (erotici e iniziatici) di villa La Certosa». Dove, partendo da una selezione di scatti spediti da un anonimo ad Antonello Zappadu, ci sarebbe un tempio, «una sorta di bunker ricco di elementi architettonici che fanno tornare alla memoria la grande passione di Berlusconi per la massoneria.» Antico vizio, «basti pensare i vertici del Biscione per anni sono stati soliti ritrovarsi assieme a Berlusconi per delle letture in comune de “L’Elogio della Follia” di Erasmo da Rotterdam». E qui se volesse scrivere una simile farloccata su Wikipedia un bel “senza fonte” non glielo leverebbe nessuno. Ma la Rosselli continua, inducendo sospetti su di una «piscina mosaicata con sirenetta disegnata sul fondo». Perché in una piscina che vuoi metterci, una stella alpina?
Ma a questo punto siamo oltre, sperduti nei territori della fantascienza, lontani dalla realtà romanzata con la quale avevamo iniziato. Quella con cui ci riempiono la testa ogni giorno, che chiamano informazione senza bavaglio, stampa libera. Talmente libera da sentirsi legittimata a mistificare i fatti per venderci il romanzo quotidiano della peggior specie: quello didattico-pedagogico.
(Nel fototitolo Massimo Giannini, Corradino Mineo e Roberto Saviano)
Paolo Visnoviz, 14 luglio 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)
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