ABOLIAMO IL TELEFONO

Piange il telefono
perché lei non verrà
anche se grido ti amo
lo so che non mi ascolterà
piange il telefono
perché non hai pietà
però nessuno mi risponderà
ricordati però
piango al telefono
l’ultima volta ormai
ed il perché domani tu lo saprai

Non vorremo mica finire tutti straziati e suicidi come il poveretto della canzone di Modugno! Schiavi di un infame aggeggio che paghiamo caro e amaro perché racconti i cavoli nostri, le nostre opinioni, i nostri sfoghi ad un Woodcock qualsiasi? Da che mondo tecnologico è mondo, gli elettrodomestici hanno allargato a dismisura il loro raggio d’azione e la loro malefica influenza sulla nostra vita. Lo aveva capito bene il grande Eduardo de Filippo che all’interlocutore che si presentò dicendo: “qui è la televisione” rispose laconicamente: “le passo il frigorifero”. Cellulare e telefono di casa sono due invasori a pagamento che ci portiamo dietro, persuasi che siano indispensabili e che alla prima occasione si rivoltano contro di noi. Fateci caso. Siete in viaggio e passate una frontiera? istantaneamente ed in barba a tutte le “privacy” il perfido vi dice: “Benvenuti in Lapponia, volete un  hotel? Avete freddo? Avete sete? Volete un orso bianco? Una donnina allegra? Bionda? Mora? Lele? Un ragazzone? Torace villoso?”. E voi, superimbufaliti, avete letto il messaggio pensando che fosse di vostra figlia che si preoccupa del viaggio, o dell’idraulico che ha aggiustato il rubinetto gocciolante non potete rispondere:”non mi serva una mazza, mi serve che mi lasciate in pace” perché il serafico gestore è: “no reply”. Pure a casa, durante la pennichella, stessa zuppa: gli incolpevoli (se non vanno sui tetti o da Sant’Oro) precari dei call center turbano il vostro meritato riposo per proporvi pannelli solari, creme per ringiovanire, mariti gonfiabili, rimedi miracolosi contro i reumatismi. Dietro tutto questo reggimento di rompipalle autorizzati, ci sono i woodcock. Razza eletta, privilegiata, superpagata, infallibile, indistruttibile ed irriformabile, protetti da amnesty, medicisenzafrontiere, wwf e legambiente anche se non sono in estinzione: tutt’altro. I woodcock che talora si servono dei “genchi” (pappagalli nostrani addestrati per ascoltare, cucire, scucire, tagliare e riferire), passano le loro giornate ad ascoltare tutto ciò che si dice.

E’ arcinoto che visto che il telefono si paga, ciascuno di noi cerca di mettere a frutto l’investimento. E pertanto ce ne serviamo da psicanalista, per dar sfogo con amici e conoscenti di tutto il nostro complicato immaginario, antipatie, riflessioni malevole, aggressività represse, tutto ciò che si pensa ma non si dice in pubblico e la sconfinata gamma di reati che vorremmo commettere, omicidi compresi, (talora pienamente giustificati) ma che siccome siamo brava gente ci limitiamo ad immaginare chiacchierando per risparmiare strizzacervelli e contenere le ulcere gastriche da frustrazione. Noi gente comune, siamo assai più implacabili e sanguinari dei vips al telefono. Loro, che un po’ conoscono il fatto, si limitano a spettegolare, in modo più o meno colorito, senza mai dare troppo in escandescenze. E’ il caso della cosiddetta P4 che rappresenta in moderato il prototipo di conversazione universale senza rilevanza alcuna. Nessun reato, ma proprio nessuno, manco a cercarlo col lanternino. Ma ai woodcock, questo chiacchiericcio ingenuo, che fa sorridere, basta per imbastire un loggione. Il solito. Il metodo è quello del “posto al sole”. Trame costruite sul nulla che pero’ incollano milioni di casalinghe alla tivì per sapere come va a finire. Gli sceneggiatori di telenovelas non nuociono, i woodcock, si. Perché niente succede, ma tutto si paralizza visto che poi l’occupazione primaria di tutti diventa quella di smontare pazientemente le sceneggiature. Non si può fare altro. Essendo un po’ superficiali potremmo dire: “che ci importa?, è affare dei potenti, mica nostro!”. E invece no. Perché se un giorno, per avventura, voleste buttarvi in politica, nello spettacolo, nella finanza, o se solo vi capitasse di avere un amico vip, o un piemme a cui siete antipatici, zàcchete! Capiterebbe pure a voi.

Che fare? Si è capito che la legge sulle intercettazioni non s’ha da fare, perché gli intercettandi, intercettando, intercettano gli intercettati e li bloccano. Allora l’unica soluzione è abolire il telefono e tornare al passato. Segnali di fumo, piccioni viaggiatori, pappagalluci col foglietto nel becco, telegrammi in codice pure alla suocera, lettere meravigliosamente vergate d’inchiostro, profumate di cartiera. Ma la posta funziona male? C’è la posta certificata? Ma siamo matti? Se è certificata, state certi, sarà intercettata. Tanto si parla per comunicare a se stessi, se la missiva non arriva, non è grave. E l’uso del telefono limitiamolo a: “vorrei un litro di latte ed un’anatra wicì, grazie”. Vediamo se Woodcock riesce ad imbastire una piqualche anche cosi’.

Angela Piscitelli, 23 giugno 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)


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