TRE IMPORTANTI VERITÀ

Essendo consapevoli di suscitare frizzi, motti lazzi, schiamazzi, pernacchie e risatacce, diremo come sempre, ciò che pensiamo: sapete quale è il vero, grande, difetto del Cav?

Il Cav è troppo moderato, che più moderato non si può! I suoi eccessi, come quelli certi parenti che noi tutti abbiamo, croce e delizia delle famiglie italiane, sono tutti verbali. Si è visto con chiarezza ieri sera, a Porta a Porta. Le ha sparate un po’ grosse sugli elettori imbambolati, si è avventurato in uno spericolato paragone tra lui e Leonardo Da vinci, ma poi per la prima volta in questa brutta campagna elettorale, ha detto onestamente tre importantissime verità.

Intanto ha spiegato che “il fare” nel nostro sistema è un’utopia belle a buona: il percorso di un disegno di legge è ben più arduo ed accidentato del cammino dei pellegrini verso Santiago di Compostela, ne restano a bizzeffe uccisi per terra, stremati dalla fatica e dalle modifiche. Anni di avanti e indrè tra commissioni, camere, firma del Presidente, costituzionalità, Tar, etc. sono incompatibili con il funzionamento di uno stato moderno.

Ha spiegato che non è andato alle elezioni, come voleva la Lega, soltanto perché l’instabilità politica avrebbe potuto danneggiare gravemente l’Italia in un momento cosi’ delicato della crisi mondiale. Ed è vero. Eppure in quel momento avrebbe avuto il massimo del consenso e si sarebbe sbarazzato nelle urne della fronda conservatrice e partitocratica di Mister Tulliano, Bocchini e Bocconi.

Infine, la Libia. Era una risposta dovuta, l’elettorato ha sicuramente sanzionato anche questa guerra idiota e molto canaglia. Ed anche in questo caso – con la maggioranza del parlamento a favore dell’intervento, il Presidente della Repubblica, capo delle forze armate, pure a favore, Obama a favore (probabilmente per scaricarci la palla addosso col pretesto che siamo geograficamente obbligati, ma tant’è) – il Cav ha scelto, non senza amarezza, di rimettersi democraticamente a questa volontà. A meno di non essere forsennatamente faziosi, non si può negare  che queste ammissioni, vere e sofferte, tracciano un ritratto molto diverso da quello che anche stamani la stampa antipatizzante ci fornisce. Lo spessore umano e genuino delle ammissioni di impotenza, dell’inquietudine ed anche di un velo di tristezza malcelata dal maquillage (sempre orrendo: bisogna riorganizzare il Pdl ma anche cambiare i truccatori, la marca di fard e il colorino dei capelli), ci restituiscono il Cav come piace a noi, che siamo, certamente, assai più falchi di lui, ma che proprio per questo necessitiamo di un rappresentante moderato.

Basta fare un piccolo esperimento.Chiudere gli occhi e passare in rassegna volti e parole degli avversari: il naso presuntuoso di Fini, le sopracciglia aggrottate di Casini, i capelli unti di Grillo e di De Magistris, la smorfia di Bersani e le loro tiritere vuoi tronfie, vuoi populistiche, ma sempre vuote e sempre “contro” per capire la moderazione dov’è. E per chiedersi se non abbia ragione lui, quando dice che lascerebbe, ma non trova chi possa sostituirlo. O no?

Angela Piscitelli, 26 maggio 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)


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