Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi.
Friedrich Nietzsche
Ma siamo sicuri che il Cav non sia stato rapito? Non è che per caso gli sia franato il teatrino della politica sulla zucca? Si parla del silenzio di Bossi. Ed invece Bossi ha parlato ed ha parlato bis visto che i Giornali hanno riportato due versioni completamente opposte, una pronobis, e una antinobis.
Dalla rilevazione sperimentale sembrerebbe quindi che abbiamo due Bossi e manco un Cav. Voi direte: ma come, con tutti questi sondaggi ti metti a dare i numeri anche tu? Non basta Pagnoncelli? I silenzi hanno sempre un significato spesso assai più delle parole, e vanno interpretati. Potrebbe essere una strategia: ogni azione produce reazione: ed infatti al mutismo del Cav le truppe cammellate dell’opposizione hanno subito abbassato la voce, per disorientamento generale. E’ come se non sapessero che farsene di questa vittoria, il vero obiettivo sfugge. Lo aspettavano al varco per crocifiggerlo ed invece è comparso il faccione di Verdini, uomo di buona volontà con tendenze surreali e pop, che con il tono tranquillo di un processo del lunedì ha parlato di pareggio. Bello è che nessuno ha avuto molta voglia di contraddirlo. Manco Biscardi.
I “si dice” si moltiplicano. E sono estremamente utili, come i sereni intervalli con le pecore di una volta che riempivano le interruzioni di trasmissione. Intanto la prima settimana dopo la tempesta sta scivolando via in un clima di sospensione inquietante. Sta zitto perfino Napolitano, che negli ultimi tempi aveva tirato fuori un’insospettabile loquacità presidenziale.
E’ da troppo tempo che l’esercizio della comprensione delle cose in Italia è stato sospeso da tutti gli schieramenti. Il 150esimo compleanno avrebbe potuto essere un’occasione per riflettere e per cercare, nella diversità i punti in comune, a costruire la nazione-Italia. Ma non interessava a nessuno. Ed ora la vegliarda versa in condizioni critiche. Piaccia o no ai sinistri meno scalmanati, la sconfitta di Berlusconi potrebbe essere un punto di non ritorno verso un’inarrestabile disgregazione nazionale con profitto di ogni estremismo.
Qualcuno ha un’idea d’Italia? Non ci risulta. La nostra è tramontata certamente in quell’infausto pomeriggio del 14 dicembre allorché, in nome del senso di responsabilità (forse), il Presidente Berlusconi, forte della fiducia ottenuta, non prese la via del colle per chiedere elezioni e si arrese anche lui al teatrino della politica. In quel momento, chiare le responsabilità dello sconquasso, e con l’entusiasmo della base ancora intatto avrebbe potuto chiedere un largo consenso per una radicale riforma costituzionale. Invece da allora è stato tutto un susseguirsi di errori. L’animale politico ridotto in gabbia ha perso il guizzo e la lucidità diventando la controfigura di se stesso. Ha lasciato divorare a morsi uno dei suoi migliori ministri, Sandro Bondi avallando di fatto la massa di falsità in circolazione e l’infelice frase: “la cultura non si mangia” (la disse o non la disse, il Tremonti?, ma certo che la disse), che è la miglior sintesi di disfatta politica. Perché magari la cultura non riempie lo stomaco, ma la progettualità è cultura. E senza progettualità si mangia ancor meno. Archiviata la cultura, abbiamo gettato con un bel pietrone in fondo al mediterraneo la nostra politica estera (ed in cambio abbiamo ricevuto e riceviamo un bel paccone di clandestini) bombardando un socio d’affari prezioso e tutti i nostri interessi in Libia. Non restava che perdere le elezioni amministrative. E li, abbiamo dato il meglio, con candidati poco graditi ed esitanti, campagna fuori tema, comizi fotocopia e truppe a spostarsi con i pullman per applaudire: capolavoro d’arte comportamentale di tutti i coordinatori regionali del Pdl che se il partito esistesse, dovrebbero ora essere inviati con urgenza ad occuparsi di giardinaggio. Non una parola sulle funzioni proprie ai borgomastri. In questo ambaradan siamo riusciti a farci attribuire perfino la colpa della spazzatura di Napoli.
Non sappiamo se in queste drammatiche giornate solitarie il Cav stia ripensando a tutto questo, oppure se il vocìo dei suoi luogotenenti gli impedisca di riflettere. Ma se questo cavolo di Web che porta voti a Grillo una volta funzionasse anche per noi, ossequiosamente invieremmo il seguente messaggio in bottiglia:
Perdiamo queste elezioni. Perdiamole alla grande, c’è qualcosa di meraviglioso ed epico nelle grandi sconfitte. Grillini, viola, toghe rosse avranno una una magica notte di Sabbah ballando intorno al noce di Benevento bruciando tra lazzi e sghignazzi l’effigie del loro nemico. Bersani farà una comparsata televisiva propagandando le nuove amministrazioni come pedalò, Travaglio e Gomez magnificando la brillantina di De Magistris, Casini profferirà il suo: “io c’entro” a sopracciglia aggrottate.
Dopo la festa, per terra restano le cartacce, i bicchieri di plastica, residui di cibo, l’odore pungente dei bengala e delle salsicce arrostite, mescolato a quello della spazzatura. Farà caldo.
E noi, con la calma serafica degli sconfitti convocheremo gli stati generali per l’Italia. Con un po’ di fortuna, potremo farlo sul patrio suolo, per qualche giorno ci sarà ancora spazio. E tempo. Ed andremo a cercare le cultura, quella che non si mangia, per costruire il nostro modello di stivale. Sereni e determinati come tutti gli idealisti, che si contentano di poco: comandare sarà meglio che fottere, ma non è meglio che sognare.
Angela Piscitelli, 19 maggio 2011
Zona di frontiera (Facebook) – zonadifrontiera.org (Sito Web)
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