Alfio Krancic non è Vauro e nemmeno Staino, non è stato tenuto a battesimo dal Male o dal Manifesto. Non disegna sui giornali “giusti”, non segue la scia del pensiero dominante. Krancic pubblica su “Il Giornale”, e già questo lo esclude dai “salotti buoni” della tv e dall’essere citato dai giornaloni. Di certo non è incensato dal circuito informativo che conta.
Per di più – per uno strano, noto, masochista riflesso pavloviano di oscura origine e natura -, nemmeno il “suo” Giornale, i quotidiani d’area e gli stessi suoi colleghi* lo chiamano o gli danno qualche millimetro di spazio in più di quei pochi centimetri quadrati quotidiani, relegati tra un oroscopo e le parole crociate. (In fondo però, la collocazione nemmeno è troppo sbagliata, a pensarci bene, le sue sono delle vere e proprie vignette crociate, tanto è feroce la sua matita contro l’immigrazionismo selvaggio.)
Questo è un antico problema della destra e del centro-destra: l’incapacità di fare fronte comune sotto il profilo culturale. A sinistra, invece, sono bravissimi a lodarsi, fino ad arrivare ad essere completamente autoreferenziali, escludendo chi non fa parte del club. A destra no. Pare brutto. Veneziani litiga con Buttafuoco, che prende per i fondelli Feltri, che non sopporta Sallusti e la Santanché (chiamati amabilmente Rosa e Olindo), mentre sotto il naso di quest’ultimo, rasente il muro, cerca di non farsi vedere Porro (sia mai debba esporsi!). Facci intanto è chiuso in bagno a rimirasi allo specchio, rifiutando di uscire finché Feltri è nei paraggi). Figuriamoci se prime donne di questo calibro hanno voglia di sentire cos’ha da dire Krancic o di usare le sue vignette per stimolare un dibattito. Nemmeno per sbaglio un disegno di Krancic finisce in prima pagina. Mai. Eppure la satira, le vignette, sono quasi sempre una perfetta sintesi atta ad illustrare una situazione politica, evidenziare contraddizioni, dissacrare meglio di molte noiose articolesse. Niente da fare, non ci arrivano.
Quindi se conoscete Alfio è solo merito della sua arte, delle sue idee, del suo lavoro. Un lavoro meticoloso, acuto, immediatamente riconoscibile nel tratto, tanto che non avrebbe nemmeno bisogno di apporvi la firma. Fini, Berlusconi, Vendola, ma anche il nuovo personaggio che diventa famoso al punto da aver diritto di satira, sono immediatamente riconoscibili, come è altrettanto palese che il disegno è made by Krancic.
Ebbene, detto l’ovvio, voglio parlarvi di un altro Krancic, nuovo ed inedito, anzi, appena edito. La sua ultima fatica, “La Grande Invasione”, non è una raccolta di vignette come le precedenti, ma un libro di racconti. Dei racconti nati per esprimere con un diverso linguaggio, dei pensieri di più ampio respiro. La vignetta è un lampo, è immediatezza, è una istantanea, il racconto invece permette di esplorare altri orizzonti.
Si scopre così un Alfio diverso da quello a tutti noi noto. Da un lato l’esplosiva immaginazione dei racconti è una conferma del suo imprinting grafico, dall’altro sorprende la capacità di affrontare temi grevi ed attualissimi con una leggerezza quasi fanciullesca.
Ci si abbandona gradevolmente in alcuni aneddoti divertenti, brevi ed incisivi, fulminei come una sua vignetta, e si pensa così di aver compreso il “taglio” dell’opera. Di pagina in pagina si arriva facilmente a “La Compagnia dell’Imperatore”, e con questo spirito scanzonato s’inizia la lettura. Dopo poche righe però ci si mette subito sull’attenti. In poche battute viene data con efficacia l’ambientazione, la scelta dei nomi tradisce una conoscenza storica affatto casuale, lo scritto diventa secco, essenziale ma esauriente. Senza fronzoli, ma allo stesso tempo raffinato. Nulla da invidiare alla letteratura “seria”. E intanto che si legge cambia il nostro atteggiamento, le cellule grigie si mettono in moto freneticamente alla ricerca mnemonica di nomi, luoghi, contesti storici. Con questo mutato atteggiamento si prosegue, più accorti; almeno fino a quando irrompe sulla scena un Ugoberto Calderolo a metterci sulla giusta pista e a farci ricominciare il giro sull’otto-volante, tra risate e un sottofondo amaro.
Né fantastoria né fantapolitica, o forse entrambe. A differenza però della fantapolitica classica, seriosa, spesso se non catastrofista di certo pessimista, i racconti di Alfio Krancic finiscono come vorremmo finiscano ed è sorprendente scoprirlo, talmente siamo abituati a leggere storie che invece terminano in modo canonico, ovvero con il politicamente corretto. Queste pagine ci regalano un pomeriggio gradevolissimo, risultando una piccola, divertente, leggera terapia per l’anima.
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* C’è però una eccezione: Fausto Biloslavo, giornalista e storico inviato di guerra, collega di Krancic a “Il Giornale”, è corso da Grosseto, dove si era recato per un servizio, a Trieste per presentare l’ultima fatica di Alfio. All’evento, tenutosi il 16 c.m. presso la libreria Ubik, hanno partecipato, oltre all’autore, anche il professor Michele Gaslini e il sottoscritto.
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Prossimo appuntamento: A Firenze, presso la libreria Salvemini, in p.zza Salvemini, il 26 gennaio alle ore 17:30 con Alfio Krancic ed altri illustri ospiti e relatori.
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La grande invasione e altri racconti – di Alfio Krancic – Ed. Tabula Fati – ISBN-978-88-7475-359-8 – Euro 10,00.
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