È noioso occuparsi solo di fatti negativi, ma di che altro occuparsi? Oggi ci raccomandano di sperare. Come al solito. Intanto viviamo un’istruttiva conferma dell’osservazione di Joseph de Maistre (la lingua è il primo rivelatore dello stato d’una società). Tutte le lingue europee stanno diventando emetici pidgins, e da noi va ancor peggio perché l’Italiano si formò storicamente ai ʺpiani altiʺ della società. A distanza di secoli, il De vulgari eloquentia e la lettera di Manzoni che scrive alla madre di voler ʺsciacquare i panni in Arnoʺ sono due testimonianze maggiori di questo carattere cólto dell’Italiano. Il che segnala anche quale sia stata, e dovrebbe ancora essere, la ʺcollaʺ dell’unità nazionale.
L’Italia è un prodotto storico di élite, il che è stato evidente finché le ideologie plebeiste lasciarono che lo fosse. Vero è che ai tempi dell’unità, come racconta Francesco Jovine, quando nei campi del Sud spuntavano i soldati sabaudi, i poveri contadini se la davano a gambe urlando: ʺFuggite, arriva la patria!…” Ma questo non significa che le molte ingiustizie commesse all’epoca e dopo andassero eliminate tornando all’Italia dei Comuni e dei dialetti, o magari delle palafitte! Qualcuno ha mai pensato che l’unità purtroppo serví anche a far galleggiare gli strati peggiori della società? Che presero a distruggere il sentimento della patria favorendo il lento prevalere della plebe. E questa è oggi la nazione un tempo tenuta insieme dalla cultura! Corruptio optimi pexima.
Ma chi crede che questi rilievi di stile siano decorative perdite di tempo sbaglia di grosso. Ecco la dimostrazione fattuale della loro rilevanza: l’irruzione sfrenata della Roma-schifezza, della feccia della società. C’è anche il sintomo psicologico: la ʺculturaʺ della plebe, che consiste nella spregevole arte di ridere di tutto. Ed infatti ormai di tutto si ride. Chiunque proponga cose costruttive viene preso a pernacchie: è capitano a Berlusconi, ora capita a Salvini. Altro che ʺdestaʺ! L’Italia si sveglia solo quando, troppo spesso, indulge ai suoi istinti suicidi. Del resto lo stile plebeo, che ritiene ʺnon presentabili” i gesti serî, aveva già fatto capolino. Prendiamo sul serio Grillo, che vomita contumelie e ci ha mandati tutti ʺlaggiùʺ istituendo persino una ʺgiornataʺ apposita. E noi? Nessuno che si sdegni. Dove è andato a finire il rispetto di noi stessi?
Importantissime, le questioni di stile. Il Presidente per servilismo ci ha venduti ad una Europa che ci disprezza ed ora, per ʺcompletezzaʺ, ci riconsegna ai soliti compari della DC; i Minosse finanziari ci rubricano come ʺspazzaturaʺ; Renzi l’ottimista ci nasconde il fiasco di ogni sua spacconata inventandosene un’altra; gli Indiani, conoscendoci sbracati e inermi per grossolanità, ci deridono tormentando due galantuomini che credettero nell’Italia; i dibattiti TV son diventati florilegi di parolacce; mezza (e più) magistratura ha rinunciato all’eleganza dell’onestà e, per mancanza di materia prima (persone oneste da colpire), solidarizza con la plebaglia mandando assolti ogni genere di ladri e assassini, nonché gli industriali specialisti in oncopoiesi (fabbricazione industriale di cancro), e anche se stessa (vedi l’elegantissimo Esposito). Gli zelanti Italiani continuano a diboscare montagne, cementificare argini, creare ripari in polistirolo, per preparare nuovi redditizi disastri idrogeologici; i gangsters romani lucrano importando accattoni e organizzando immondi campi per diseredati, e cosí via, ma ormai per poco, perché la barca dei cafoni folli, la nostra, sta per colare a picco. Arriverà, per consolare i ladri, la trovata dei giochi olimpici, deturpatori delle nostre raffinate città d’un tempo?
Si dice che il pessimismo sistematico è qualunquismo. Ma quando è qualunquista la realtà stessa, che mai ʺtematizzareʺ? E poi, sono proprio tutte novità? Vent’anni fa Mani Pulite, in sintesi, serví per suicidare parecchi onesti, assassinare il gran signore Craxi e acclamare lo smart Di Pietro eroe della patria. Oggi la Roma-schifezza ha all’origine un omicida, Buzzi, che fu graziato da un famoso Genio del Bene, Scalfaro (fate scongiuri alla memoria), e adesso alleva una banda di politici e amministratori collusi. Pochi gli onesti, e moltissimi gli ignavi, ovvero gente non abbastanza sdegnata, come sogliono le mezze calzette.
A voler chiudere ancora qualche occhio (ma come fare, ne abbiamo solo due), diremo che qualche persona per bene c’è, prendiamo un Rutelli, che forse ha solo la colpa di aver custodito male la chiave della dispensa. Ma quando ad ʺAgoràʺ ha incontrato Fini, non ci è piaciuto. Avrebbe dovuto dirgli subito: ʺSignor Fini, ha restituito l’appartamentino di Montecarlo? No? Ebbene, mi rifiuto di trattare con gente come Leiʺ.
Questo per dire che ormai manca ovunque uno stile di serietà intransigente. È questa, proprio questa, la ʺsignorilitàʺ che ci servirebbe, non la giacca di tweed, la cravatta Marinella e la scarpa McAfee. Oggi è proprio la mancanza di questo termometro delle persone per bene il nostro vero, grande guaio. È un’evidenza che salta agli occhi. Che mai sperare, dove non c’è severità? Non un solo giudice condannerà un solo corrotto. Il disastro è grande, ed è il solito: siamo ad una centuplicata riedizione del muro di gomma (stimata ditta DC-PC), in un clima di pressappochistico volemose bene. Renzi promette di far piazza pulita? Ma la sceneggiata di sdegno per i bambini pakistani uccisi è stato un sintomo sinistro, che emana un tremendo puzzo di ipocrita conformismo. Rispunta il democristiano! Non gli ripugna servirsi per fini strumentali dei bambini pakistani morti? Del resto, tutto sta di nuovo compattandosi: ora ci si mette pure il Pontefice. Intelligenti pauca… Ci mancava solo lui. Forse a questo si riferisce la profezia “dell’ultimo papaʺ: infatti, lui tanto papa non è. Un papa plebeo, per adulare la nostra pacchianeria!? Ratzinger, dove sei? Ritorna!
Sperate con moderazione estrema. Probabilissimamente si limiteranno a condannare un paio di Italioti con successivo patteggiamento e rimessa in circolazione; rassegnatevi, non ne usciremo neppure stavolta. L’Italia affonda nella miseria, nel disonore e nell’immondizia fisica e morale, e adesso il problema è: ʺdi chi ridere ancora?” Sí, ce n’è da ridere, come no: si puó ridere di noi che balbettiamo ʺsperare!” e vaneggiamo di signorilità, quella santa, robusta cosa che tutti credono sia una superflua perdita di tempo o una fissazione senile.
Ed è così che il 2015 ormai bussa alle nostre porte: identico al 2014. Auguri!
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.