Oggi la nazionale manía del ʺpressappocoʺ coinvolge i grandi consuntivi che si approssimano. Napolitano forse sta per liberare la seggiola? Bene, si dovrebbe cominciare a parlare di ciò con obiettività – la verità talora è un farmaco – salvando quel che resta dell’Istituzione vulnerata dagli sgarri presidenziali e ora dai giudici indiscreti. Mica si tratta d’un pappagallo che casca giù dal trespolo!
Se ne andrebbe dunque? Ciò genera un notevole sollievo, solo avvelenato da un triste dubbio: non è che il successore, Dio ne scampi, sarà peggiore di lui? La nostra tradizione è quella: di male in peggio. Ma…ʺsperiamo in beneʺ, e diamo intanto un’occhiata al passato, che del presente è la parte costitutiva.
Di Napolitano va ricordato e sottolineato che è stato un dignitario di media stazza del PCI e sigle successive. Non è un gran merito: fu una scuola di imbecillaggini dottrinarie di cui oggi tutte le persone riavutesi dal più divertente (!?) colpo di sole della storia possono dar testimonianza: dogmatismi d’una demenza insuperabile, ma anche di totalitaria crudeltà, che poco alla volta, scivolando sempre più nell’inverosimile e nel vago, divennero convenienza di gruppo: si doveva tenerli in piedi, quei dogmatismi, sfidando il ridicolo, perché su di essi si fondavano (talvolta si fonda ancora!) le fortune della Sinistra.
Comunque, scemando di scemenza in scemenza, oggi i nuovi componenti del PD si vanno liberando della loro secolare malattia cerebrale, l’ideologismo, e magari stanno diventando persone serie. Certo, c’è sempre il sospetto che l’utilità prevalga ancora sulla decenza e ricomincino le litanie ideologiche (oggi via via sostituite da quelle ʺdi genereʺ, tonte ma meno dannose: difesa degli zingari e spec. delle zingare; nozze tra terzo, quarto, e perché no quinto sesso etc.), e che ancora una volta Marx finisca nello scemenzaio che si meritava lui, non noi che di dogmatismi vuoti ne avemmo e ne abbiamo ancora piene le (vuote) tasche.
Di quella ideologica sbobba, o meglio sbornia, Napolitano è stato il corifeo, l’importatore, il saltimbanco, il pazzariello. Si è condotto talora un po’ meno peggio dei suoi confratelli, ma s’è trattato d’una moderazione solo di forma, dovuta al suo gran segreto, di cui diremo oltre.
A un certo punto, verso la fine di questo lungo servizio (o servitù verso i potenti, sovietici & Co.), per sgonfiamento dei potenti appunto, c’era da trovare un nuovo datore di lavoro. Detto un po’ rozzamente: a chi inchinarsi, ora? Ed ecco che spunta provvidenziale un padrone di nuovo ʺgenereʺ: la Merkel. Smania di servilismo conformista, aiutami! Il nostro non se l’è fatto dire due volte, ed eccolo di nuovo attivo, sempre nella casella ʺmaggiordomiʺ, yesmen, ‘gnorsí etc. E sullo sfondo Obama resta, o no?
Il Nostro dunque, dai tempi staliniani in poi, non ha fatto che importare in Italia, servizievolmente, dannosi materiali di scarto: prima il comunismo, poi l’europeismo per conto terzi. Questo il vero consuntivo, stringato e limpido. E si lasci stare il metodo ʺchesto va pe’ chelloʺ del Marchese di Caccavone.
Sono meriti, questi!? A noi sembra di no, anche se, dato il temperamento del Nostro (nato tra gentiluomini liberali della vecchia, bella Napoli) lui poteva fare di peggio, ma anche di meglio. Il fatto è che ai potenti di turno non ha mai detto ʺnoʺ, dicesi mai. Ma lo stile è l’uomo: ha detto sempre un ʺsíʺ scandito con furberia, ovvero con severo piglio, quasi fosse un ʺnoʺ. La ʺdurezzaʺ del suo carattere è venuta dopo, quando non c’era più da aver paura di un bel niente.
Il matriarcato Merkel però in Italia non filava facile, occorreva qualche colpo di forza; ma Napolitano alla forza, utile in battaglie a viso aperto, ha ancora una volta preferito i colpetti di mano ʺalla traditoraʺ: vi ricordate faccende come i quattro eletti dal giovedí al venerdí, etc. ? Sempre lo stesso, lui!
Ma il colpo che più lo ha decorato è stato la sopportazione… benevola del lento martirio e dell’illegale congelamento del maggior galantuomo d’Italia, il Berlusconi. Facile bersaglio, perché da noi i galantuomini sono indifesi. Questo è stato il suo vero capolavoro, l’apice criminoso finalmente attinto: non dare una mano al giusto perseguitato, al parlamentare illegalmente espulso, adducendo difficoltà formali e quisquilie procedurali, come usano fare quelli che sono forniti di codardo carattere. Magari poteva dimettersi, se non sapeva far altro.
Ed eccoci al ʺgrande segretoʺ (di Pulcinella) che, spulciando le spelacchiate biografie del Nostro, risulta chiaro ʺda sèʺ: siamo di fronte ad un notevole fifone. La paura: questo il segreto del nostro Presidente. Vi ricordate gli icastici inizi, occhi spalancati, sembiante tremebondo, labbro inferiore pendulo!? Ma siamo in Italia, dove vent’anni di fascismo + settanta di emetico intruglio DC-PC hanno riplasmato le coscienze: la viltà è diventata di casa. E questo ancora una volta ha fatto il gioco del nostro Fifone, che ha potuto tremare foglia a foglia con tutta comodità, senza suscitare lo sdegno di nessuno. In un mondo di paurosi, il pauroso ovviamente si trova bene, e prospera.
Eccovi una breve nota etico-biografica, e forza!, diamoci sotto a smentirla se troviamo argomenti. Io non ne vedo. La paura è paura, e basta.
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