Ultima domenica prima del voto, scampoli della campagna elettorale più brutta del mondo. Non ci hanno risparmiato nulla: gragnuole di sciocchezze a raffica rigorosamente in par condicio, comizi spettacolo, un’invasione di orridi santini (si vede che erano in crisi di astinenza), manco corretti a photoshop (si credono pure belli, oltre che buoni), slogans demenziali, selfies e foto di gruppo comesefosseaddams. Ci hanno tempestati di missive d’intenti senza intenti: “ciao, scusa se ti disturbo” (no! non ti scuso affatto, brutto spam del piffero! mi disturbi e come!) e tutti a metterci la faccia, compresi i mefistofelici candidati alla presidenza della commissione europea; il tutto mentre Pravdativì ripete a raffica che Europa è bello, che quanto stiamo meglio, che senza barroso, ohlirhen rhen rhen e lagarde garde garde saremmo dei puzzoni e siamo degli ingrati. L’hanno buttata in cabaret, tutti inseguendo Grillo. E lui, da animale da palcoscenico quale è, rincara la dose monologa, delira, straparla e la folla applaude e si illude che con uno così, gli eurocrati si metteranno a fare l’inchino. Il risultato catastrofico sarà che manderà i metupposi in Europa, dove naturalmente non se li filerà nessuno, dove non faranno accordi con nessuno, e faranno in maniera eccellente i loro interessi e quelli degli eurocrati che della commedia se ne fottono, ma non i nostri. Ora è tardi, ma bisognava che le forze in campo ignorassero tutte le stelle, tre, quattro cinque e dibattessero animatamente sul tema vero: come (non funziona) questa unione europea e quali ricette forti si potrebbero mettere in campo per invertire questa sciagurata tendenza. Invece tutti a indignarsi per le castronerie del grillo, tutti a temere derive dittatoriali astratte e manco una parola sulle cose serie; il pidì poi non ha perso l’occasione di inseguire i cinque forche sul caso Genovese, pensando di ramazzare qualche sparuta preferenza imbufalita.
Questo rissoso parlamento di incapaci non fa che dare argomenti facili per la tournée perché, nonostante l’attivismo e la simpatia del premier, non ne ha azzeccata una. L’unica possibilità che aveva Renzi di riformare il nostro disgraziato paese era un’alleanza di ferro col Cav, ma Matteuccio non può: ha gli alfani, gli stalinisti, le quote rosa, la magistratura rossa e il suo partner è costretto ad occuparsi dei vecchietti a Cesano. Ed è così che Matteuccio è costretto a far il Fregoli, una volta garantista, un minuto dopo forcaiolo, il giorno dopo liberaleggiante e all’ora dell’aperitivo marxista. La gente non ne può più, non capisce più, ed è il risultato di venti anni di guerra politica truccata, che ha esacerbato gli animi, istupidito le zucche e affamato i cittadini. Se solo fossero stati un po’ meno coglioni, i signori della maggioranza, si sarebbero dovuti precipitare a far riforme immediatamente esecutive e qualcuno avrebbe almeno dovuto chiedere scusa a Berlusconi.
Nonostante tutto, se il paese per rabbia farà vincere i cinque stelle, daremo una tale prova di debolezza e di insipienza che dopo non siederemo ai tavoli, ma sotto i tavoli.
Non ho mai amato Montanelli, l’ho sempre considerato un gigione, mi spiace dunque citarlo; però Italiani, tappiamoci il naso: chi ama il Pidì lo voti, anche se pensa che stia sbagliando tutto; i berlusconiani delusi votino Forza Italia, un risultato buono testimonierebbe la nostra indignazione contro l’ignobile colpo di stato e la perdita della sovranità nazionale. Ci sono poi rispettabilissime forze politiche adatte a stringere alleanze a Bruxelles per creare un serio fronte d’opposizione: la Lega e Fratelli d’Italia. Altrimenti faremo come quel tizio, che per far dispetto alla moglie, se li tagliò. Nessuno merita davvero il nostro voto, ma noi – ne abbiamo passate veramente di tutti i colori – non ci meritiamo pure Grillo e Casaleggio.
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