RELATIVISMI

Sono giorni orribilmente tristi, i morti di Lampedusa pesano sulle nostre anime. Ma tacete. Dire “vergogna!” è aria fritta: roba da Quirinale, dove si parla troppo (i famosi, umoristici “moniti”!) – ma poi si fa, magari poco ma buono.

Con l’espulsione di Berlusconi abbiamo incassato un dispiacere massimo, l’amarezza d’una sconfitta ingiusta. Abbiamo comunque imparato quanto sia giusto ammettere senza se e senza ma la sconfitta. Anche qui, le parole siano poche. Ma pietre. Ingratitudine. Ma abbiamo capito anche altro. Ad es. chi è il Napolitano: è un solista di flauto egregio (ma azzeccato alla Merkel), un signorsí che, approfittando d’una condanna ingiusta basata sul mendacio sfrontato, ha fondato con nobile tempismo quella che sarà ricordata come la “Repubblica del disonore”. Con l’aiuto del solo Esposito! Ed eccolo tra i “suoi” nuovi o rinnovati rampolli curvi ad ingollare e a digerire. La ruminazione degli onagri al pascolo la si sente fin da qui. E qui sí che mollerei un: “vergogna!” Un uomo lasciato solo, tra tanti ignobili “Kicacchiè”!

Le cose (sia cattive che buone) non arrivano mai da sole, e “non c’è due senza tre”. S’è reso un servigio all’Europa: qualcosa di tipo e marca “pitale & patate“, istruttivo per gli altri sudditi europei. Come dicono i morti: domani voi sarete quel che noi siamo oggi. Tuttavia, “sforzarsi di essere positivi è sempre la politica migliore”. Si è ammirato il berlusconiano “voto di fiducia all’olio santo“? O si è perso del tutto il senso delle dimensioni? Come si dice, un’azione (capite: una a-zio-ne) non è mai per sé. Se è, “esiste”, e questo è ció che conta.

Direte voi: “E sí, bla bla, chi si contenta… etc.; la solita litania dei perdenti”.

E invece no. S’è subito diffuso quel puzzo di merda da noi previsto pur con qualche difficoltà: non credevamo al nostro naso. Vere e proprie “presentabilità” statu nascenti. Il dott. Crimi ha subito inaugurato il nuovo stile repubblicano.

Il capolavoro di Napolitano passerà alla storia. Col suo “un colpo, due fucetole” largisce all’Italia una classe dirigente di livello ottimo, di tipo solito, ed obbedisce al millimetro all’ukase della Merkel. E questo, con lo stile leonino che sapete, come ha fatto con quei senatori, dico quelli escreati alla chetichella.

Le cose, quando sono azzeccate, fanno rima tra loro. S’è sentito il ruggito (un po’ bronchitico, ma guarirà) del Napolitano, e di chi sennó, un leone che tanto somiglia all’altro leone trovato in Algeria da un suo omonimo, o sosia, di Tarascona; e lo strepito (non un raglio) del Macchietta che poi “sarebbe” lo Scalfari. (Sí, “sarebbe”: il verbo essere presso uomini del suo tamaño subisce menomazione). Un po’ alla volta l’Italia si sceglie il manipolo di politici appropriati. Ma ci sono persone (mi ci metto anch’io) capaci di prevedere il futuro. Altro che conformismo! Un istinto profetico che abbiamo in pochi.

Ma forse la palma della presentabilità deve andare al nostro papa Francesco. Ha detto cose memorabili, non so se propter o postea, ma certo sincronizzate, anche se non troppo in linea con le eccessive pretese nobiliari d’un Wojtyla e d’un Ratzinger (si’, cose del passato, nobiliari: per coraggio e/o per cultura). Ha detto che i cattolici non debbono esagerare con ‘sto cattolicismo. Il che era in pectore proprio il nostro parere; oggi siamo tutti cosí: le donne possono per esempio essere mariti; gli uomini, zie; i cattolici, musulmani; gli intellettuali, dei veri fessi; i politici, dei merdajoli, etc. Diciamo la verità, che c’è di male! Basta aver fede (o – per dire – non averla). E poi ha detto che guardarsi dal relativismo è una fissazione eccessiva: il che riassume bene il resto. Infatti: la presentabilità, valore massimo della nostra epoca, è relativa: ce n’è sempre una migliore. C’è solo una cosa che non dev’essere mai relativa – ma questo il papa non l’ha detto -: la data di scadenza sulle scatole di tonno all’olio e simili.

Insomma ognuno ha il papa che merita. Ora piuttosto ispezionate la piccola tavola per le merendine, dove immagino sia stato apparecchiato, per festeggiare, un modesto asciolvere con champagne e ostriche. Stringe il cuore. Seggioline per Donn’Eugenio, e poi il nostro Presidente… Forse il Fo. Pensosi, tutto fosforo. Un quadro d’insieme di commovente, intima piccolezza – in senso buono… Sola stonatura, quel maledetto puzzo di merda che ormai non dilegua.

Io ho avuto una ennesima conferma. E’ vero, lo stile è tutto. La Nunziatina, che da oggi in poi chiameró l’Annunziata (come premio), non ha avuto paura di nessuno. Viva le donne. Peccato che Vendola mi faccia senso, altrimenti mi rivolgerei a lui: una sovvenzione anche a me. Non ridete, non è mai troppo tardi, quando è per “il significato”, dico per l’onore.

Infine, quanto alla impresentabilità “al netto”, la frase: “non si libereranno di me neppure dopo avermi accoppato” è bella. Berlusconi è stato ancora una volta uno che è. Poi è morto? Forse no, e intanto Banco non avrebbe potuto dir meglio.

Nel vasto catino del nostro parlamento, che talora purtroppo si assomiglia al collettore d’una sterminata fogna, è accaduto qualcosa di scespiriano, e nessuno se ne è accorto. Tranne il Letta (“grande!”), la Annunziata ehappy few.

Una specie di Re Lear tra tanti “transiti per cibi”: che spettacolo.


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