Il carattere del nostro tempo è costituito dalle declinazioni di soli due termini: “noi” e “voi”: la vanità quanto al noi (al posto dell’io); la connivenza quanto al voi (al posto del tu). La nuova “psicologia delle masse” è tutta qui. Pensateci: al triste quadro non c’è altro da aggiungere. C’è solo l’additivo indecente della pubblicità, come combustibile.
Il sistema sociopsicologico noi/voi, sostituitosi al millenario sistema io/tu, ha prodotto un nuovo vocabolario (una diecina di parole) e una nuova sintassi. Il pseudoconcetto responsabile del tutto ha un vocabolo che risuona nelle dichiarazioni politiche, nei programmi dei media, ovunque, mille volte al giorno, in tutte le società, in qualsiasi discorso: è la parola “insieme”, ripetuta come un meme (meglio: come un mantra) dall’autocratico “collettivo”, meglio detto Leviatano. Che, ovvio, potrebbe anch’esso produrre positività, ma solo se munito del catalizzatore dell’individuo con la connessa mentalità qualitativa, locus di creatività innovante, oggi proibita dalla imperante falsa etica. Il “gruppo” fu creativo (“scuola’, “università”, “ambiente culturale”), e potrebbe esserlo di nuovo, ma se vi si lasciasse circolare l’Io, la “singolarità” espulsa.
In compenso, oggi possiamo farci un intelligente selfie. Una maniacale, imbecille consolazione. Smile, please. Il selfie infatti è il ritratto preciso dell’ideale nuovo, la grammatica noi/voi. Esisto se mi pavoneggio.
La situazione sembra complessa, ma non lo è: lo sembra, perché inedita. È invece semplice: ci si limita esclusivamente a coltivare, nel molteplice, quasi solo due “gruppi omogeneizzati”: lo sport e il mercato. Il “noi” e il “voi” di volta in volta come poli positivo e negativo del duetto.
Nello sport, il singolo è il recordman che incarna il noi: è “il più bravo”; nel mercato è colui che “vende di più”. Nei due casi, espulso il pensiero, la qualità è quella del “primato”. La vita come gara permanente. Traduzione: fare soldi, fottere l’avversario. Scopi che presuppongono il collettivo (in entrata e/o in uscita). Il noi vittorioso, il voi fottuto. O viceversa.
La singolarità come “unicità” di valore non esiste, non serve. E, se talora spunta fuori, viene subito “pluralizzata”, e monetizzata, come vendita o competizione: conseguire un affare, vincere un premio.
Delle esclusive 4 modalità dell’essere acutamente “distinte” dal Croce (bello/vero/utile/buono), la terza, l’utile, ormai giganteggia e prevale, periferizzando e opprimendo le altre. Nell’attuale società, in effetti, tutto si fa per l’utile (= esempio forse massimo, il sentimento del piacere). La filosofia è ormai sofrologia. Molti scervellati (cominciò Merleau-Ponty) continuano ad insistere: “bisogna pensare anche col corpo!”; e molti altri (come, esempio massimo, i compilatori della Encyclopédie Universelle) raccomandano: la bellezza è piacere, non altro! Contemplazione? O magari un po’ di meditazione!? Macché! E l’ “insieme”, il “noi”, allora!? Insomma la parola d’ordine generale è questa: “Fessaggine all’unisono”.
A narici normali, confessiamolo, tutto ciò risulta puzzolente assai. Come sottrarsi alla noia, con una TV che non tratta d’altro? Ad esempio, come coltivare, se non proprio il trascendente, almeno la generosità e la fantasia, quando persino il Papa ha sposato la sintassi del noi/voi al punto di affamare un folto gruppo al solo scopo di ingrassarne un altro più folto? E di servirsi di quest’ultimo al solo fine (collettivistico) della pubblicità? A quale scopo se non a questo converge la relativizzazione delle confessioni? Istituiamo un bel regime di convivenza, e gareggiamo tutti in pace. Peccato che l’Isis non sia d’accordo… -, ma lasciamo perdere. Mentalità e comportamenti significativi. Il Papa, falsamente mellifluo ma in realtà violentemente autoritario, parla il linguaggio del Leviatano, ovvero fa il megafono della quantità contro la qualità. Una religiosità mostruosa, tendenzialmente omni-confessionale; utilitarismo puro. La religione come “consumo spirituale”! Quanto al kg.?! Tre etti a noi, please!
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.