“Retrouver notre liberté et la maîtrise de notre destin en restituant au peuple français sa souveraineté (monétaire, législative, territoriale, économique). Pour cela, une négociation sera engagée avec nos partenaires européens suivie d’un référendum sur notre appartenance à l’Union européenne. L’objectif est de parvenir à un projet européen respectueux de l’indépendance de la France, des souverainetés nationales et qui serve les intérêts des peuples.”Marine Le pen
L’impegno numero uno del programma di Marine Le pen è riservato in apertura al tristanzuolo coro degli opinionisti conformi, già pronti con lacrimatoi e lenzuoli a strapparsi le vesti in caso che il gallo birbantone canti in una tonalità diversa.
Tutti gli occhi sono su di lei, la bionda Marianna con il vocione e la stazza d’un carrettiere ed il sorriso d’una fatina guerriera. Probabilmente non ce la farà a rompere il giocattolo, ma “l’una contro tutti” della partita francese non sarà certo senza conseguenze. Il “mostro populista” contro il quale, puntualissimi, si sono schierati in queste ore molti premi ignobel, è un oggetto incomprensibile fuori dalla Francia, dove il Presidente della laicissima repubblica è – come furono i re – diacono di Roma, e poco manca che possa ancor guarire la scrofola, se ci si mette.
L’elezione è un gigantesco “Sacre” ed ogni cittadino si sente partecipe e protagonista di una scelta determinante. Gli ultimi prescelti da destra e da sinistra hanno tradito. La sensazione che il paese sia stato svenduto a potenze straniere è più forte che altrove, perchè più forte è il sentimento della nazione.
L’Europa annaspa nella sua demenza cronica, perde pezzi e si ricompone ringalluzzita come in un videogioco terrificante e mortifero ed i suoi sudditi in ogni paese, candidati a passar carte e a dire “si”, parlano il medesimo linguaggio senza soluzioni e senza prospettive. Non se ne rendono neanche conto e continuano a discettare astrattamente senza guardare in faccia i loro elettori. L’Europa è un feticcio intoccabile, figlia di una dea ragione senza ragione e senza ragioni contro cui nulla si può.
Marine ha rotto l’incantesimo. L’Europa della Nazioni è la sola possibile e la via democratica, la sola da percorrere “in nome del popolo”. Certo, è iper ultra-profondamente scorretta, in un occidente dove parole come “Patria, persona, identità, fondamentalismo islamico” sono state bandite, e la cultura di un popolo considerata un ingombro da rimuovere dal pensiero, ed il pensiero stesso, da evitare accuratamente. Le parole proibite sono entrate con forza nella campagna elettorale, suscitando la solita indignazione dei soliti opinionai di regime, ma la politica, retrocessa a orpello secondario da troppo tempo, rientra sulla scena. Marine ha riempito i teatri, ha battuto le campagne e i villaggi, ha preso il web rispondendo in diretta alle domande dei suoi elettori. Grillo la fa un baffo, il computer è una finestra aperta dalla quale si può discutere, come in un condominio, con la signora a fianco, semplicemente candidata alla presidenza.
Buon senso e cuore, De gaulle e Chateaubriand, Jean Marie in soffitta che accondiscende all’esilio. Se il suo vecchio amico Pannella avesse avuto la stessa lungimiranza politica forse avremmo avuto una storia diversa, anche noi, impantanati nel politicamente corretto e senza troppe speranze. C’è chi sfrontatamente è arrivato a dire che l’Isis vuole Marine all’Eliseo. Vedremo se i Francesi – che per sbarazzarsi degli esiti politici di una rivoluzione scomoda furono capaci di darsi un imperatore, e per di più Italiano – avranno un alro guizzo di genio.
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