Ho troppo poca fiducia in me stesso, per pensarmi… profeta. Tuttavia azzardo una profezia: tra alcuni anni saremo di nuovo tutti fascisti. Da tempo in Europa, e non solo, appaiono sintomi di insofferenza contro i modi di condursi e i vuoti ideologismi imposti che ci opprimono da tempo; e ora ecco Trump in USA, Hofer in Austria, proteste ovunque…, e queste non sono cause (come naturalmente i difensori dello status quo sostengono), ma sintomi ed effetti del malanno. In USA ormai urlano: Trump! come l’assetato chiede acqua; consimili sintomi di sete in Austria, in Francia, in Italia e altrove. Tutto ciò non è né fascismo, né prodromo di fascismo; è stanchezza estrema. Ma proprio chiamando fascismo questa esasperazione si dimostra di non capire, e pertanto si prepara il fascismo.
Non si possono metter sedute cento persone dove ci sono solo dieci seggiole. Non si puó parlare di eguaglianza senza valutare le diverse qualità. Non si possono pareggiare i conti senza tener conto delle tradizioni. Majakowskij, Tzara e i corifei delle avanguardie nihiliste sono serviti. Penso fremendo al tremendo nulla del palazzo di Caivano… e faccio gli scongiuri. Non si puó conservare la civiltà vuotando le coscienze d’ogni decenza e d’ogni rispetto, e della religione dei padri. E qui molti penseranno: uffa! arriva la tiritera de propaganda fide. Niente affatto: il programma illuminista – una morale senza Dio – è fallito, Dostoevskij ha avuto ampiamente ragione. Ma è da decenni che chi ci vede chiaro denuncia le esagerazioni mentali e gli eccessi fattuali del generalizzato astrattismo buonista che finalmente ha contagiato persino il Papa. Che ora, persa definitivamente la trebisonda, ci fa sapere che «l’integrazione è un obbligo». Ma come! non sa che per integrare bisogna essere in due!?
Tornando alla «profezia»: avremo i «fatti» che ci siamo meritati. Non si è stupidi invano. Mi dispiace per mia figlia, che meriterebbe di vivere in un clima finalmente liberale, dopo tanta baccano planetario di cavialismo idiota. E non avrei mai creduto che esser liberali fosse cosa tanto ardua da realizzare, dunque talmente pregevole. Bisognerà invece accontentarsi di «mutar dolore», come diceva Aleardi. Ma – cambiar dolore? Colore, piuttosto. Sotto, c’è la immutata struttura economica – lo assicura Marx, che ne so io? -: il che significa che si tratterà ancora e sempre di decidere quali saranno i mascalzoni che «magnano». Terza via? Novità? Macché, soltanto sostituzione delle persone fisiche.
Direte: ma questo è qualunquismo. Sì, proprio così, ma qualunquismo «loro», nei fatti, non «nostro», nelle nostre disgustate valutazioni.
Chi invece si roderà il fegato, saranno X, Y e quelli come loro (non faccio nomi, ce n’è milioni) che già cambiarono gabbana una volta. È dura, cambiarla di nuovo. Credevano di avercela fatta, ma no: per restare in sella, bisognerà ancora una volta «sculettare». In clima di conformismo mescolato di qualunquismo (!), queste riedizioni del peggio sono inevitabili. Ed è questo uno degli effetti della vigente assoluta mancanza di ideali (un altro è la mascalzonaggine).
Altrove la gabbana la si cambia diciamo ogni secolo? Da noi no, capita due o tre volte alla settimana in pectore (meditazioni recidivanti su che cosa convenga meglio), e ogni 30-40 anni in pubblico. Le leggi del movimento quelle sono. Lo sviluppo autentico, che presuppone uomini «creativi», magari di buon cuore, produttori di buona politica ovvero dediti a un progetto costruttivo, prevede un terzo momento, la «sintesi». La «dialettica a tre tempi». Sapete, A + B = AB = C. Invece la dialettica a due tempi, la nostra, va avanti ripetendosi («pietinement sur place»), e continua A – B – A – B… etc., sine die, perché non produce un termine terzo, che sarebbe la novità…, la speranza.
Si ha l’impressione che non poteva finire che così. Quando s’è presa l’abitudine di ridere degli ideali (i famosi «valori», che risate!), resta poco da correggere o trasfomare. Ci si deve ripetere. Sarà la seconda o forse terza volta: le sinistre sono presuntuose, esagerano; la gente comincia ad averne le tasche piene, ovvero ad aver nostalgia, magari dei guai pregressi.
Ma bando alle malinconie… Coraggio, bisognerà inventarsi nuovi «soriti» per giustificare i nuovi contorcimenti, le sottigliezze teoriche utili ad occultare la verità, ch’è duplice, e sempre la stessa: da una parte il vantaggio degli happy few, dall’altra la paura dei milioni di vittime inermi.
E poi, al di là delle difficoltà e delle noie, viene la parte più facile della profezia: saranno gli ex-caviale i fascisti più scalmanati. Ciò che galleggia è sempre la stessa sostanza, sapete quale.
E allora, coraggio. Persone oneste, unitevi!
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