Don Chisciotte salvò a colpi di lancia un ragazzo dal padrone che lo stava ammazzando di botte. Ma poi, quando si fu allontanato, il padrone inferocito raddoppiò le dosi di batoste. Incontrato di nuovo il suo salvatore, il povero ragazzo supplicò: ʺDon Chisciotte, la prego, non mi difenda mai più!” Il Papa, ch’è di lingua spagnola, conosce questa istruttiva novella. La cui morale è: la bontà senza l’intelligenza non serve a un bel nulla, anzi spesso peggiora le cose.
Ha mai pensato il Papa che, dichiarando chiaro e tondo agli extraeuropei che la loro invasione è non un problema, ma «un dono» (sic), rischia di causare un disastro di proporzioni planetarie? Un dono! Ma per chi? Non certo per le moltitudini di Europei, Italiani in particolare, che crepano di fame e di freddo perché spesso non hanno neppure una casa. Che siano un «dono» per il Papa è da crederlo, perché lui è di animo buono -, ma questi, come si dice, sono fatti suoi.
Invece di sparare frasi dissennate come quella di cui sopra, non farebbe meglio, il Papa, se sente come «doni» i diseredati di tutto il mondo, Italiani inclusi, a cogitare questo bel pensiero privato senza esternarlo, a scanso di guai?
Ancora: s’è portato dietro ben 3 famiglie di maomettani, pari a 12 unità. Bel gesto d’amore certo, ma errato persino dal punto di vista pubblicitario. Si rende conto di quel che avranno sentito le centinaia di migliaia di famiglie di affamati? Ne ha naturalmente convinte 3, ma penso ne abbia fatto incacchiare milioni. Si sentirà consolato un padre, alla vista del figlioletto moribondo per fame, al pensiero che ora ben 12 umani 12 se la passano bene? E poi ancora: perché 12 musulmani? Non avrebbe fatto meno peggio se si fosse portato a casa, diciamo, 4 musulmani, 4 cristiani e magari 4 atei – se laggiù ce ne sono -, a sottolineare l’universalità del messaggio?
Dal punto di vista politico, la mossa ha forse avuto valore? Un segnale di modifica della tradizione gesuitica che, tranne tentennamenti intorno alla metà del secolo scorso, è stata sempre controrivoluzionaria? Un sigillo di fusione tra cristiani e ortodossi? Un segnale in politichese sulla pelle di sventurati? Mah.
Etc. etc. Di drammatici interrogativi ce ne sarebbero ancora dozzine. Ma alle corte: che il Papa sia buono ex professo, vogliamo senz’altro crederlo, cosí come crediamo buono il dentista della prima clinica dentistica del mondo. Ma la faccenda pecca anche per carenza di buon gusto. I protratti incontri ʺculturaliʺ con Scalfari, ad es., noto per il molto sale in zucca e l’infinito buon gusto di cui è dotato, sono stati segni eloquenti di colloquî culturali d’ottimo livello. E poi, bontà a parte, siamo sicuri che il Papa abbia sufficienti dosi di sale? Ricordatevi la su accennata novella di Cervantes. Il Papa ha dichiarato urbi et orbi che lui comunista non è affatto, e siamo d’accordo. Ma oggi al defunto comunismo s’è sostituito il dissennato goscismo, ridevole ʺpensiero di sinistraʺ fatto neppure di similconcetti, ma di una particolare forma mentis, un conformismo cieco, che impastoia il cervello come colla tenace, e che noi ben conosciamo attraverso le squinternate chiacchiere dei cavialsinistrati nostrani. Non dobbiamo dimenticare che il Papa proviene dall’ambiente sudamericano, dove il protratto malessere sociale avrà generato mode di cavialpensiero notevolmente stolto. È esatto dire che il Papa non è di sinistra, che non è comunista, come infatti lui stesso precisa. Ma una forma mentis al caviale, debitamente ammaccata, forse ce l’ha e come.
Bene, e allora che dovrebbe fare, direte voi? A nostro giudizio, non dovrebbe menar giù fendenti, come appunto faceva don Chisciotte, senza previo adeguato controllo mentale; dovrebbe invece pesare le parole, perché le moltitudini di sofferenti sono assai sensibili, specialmente ai valori della giustizia distributiva. Aiutare tutti, con tutto il cuore, certo, ma senza sottolineare nulla, e tacendo, non per codardia ma per pietà, quando e dove l’ingiustizia è a causa dei grovigli di politica internazionale particolarmente ineliminabile. E poi, ormai l’Europa è in bilico, è in gravissimo pericolo di dissoluzione. Dunque silenzio, anche per tenere in equilibrio il continente sfasciato. E forse il Papa dovrebbe credere un po’ meno alle dotte chiacchiere al caviale dei Dulcamara nostrani, truffatori etici che accumulano mensilità milionarie, pensioni d’oro, privilegi infiniti, magioni d’extralusso, sempre però straparlando di propositi buonisti, di giustizia, di solidarietà.
Ma anche queste sono belle chiacchiere. Chi mai può osar di credere che si possano dar buoni consigli al Papa!? Nessuno; eppure Cervantes diceva anche che la derrota es el blasón del alma bien nacida; ragion per cui noi stiamo dalla parte del coraggioso Antonio Socci, clamans in deserto, e degli oscuri preti di campagna che ancora sentono la croce di Cristo per quello che è: un conforto per tutti i diseredati, ma tutti, tutti -, dico TUTTI, capito, gentile Bergoglio!?
Confesso di avvertire una accorata, forte nostalgia per il mio amato Ratzinger. Di intelligenza ne aveva da vendere, lui.
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