PRAVDARELLE E MATTARELLE

Il necrologio è stato censurato, perché qua e là affiorava un pessimismo infondato.
(Milan Todorov)

Qualsiasi Marziano italianofono che desse una “svista” (come saggiamente diceva il mio collega sindaco) ai nostri media in questi giorni, si farebbe l’idea che nel bel paese è accaduto un evento eccezionale, strabiliante, imprevisto che ha reso di botto tutti felici e ridanciani. S’ode a destra uno squillo i tromba, san Mattarella, mentre proferiva le sua parole di “Libertas” ha perso un foglio ed ha riso! E tutti giù a spanzarsi, non solo brilla di luce divina, ma è pure divertente. Usa la Panda che è una specie in estinzione, il grande ecologo, giubilo! A sinistra risponde uno squillo, la vespa giuliva stende tappeti rossi all’artefice di questa ascensione: non siamo più poveri, non siamo depressi, non siamo oppressi, è la festa! Adesso faranno fuori pure le piccole banche, è giusto: solo i grandi possono, i minuscoli devono sparire, alle volte erogassero crediti, a che servono i crediti? Siamo ricchi! ricchissimi! Brioches! Brioches! Habemus Mattarellum. Pure il Cav partecipa al tripudio. Dà un buffetto a Mister Balla: cattivello, cattivello, mi hai fregato, maramao. E Renzino canta col trio Medusa: volete sapere minuto per minuto cosa fa lui e San Mattarella? Non avete che l’imbarazzo dell scelta, aprite un qualunque giornale e saprete perfino marca e taglia delle presidenziali mutande così la fortuna vi arriderà. Solo l’Isola dei famosi è in crisi. Ma è ovvio, schiacciata dalla mirabolante Penisola dei famosi in onda a reti unificate.

Se non siete gioiosi siete colpevoli. Perfino Rosy Bindi si fa una risata allo scherzetto del Cav, invece di tirargli un calcione nei cosiddetti. Il nuovo Foglio è magicamente trasformato al nuovo corso. Se non fosse per i Tabarri di Langone – leggermente difformi – il radicalchoc dei radicalchic sarebbe perfetto. Però suvvia, si potrebbe pure far dono di un elegante Manterello a Sua Santità Sergio insieme con oro e mirra, che d’incenso ce n’è a iosa.

Pian piano, come è giusto che sia, cominceranno le purghe, ma è ovvio!, in un clima da Italia di Bengodi, dove ogni cosa sorride e tutti son contenti, chi disturba il gaudio e i manovratori, deve tacersi, o allontanarsi, perché la grande opera di allegrizzazione, sia compiuta a puntino. Manco a dire, come nei tempi bui, che ci si può rifugiare in chiesa: si rischia di trovare il presidente del Borgorosso in raccoglimento estatico, e se è occupato a perder fogli altrove, beccarsi papa Ciccio che se non sei un po’ olivastro, con gli occhi a cinese, e se non dici che Allah è grande ti molla un manrovescio che vedi le stelle.

Ed è certo che gli investitori stranieri arriveranno a frotte. “E’ qui la festa?” Di lavoro ce n’è. Fabbricare camicie grige, ornare ogni cantuccio del bel paese di statue di San Mattarella e il suo renzino, souvenirs, gadgets, manuali su come vestirsi e truccarsi da Boldrini, e naturalmente, le poesie di Vendola in cinquanta milioni di copie da allegare alla carta d’identità per tutti i controlli del caso.

Io che non mi sento troppo allegra, e che per caso mi sono trovata in Patria mentre il miracolo accadeva, e avendo beccato per sbaglio la soda caustica dentro il caffè, me la svigno quatta quatta, non si sa mai. Non vi do il mio indirizzo, ma contattatemi privatamente: se non avete troppo voglia di spanciarvi italianamente, magari vi aiuto a scappare.


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