Per anni ci hanno raccontato di come, in questo Paese, mancasse la democrazia, di come Mediaset facesse il lavaggio del cervello alla gente. Chi timidamente affermava che su dette reti, inclusi i Tg, di politica non si parlasse affatto, che non sembravano per nulla schierate (Emilio Fede a parte, il quale contava, in ascolti, percentuali ridicole), rispondevano: «appunto!, fanno del disimpegno la loro arma migliore. Addormentano le coscienze.». Era difficile rispondere a tali affermazioni: si era troppo impegnati a raccogliere le proprie braccia, e pure qualcos’altro, appena cadute.
Il leitmotiv è stranoto e non occorre ripercorrerlo qui in dettaglio, basta ricordare che termina con il ritornello, ripetuto talmente tante volte da sembrare vero, del «ventennio berlusconiano che ha dominato (e rovinato) l’Italia».
Per la costruzione di questo scenario si sono fatti molti sforzi: sono stati scritti migliaia di elzeviri, sono state trasmesse innumerevoli ore di talk-show, scritti libri, svolto inchieste, celebrati processi, fotografati topolanek al vento. Di tutto, di più. Caduto Berlusconi, la morale è cambiata. Aspetti a cui si dava ampia rilevanza, adesso si liquidano con una alzata di spalle.
Ricordate l’ampio e acceso dibattito attorno ai rapporti Freedom House, organismo finanziato per l’80% dal governo Usa, ma che si autodefinisce «una voce chiara per la democrazia e la libertà in tutto il mondo» e che dà, tra l’altro, le pagelle sulla libertà di stampa delle varie nazioni? Ebbene, l’Italia fu retrocessa da Paese libero a semi-libero a causa dei governi berlusconiani, e ciò fu oggetto di grande scandalo. Per la cronaca, siamo ancora parzialmente liberi, nonostante i trascorsi, osannatissimi esecutivi Monti, Letta e l’attuale Renzi, ma ovviamente non se ne cura più nessuno.
Idem per quanto riguarda gli articoli sulla stampa estera che parlavano di noi in modo poco lusinghiero. Non c’era giornalista che non si stracciasse le vesti per le brutte figure che al Paese faceva fare Berlusconi, salvo poi, infischiarsene bellamente anche se a titolare, in prima pagina, «Non c’è angolo d’Italia immune dalla criminalità», è il New York Times, forse la più prestigiosa e autorevole testata al mondo.
Ma la disinformacjia non si è certo arrestata con la caduta di Berlusconi. Basta vedere cosa siano capaci di raccontare su Mafia Capitale per rendersene conto, dove le colpe di tutto – al di là di ogni evidenza – vengono scaricate su Alemanno. Eppure i numeri raccontano una realtà ben diversa, sia per l’inchiesta romana, sia per gli scandali maggiori, da Lusi a Penati, da Mps al Mose dove i titoli sono tutti per Galan (Pdl), ma si sorvola su Giorgio Orsoni o Zanda (entrambi PD). Numeri che coinvolgono la sinistra in modo pesantissimo.
Non potrebbe essere diversamente. Il centro-sinistra governa la quasi totalità dei Comuni, delle Province e delle Regioni. È al governo in Italia ed ha portato una sterminata pletora di rappresentanti in Europa. Controlla praticamente tutta l’informazione; salvo quattro giornaletti di area opposta, tra l’altro con idee poche e ben confuse, allo sbando e privi di linea politica, incapaci di affondare le penne nell’enorme area di malaffare costituita da cooperative e partecipate, anche queste governate dal centro-sinistra.
Non c’è angolo del Paese che non sia in mano ad una dittatura politica, economica, culturale progressista. Si sono impadroniti pure di Bergoglio, ne hanno fatto una loro bandiera, si sono trasformati da feroci mangiapreti in depositari del vero Vangelo, giungendo ad interpretare e a dare “corretta” lettura dei Dieci Comandamenti. Certamente non gratis, dato che Benigni, per due sole serate, pare prenderà ben 2 milioni e 400mila euro. Ma si sa, la cultura costa, figuriamoci quando ha il sapore della Verità.
Sul fronte opposto sembrano tutti dei pugili suonati, incapaci di ricompattarsi e di proporre una linea politica chiara ed incisiva. Berlusconi, ormai sfinito e finito, ha preferito appaltare Forza Italia a Renzi e manca talmente un leader che, nel buio pesto, riesce a brillare addirittura Salvini. I liberali che, seppur sparuti come sempre, avrebbero oggi spazi politici pari a praterie, sono dispersi in mille rivoli, sputtanati addirittura dal Mago Zurlì non si sono più ripresi. Intenti a misurare chi è più liberale di chi, come degli adolescenti nel bagno della scuola fanno a chi ha il pisello più lungo. Ma questa è un’altra (triste) storia.
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