Come ormai tutti sapete, ho l’onore di avere un vicino paranoico, ex detenuto per crimini contro i vicini; che volete, ognuno ha le sue debolezze, c’è chi saponifica fanciulle, chi scappa con la cassa, chi dice che ha stato lui pure se non ha stato lui, gli omofobi, i berluscofobi, i magistrati, gli inventori dei call center, tutta la panoplia di lazzarini e lazzaroni che rendono movimentata ed interessante la nostra grigia vita di normali.
Il mio confinante è un vicinofobo. Non so se sia vizietto diffuso, è vero che una riunione di condominio è sovente un consesso di potenziali assassini, tutti pronti che “al via scatenerò l’inferno”, ma qui siamo all’aria aperta, campagna, ci sono i prati, le farfalle, non è questione di caldaie, di tubi che scorrono o di ingenti stanziamenti per scope e palette: ognuno se ne sta nel suo, bucolicamente.
Lui, il vicinofobo, lo hanno spedito qui dopo quattro anni di onoratissima galera, perché nella regione di Parigi non ce lo vogliono più, dato che sette anni fa, contrariato del fatto che non poteva far fuori i vicini ed “espandersi” conquistando sul campo tutto il confinante possibile, e possibilmente di confinante in confinante tutto il quartiere, e di quartiere in quartiere, tutta Parigi. Si barricò per sedici ore in casa con un arsenale che il povero Saddam Hussein se lo sognava, divertendosi come un bimbo alle fiere di paese a tirare sui gendarmi, bing, qualche bombetta or qui or là, bang bang, minacciando di far saltare tutto.
Però poi si arrese, poveretto. In fondo, che aveva fatto di male? Il giudice sta a Berlino, si sa, e quello di Parigi (come si sarà chiamato? Ingroyà, Grasson, Boccassin) pensò bene di mandarlo un pò in gattabuia, tanto per farlo socializzare un pò con altra brava gente come lui, e poi rimetterlo in libertà, a condizione che non si facesse vedere manco dipinto nei pressi della Ville Lumière. Col gruzzolo accumulato nelle patrie galere (è buono a sapersi: in galera qui ti pagano) il bricconcello venne a comprarsi la casetta con giardino confinante dalla mia. Ci separava un muro e una recinzione a rete.
Per la famosa e universalmente adottata legge sulla privacy, chiunque di voi può essere disturbato infinite volte dagli scassacall durante la giornata, il telefonino se passate la frontiera vi dice dove siete, che volete, dove andate, un fiorino, ma un tizio che ha un corposo curriculum di crimini, se arriva in un posto direttamente dalla prigione è “purgato” (qui dicono così, ma niente a che vedere col sublime olio di ricino d’antàn) e di lui nessuno deve sapere nulla, manco il sindaco. È dato per scontato che dopo la purga, chiunque diventa una suorina compassionevole dedita alla contemplazione e alla cura dei fiori e del suo prossimo, compresi vicini. Il suorino in questione, forse non purgato abbastanza, si è subito messo con gran lena a preparare il vicinicidio. Rottura di recinzioni, gufi morti attaccati ai cancelli, furti di chiavi, sconfinamenti notturni, avvelenamenti e tagli di piante, minacce di morte ed altre frivolezze così, da suorina. Recidivante, direte voi. Macché: il purgato se non vi spara e vi prende, sempre purgato resta. Anche ieri, quando ha imprigionato l’idraulico che era venuto a pulire la nostra caldaia ed ha detto ai gendarmi: ”che era logico farlo, dato che lui “detesta tutti gli operai che vengono a lavorare per queste schifezze qui (che saremmo noi) i gendarmi hanno subito detto che aveva perfettamente ragione e che la pazza ero io, perché tutto sommato potevo pure provvedere a farmi un ingresso da un‘altra parte. E le piante, vabbeh, in fondo cos’è una rosa, mica stiamo a fare Ronsard, qui. E il gufo morto? Beh, se si è suicidato in piedi infilzandosi nella recinzione, pure i gufi vanno in depressione e qui non c’è il generale Garofalo a dire che forse è guficidio. La recinzione tagliata? Fatevene un’altra; le minacce di morte? Siete viva, parlate pure, bazzecole. Hanno azzittato pure il sindaco. Perché ci avete chiamati?Normale lite tra i vicini, checacchio vuole st’idraulico? Il dossier? Non ha ancora ammazzato nessuno, se vedete sangue, chiamateci.
Ed eccoci ridotti a palle di pezza di un “tiro al vicino” in una festa paesana. Ma è tutto così: riguardi, sussidi e aiuti, offerte di lavoro, onorificenze, seggi al parlamento, pacchi di Natale, per tutti quelli che di ogni razza, sesso, religione, numero di scarpe, abbiano al loro attivo se non un omicidio, almeno un sequestro di persona o di un intero quartiere. Per i “normali”, un bel fico secco e tolleranza zero.
Confesso la mia debolezza: non so delinquere, sono proprio un’anticonformista nata e senza speranza. Aveva proprio ragione quel “signore di Napoli” dell’ufficio successioni, che ancora sta con la pancia in mano a ridermi in faccia perché invece di farmi taglieggiare dallo stato con una gigantesca rateizzazione di una giganteschissimissima tassa di successione per cose che avevano avuto gli altri, non avevo vuotato la cassa delle opere pubbliche del paesello del mio comune. Delinquere! Memento delinquere semper!
Vi chiedo dunque aiuto: c’è tra le mia conoscenze un referenziatissimo killer, imbroglione, camorrista, bombarolo che possa farmi un corso di formazione perché io possa finalmente imparare a macchiarmi per bene la mia schifosissima candida fedina e possa accedere, previo passaggio trionfale in prigione, nel felice areopago dei purgati? Contattare Zonadifrontiera, perditempo esclusi.
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