Adesso non ascoltate il coro dei fighetti-prefica che avanza il populismo, che l’estrema destra trionfa, occhedisastro, astro astro astro: ci sarà il secondo turno, non prenderà una valanga di sindaci, ma è ben possibile che centri l’obiettivo dei mille eletti, e il suo Front ha presentato liste e candidati in una percentuale molto bassa di città ed è già al sette per cento. Metteteci l’astensionismo, il fattore del radicamento territoriale dei grandi partiti, le liste civiche che non hanno colore nei villaggi, fate un calcoletto e potrete indovinare da soli il risultato delle europee prossime venture in Francia. Costernatevi pure, conformi di destra o di sinistra: Marine è Marianne e si sta riprendendo la République.
C’era uno spirito gongolante e gioiosamente cospiratore ieri, nelle contrade. I Francesi parlano poco di politica, ma hanno ben chiaro il concetto di sovranità popolare; immaginate che tutti hanno un permesso di caccia e un fucile, pure quelli che non sparerebbero a una pulce, perché: “c’est mon droit”, dalla rivoluzione in poi. Figurarsi con quale stato d’animo hanno subito la sudditanza Sarkollandista agli interessi stranieri e la libera interpretazione del risultato del referendum contro la Costituzione europea. Quel buon uomo di Luigi XVI avrebbe avuto salva la testa, e forse il trono, se non avesse messo in mezzo gli stranieri negli affari di stato.
Marine è una ragazzona spregiudicata, ama il vino, fuma come una ciminiera, ha un bel compagno della sua stessa stazza e parla come mangia. Detesta i luoghi comuni, spiazza gli interlocutori con eleganza e fermezza, dell’embargo mediatico e della demonizzazione se ne strafotte e doppio. Lei sta tra la gente, ha percorso la Francia in lungo e in largo, parla con tutti. La incontri in pizzeria e subito si mette a chiacchierare come se ti conoscesse da una vita. Scavalca a sinistra la sinistra e la destra a destra, facendosi beffe di chi inalbera vecchie categorie ideologiche per avallare prostrate politiche-fotocopia. La vera sfida, oggi, è tra chi ritiene che occorra uniformarsi alla tecnocrazia dispotica e chi invece pensa che Europa può essere solo e soltanto se è Europa dei popoli.
“Le peuple” che Marine evoca in tutti le occasioni, non è l’odiosa zuppa ripetuta a pappagallo della “gente che non arriva a fine mese, il popolo delle partite iva, etc. etc.”, non è il metùp urlante ed acefalo dei grillini: è l’insieme di individui che hanno una storia ed una cultura comune, coscienti di diritti e doveri che non vuole delegare il proprio destino a chi ne sta facendo strame nel nome di nulla. Ciascuno ha diritto di parola e di ascolto, perché governare è sintetizzare un’anima da tante anime, non un imporre disumane norme astruse, feticci e astrattismi economico-finanziari. Non è questione di “pancia”, è questione di cuore e di buonsenso. Populismo sto piffero. Avercela, una così.
A maggio ne vedremo delle belle. Intanto prepariamo l’onda blu attaccando manifesti, cospirando alla luce del sole, e non ci facciamo mancare il quartino di Chablis. Anche questo è il bello: il Front National è un partito leggero, all’americana: ci sono quando occorre, altrimenti non rompono le scatole.
Tecnocrati, attenzione, stiamo arrivando: “Qui non si vendono sogni, ma solide realtà”.
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