Eugenio Scalfari, anche detto ʺ’Onn’Eugenio ‘a Macchiettaʺ, deve essere un po’ fuor di testa. C’è anche una questione di buona educazione. Lui sgarra col Papa, quando sostiene che non esiste il peccato. Che direste voi se ci si mettesse a predicare ad un dentista che il mal di denti non esiste? Ma per comprendere la genesi di questo disturbo del ragionare e del sentire bisogna partire di lontano.
Proprio in questi giorni Repubblica va scoprendo (o meglio, cominciando a scoprire, o, meglio ancora, fingendo di cominciare a scoprire) che il ʺcomunismoʺ è uno stupefacente mucchio di colpevoli baggianate, e finalmente lo dichiara. Questa è la novità importante: ʺlo dichiaraʺ. Un intoppo teorico? Ma no. Quelli di Repubblica hanno cominciato a notare che dirsi comunisti, anche solo ‘al caviale’, non conviene più. Il problema non è mica ʺteoreticoʺ: non sono mica fessi, loro! Finché s’è potuto, hanno dato a Cesare quel ch’è di Cesare, ovvero al conformismo quel che esso chiedeva ʺdi rimandoʺ. Il classico sistema giornalistico per ʺfar tornare i soldi a casaʺ: si insegna ai fessi ad essere fessi; poi si vende loro ʺmateriale culturaleʺ fesso. Et les jeux sont faits! É il caso di dire, come nel giochetto cretino che si faceva una volta: ʺfesso chi legge!”
Il comunismo è finalmente riconosciuto essere una dottrina loffia? Bene: ʺparce sepultoʺ. Ma che cosa predicare, adesso!? Con quali granaglie far girare la mola? Il secolo va scartando tutte le ideologie a disposizione. Giù il fascismo, il comunismo, l’abortismo, il femminismo, l’omosexismo, l’onanismo… Che scodellare, ora, al colto ed all’inclita? Il commercio del ʺpensieroʺ – al caviale, al baccalà o alle ostriche che sia – minaccia di incepparsi, per carenza di balle.
Ed è qui che la tradizionale, collaudata collocazione ancillare dell’Italia puó tornare di nuovo utile. Certo, ʺche tempo che facciaʺ qui da noi non lo sappiamo, ma basterà barcamenarsi in attesa che il ʺmondoʺ (l’Europa, e non solo) lasci capire ʺche cosa che pensaʺ. E poi basterà megafonizzare. É cosí che a Repubblica, e ovunque del resto, ci si procura il pane dello Spirito.
Di questo delicato momento di scompiglio “politicoʺ (come dite? sí, politico) vi sono testimonianze precoci, e la più evidente è quella del Capo donn’Eugenio, che, proprio in questi giorni, sincrono come un orologio, sta dando segni di disorientamento. Certo, lui è un po’ ignorante, con gli intoppi culturali non se la cava bene. Per fortuna c’è il pensiero del Papa, ch’è comunque… tradizionale, e fingendo di osteggiarlo si puó ricominciare a fare le volute ʺfigure di merdaʺ. Donn’Eugenio non se lo fa dire due volte: una discussione sul ʺpeccatoʺ, è quel che ci vuole per celare i vuoti d’idee. L’infallibile rimedio del misticismo!
Altrimenti, perché mai di punto in bianco il Barbamacchietta, che di solito di questioni simili se ne fotte, si metterebbe a discettare con tanta foga di ʺpeccatoʺ? Certo il Papa non ha preso come un caso di coscienza l’irruzione a gamba tesa del Macchietta -; è gesuita, il Papa, non è mica cretino!
A ben guardare, il momento è doloroso. Certo, alla nostra età c’è la fifa della morte. Ma, più concretamente, qui bisogna giustificare, con i lettori, i lunghi decennî di vuotaggini, le saccenti diatribe d’un tempo. Ma vàccelo a dire, ai lettori! Ci credevano, loro! E i costosi strumentali processi? Le luride ingiuste condanne? E le mendaci chiacchiere dei ʺricchiʺ per affamare i poveri?
Il tutto sarebbe da ridere -, ma invece no: è costato sangue e sudore a troppi; si è giocato ignobilmente sulla pelle di tanti Italiani affamati. D’accordo, su questa fiera di balle si son fatti affari d’oro; non v’è scribacchino che non abbia utilizzato la marèa di vuotaggini per farsi la villetta a Capri, la ʺposizione socialeʺ e il conto corrente all’estero. Ma insomma, che vergogna.
Vorrei sapere – ma, lo riconosco, questi sono interrogativi che la gente per bene non dovrebbe porsi – se persone avvertite, come la Annunziata per esempio, trovano che tutto ció sia ʺpresentabileʺ, oppure no. Chissà.
Comunque: trapàssino tutte le ideologie che volete, nascano e muoiano, albeggino e tramontino! L’importante è che, come or ora si diceva, ʺi soldini tornino a casettaʺ. E Marx, per favore, vada a farsi fottere altrove, se gli riesce ancora. Intanto, come dicevamo ab initio, lo scompiglio di donn’Eugenio nasce qui. Ignoranza piuttosto spinta, maleducazione, e paura del vuoto commerciale (addizionato a quello… metafisico), hanno generato la discussione sul ʺpeccato (che non c’è)ʺ.
Post scriptum – Ci permettiamo di proporre un ʺquizʺ a donn’Eugenio.
É peccato quel che faceva Victor Hugo, quando dava un franco alla cameriera per tastarle il sedere e i seni?
Oppure è peccato imbottire per anni con interessate scemenze le teste di milioni di lettori, allo scopo di far soldi intontendoli?
Dalle risposte dipendono il sí o il no al quesito ʺse il peccato esisteʺ.
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