LA PRESA DELLA PASTIGLIA

L’oppresso che accetta l’oppressione finisce per farsene complice.
(Victor Hugo)

Che lo condannassero, ne eravamo certi. La dittatura non fa sconti a nessuno, figurasi a Lui che ha cercato di combatterla per vent’anni. Quello che invece ci ha sorpresi è la calma olimpica con cui tutti hanno assistito all’ultimo atto di una presa di potere che pare irreversibile. Si dice che il nostro inconscio ha dei “veli” che scendono al momento opportuno e che impediscono di farci vedere l’orrore e l’assurdo fino in fondo. Capitò anche a noi, una volta, comodamente accomodati in un salottino di una discoteca all’aperto: in fondo, verso la musica, c’era un cancello chiuso su un viottolo sul mare e di fronte, un cimitero. Discutendo del più e del meno, ci capitò di gettar l’occhio da quella parte: dietro i ferri un lenzuolo luminoso danzava graziosamente con grande lentezza. “Toh, un fantasma!”, ci dicemmo calmi “andiamo a vedere”. Andammo. Il fantasma era proprio li’, trasparente, senza piedi, una figuretta senza materia e senza lineamenti: l’osservammo a lungo, e poi, sempre tranquilli, tornammo al nostro posto a divertirci. Fu solo l’indomani mattina, ben svegli, che ci guardammo e ci chiedemmo: “scusa, ma cosa abbiamo visto?” E ci si rizzarono tutti i capelli sulla zucca.

Bruno Vespa non è precisamente un fantasma, non lo sono – sebbene grottescamente impaludati – i “Signori della Scassazione”, purtroppo non lo è nemmeno Sua Maestà Presidente del Ciesseemme – re fantoccio -, ma il fatto non è meno terrificante. Tre ore di camomilla riscaldata da Casini, speziata da Epifani, di gossip da operetta per infinocchiarci a dovere e renderci totalmente inoffensivi. “Dove andrà, in galera o ai servizi sociali?” L’infaticabile Belpietro ci inonda di domande idiote, passatempi da spiaggia per cretini.

Carissimi Italiani, Berlusconi può piacere o non piacere, ma ieri la condanna ve la siete scritta tutti da soli. Il potere giudiziario – che non ha nessuna legittimità né popolare né istituzionale – si è insediato al comando gettando in gattabuia il capo del partito dell’opposizione. Nulla di strano, nelle dittature succede così (e poi succede pure che arrivino gli eserciti ad instaurare dittature peggiori, in nome della democrazia, ma questo è un altro discorso). L’articolo 1 della Costituzione è stato dunque finalmente cambiato, non in Parlamento, ma in un tribunale: “l’Italia è una dittatura fondata sul potere giudiziario”.

Nemmeno la vittima l’ha capito fino in fondo. Coraggioso e ingenuo come sempre, chiama a raccolta il meglio del paese perché faccia la rivoluzione liberale. Già. E come? Nessuna riforma potrà mai farsi senza l’avallo delle odiose toghe: sono dappertutto. E su tutto sentenziano: sulla vita, sulla morte, sull’amore, sul sesso, sull’impresa, sul lavoro, sulle delibere, sulle leggi, sulle assunzioni, sui licenziamenti. Pronti a segnare a dito e sopraffare con ogni mezzo chiunque non faccia o dica ciò che loro vogliono. Per ogni istituzione, organismo di governo o amministrativo, fosse pure un condominio o una bocciofila, c’è sempre un organo giudiziario pronto a sovvertire le volontà altrui. Lo sanno bene i pusillanimi come Casini – gentaccia piena di scheletri nell’armadio – che si calano le mutande giulivi guadagnandosi posti, prebende, tranquillità. Vi ricordate Di Pietro? Fece il lavoro sporco, fu promosso politico, compì ogni sorta di abuso e ruberie varie, ed ora sparito come in un gioco di prestigio, si gode tranquillo il malloppo e nessuno lo tocca. Quando si parla di De benedetti, tutti si levano il cappello, lo stesso Grillo che ha sulla coscienza parecchi orrori (non è un refuso, orrori) è coccolato da tutti, avendo sposato toto corde il più bieco giustizialismo. Mps sarà anche una bolla mediatica, come dice il pur ottimo Ferrara, ma si è ammazzato un uomo: ne vogliamo parlare? E che dire di tutte le fandonie dall’Ariosto a Ciancimino che per vent’anni hanno diretto la storia del paese con le loro esternazioni del piffero? Prezzolati ed apprezzati come star: come nelle più schifose dittature, se dici quello che vogliono i capi fai la bella vita, anche (e soprattutto) se sei un pezzo di merda. La galera ormai è solo per i gentiluomini.

Ora si metterà in scena una grande “canalizzazione del dissenso” a base di talk show, salotti, salottini e salottonzi, arriveranno perfino schifosamente ad apprezzare “il senso di responsabilità del pregiudicato Berlusconi” perché si fa scudo umano per difendere il governicchio Letta e continueranno a mangiarsi quel che resta dell’Italia a morsi. Noi a guardare.

E La Bastiglia? “Do guella la breze un bovero degro ghe aveva il raffreddore“. Noi, no.


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Una risposta a “LA PRESA DELLA PASTIGLIA”

  1. […] Angela Piscitelli, “La presa della pastiglia”: Che lo con­dan­nas­sero, ne era­vamo certi. La dit­ta­tura non fa sconti a nes­suno, figu­rasi a Lui che ha cer­cato di com­bat­terla per vent’anni. Quello che invece ci ha sor­presi è la calma olim­pica con cui tutti hanno assi­stito all’ultimo atto di una presa di potere che pare irre­ver­si­bile. […]

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