E adesso è finita anche la musica. Sulla Grecia martoriata scende il silenzio, e pure il pianto è muto, senza singhiozzo. Il ratto d’Europa è davvero compiuto ed il volto della ninfa è quello di una bella donna bionda, con gli occhi umidi ed un violino inutile tra le mani.
Inutile, si.
Come sono inutili le nostre aspettative e i nostri sogni, i nostri talenti e le nostre esperienze, e tutte quelle diversità che diedero lustro, cuore, guerra, pace, sale e sangue al nostro Occidente. Cosa è successo? Non è questa forse la più violenta e turpe delle guerre quella che uccide l’uomo, nell’accezione più nobile, in nome di nulla?
Ci dissero che sarebbe stata foriera di pace e di benessere, che ci avrebbe dato libertà e cultura, e che le idee di ciascuno di noi avrebbero, infranti i confini, navigato sicure nel mare del futuro, per costruire.
Stiamo assistendo invece al massacro dei popoli, alla distruzione delle identità gettate a calci e tritate nell’ingranaggio di una macchina infernale che dà solo numeri e scioglie i volti nell’acido della menzogna.
Certo, la vita continua, in Grecia, in Portogallo, in Spagna, in Italia: tutti si difendono come possono, ma sono disarmati. Guardate le città e i villaggi. Dove solo qualche anno fa c’erano le botteghe, c’era la vita, ora tra le saracinesche abbassate e le insegne impolverate, banche e usurai. Comprano il nostro oro: le catenine dei nonni, i doni di battesimo, forse anche i denti. Una volta c’erano i condominii e certi amministratori furbetti che compravano troppe scope, ora ci sono le grandi società immobiliari – ancora Banche – che vi succhiano il piccolo reddito per costringervi a vendere a loro. Chi altri?
Ditemi, ditemi una sola azione, una! in cui questa maledetta Europa si differenzi – nelle forme e nei contenuti – da quella mafia della quale ci si riempie la bocca e il portafogli discettando in giro. Ricatti, usura, e nemici senza volto. Noi vediamo solo i loro picciotti, i politici: quelli che ingrassano e riscuotono, implacabilmente, il pizzo alla povera gente. E poi, omertà. Gli oligarchi continuano a fare il lavoro sporco seminando false piste per disorientarci e per occupare il nostro tempo a scannarci tra di noi, come i polli di Renzo.
È una guerra e la stiamo perdendo senza capire. Dobbiamo svegliarci e riprendere in mano il nostro destino. Sfidiamola, questa Europa canaglia e usurpatrice. Non la vogliamo. Noi non la vogliamo. Preferiamo combattere, se necessario un nemico che ha un nome, che ci può uccidere ma può essere ucciso. Gli Italiani hanno fatto la storia di molte nazioni, poco importa se poi non riescono a fare l’Italia in modo giusto. L’Italia c’è proprio perché è così: meravigliosamente anarchica e creatrice in ogni luogo, appassionata dell’individuo, insofferente alle regole. L’Europa dei morti viventi non è la nostra, noi vogliamo che la musica torni ad abitare i templi, che l’indulgenza, la compassione ed il principio di realtà sputino sul patibolo del rigore e gli odiosi trattati; vogliamo che si torni a guardare gli occhi degli uomini, non i loro conti in banca. E soprattutto che cessi questo insopportabile mefitico colpevolismo che ci rende tutti schiavi senza alcuna ragione e per nessun obiettivo. Disobbediamo, Italiani! Nessuno ci ha consultati prima di gettarci in questo abisso. Erdogan, per ragioni diverse, ha detto oggi: «non riconosco il Parlamento europeo». Bene. Non lo riconosciamo nemmeno noi. Si riprendano i violini, le viole, i contrabbassi le trombe. Fuori dal podio i cattivi maestri. Ad ogni costo.
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