RODOTÀN

Rodotàn-tàn tàn! Rrrodottàntàn! Rodotàn….pfuii. Plok.

Eh, sì, cari estremisti alla vaccinara, caviar, scafandrati, in eskimo, in gonnella e in camicia con trippa debordante, fatevi una ragione: la rivoluzione non è arte vostra. È un errore credere che si possa cambiare il mondo, ma anche il circolo della pasta e fagioli senza aver neanche un’idea, un’ideuzza piccina nella zucca. Che sìa fluida, liquida o un po’ intostata, la democrazia segue delle regole.

Arrivaste in tanti alle agognate seggiole di velluto delle Camere, muniti del vostro “iphone” e di una spocchia degna del peggior politico di lungo corso. Certo, avete ammazzato il Pidi”: “Vile, tu uccidi un uomo morto”.

Bersani è un brav’uomo, di suo, di quella raffica di insensatezze messe in fila nei cinquantacinque terribiles dies non ne avrebbe fatta forse manco una; era in imbarazzo, si vedeva il pover’omo: la bassa è terra alacre, gioviale; la nebbia non impedisce alla gente di guardarsi negli occhi.

A sinistra i furibondi suoi, di professione odiatori del Cav, vecchi e nuovi la gatta morta Moretti, Gotor, vari ed eventuali; accanto il retore di Sel, forbitamente ingrillito; alla destra la Lombardi, il robottino informatico-antipatico, subito entrata trionfalmente nella casta e pronta a presentare un disegno di legge con l’introduzione del reato di lesa maestà per furto di portafogli di deputata, ciuccia a cinque stelle. Bersani lo hanno fatto a pezzi e lui pateticamente, umano tra subumani, si è adeguato. Però un Presidente di garanzia, almeno quello, voleva eleggerlo, eccheccapperi!, a tutto c’è un limite.

Macché. Non solo lo hanno trascinato a sostenere la balla di un governo senza previa maggioranza, ma gli hanno pure impallinato il presidente di garanzia. Lui, in panico, ha messo in campo l’artiglieria pesante in bicicletta contro il Cav: nein!, gli hanno impallinato pure quello.

Intanto il grillume organizzava la rodotata dentro e fuori il palazzo, convinti che il presidente si potesse eleggere per acclamazione: sono i disastri provocati dal nostro sistema scolastico fermo al 68. Ai miei tempi sì studiava “educazione civica” (e pure economia domestica: bei tempi e materie splendide). Se un bimbo avesse profferito una simile puttanata, un zero e la faccia al muro non glieli toglievano nessuno. Invece l’intellighentia del paese in estasi: rodotàn rodotàn rodotàn! è la rete che lo chiede!

E siccome la mamma dei tromboni è sempre incinta, l’«illustre giurista super partes» gonfiato come un tacchino estrogenato lasciava fare i suoi “grandi elettori” con occhietto compaciuto. Solo a scrutinio avanzato, sfuggitogli inspiegabilmente (per lui) il Quirinale da sotto, mentre i grillastri aizzavano la piazza contro il palazzo, ha sentenziato da Bari che il dissenso si esprime in Parlamento. Un po’ tardi: la rivoluzione era stata già convocata. Tranquilli, sarebbe sceso il salvifico Grillo a marciare su Roma e a liberarla per restituire a Rodotà lo scettro del potere (del podere, vista la decrescita felice).

La grande attesa. Poliziotti in tenuta antisommossa, il popolo del web in attesa del Messìa, le otto, le nove, le dieci. Sicuramente Gomez ci sperava. E magari anche Nicky: ogni rivoluzione deve avere il suo cantore. Cristo si è fermato ad Eboli, ma allora non esistevano gli autogrill. Come è, come non è, la rivoluzione sì è trasformata in una conferenza stampa del giorno dopo, come la pillola. Si capisce, altrimenti quelli di RaiNews e del Fatto Quotidiano, avrebbero fatto a pezzi i rivoluzionari. E poi, le foto ricordo sono importanti, sono tutto. Senno’ che ci mettiamo sul web? Meetùp meetùp! Rodotàn tàn tàn. È chiaro che il novello Robespierre se l’è fatta addosso, e si è affrettato a montare uno spettacolino, ma che dico spettacolino: un siparietto. Niente comizio “checcazzo dico? Ora faccio un predellino, che tira sempre; anzi, già che ci sono, zompo pure sul tetto dell’automobile senno’ che Grillo sono? Giù coi flash e poi filiamocela rapidi, alle volte a quella Santa Donna della Cancellieri scappasse la pazienza, e mi facesse un mazzo tanto”. Rodotàn, rodotàn rodotàn, tàn,tan.


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