Noi Italiani siamo caduti troppo in basso. Naturalmente, anzitutto dal punto di vista economico. Siamo diventati tutti estremamente pezzenti -, tranne parecchi brutti ceffi, si direbbe per effetto di una variante sociologica della legge di Gresham (ʺi componenti peggiori d’una società prevalgono sempreʺ). Ma lasciamo da parte ció ch’è irrisolvibile. Il presente disatro economico sarebbe aggredibile, forse risolvibile, se si potesse scavalcare la tenace, demenziale conventio ad tacendum che colpisce Silvio Berlusconi.
Stiamo cadendo in basso in molti altri modi. La fame è cosa gravissima, ma l’ottundimento collettivo manco scherza (e c’è più che un sospetto che questo ottundimento costituisca una delle concause non secondarie del disastro economico che ci attanaglia). Molti, troppi tra di noi non sono più in grado di riconoscere uno stile di vita decente, per cui rischiamo tutti di diventare più ʺimpresentabiliʺ di quanto pensi l’impresentabile Annunziata, ch’è quanto dire. Quando si diventa disgustosi persino ai disgustosi, accidenti!, si è fritti. Qui peró c’è un’altra legge, ben nota: “L’impresentabile trova presentabili solo quelli come luiʺ. Alla Annunziata o a Michele Santoro piacciono, in fondo, Santoro e l’Annunziata. Tutto bene, ma per esempio in Francia gente simile la si sopporta (la democrazia è anche questo), ma la si spedisce nella stiva. E la nave più o meno va. Da noi invece pullula dappertutto, e specialmente sui ponti di comando e di prima classe, e la nave rischia di andare a picco. Che un Santoro, d’accordo con la ʺsuaʺ magistratura, tiri fuori il puzzo di smegma ogni qual volta Berlusconi si approssima a una vittoria, è cosa che fa di lui Santoro un avanzo di Santoro; ma noi Italiani cominciamo a trovare naturale che Santoro si comporti così. Fa tanto spiritoso! L’abitudine all’inciviltà è cosa grave. Stiamo perdendo noi stessi per questa plebea sopportazione della bassezza. Questa è patologia del sentire, come quando ridacchiamo perché qualcuno è riuscito a ʺfar fessoʺ qualcun altro. Il segnale ce lo procura Joseph de Maistre: ogni caduta di qualità d’un popolo provoca, come inevitabile sintomo e poi come conseguenza, la corruzione del suo linguaggio. E noi infatti siamo caduti nella inciviltà parolacciara. In Italia, non s’era mai sentita una scatolalia simile.
Siamo caduti in basso, ma molto, quanto a sopportazione delle indecenze della magistratura: il Paese non ha più le strutture morali atte a sdegnarsi. Non dispone più d’un sentire abbastanza ʺpulitoʺ, sta perdendo la coscienza civile. Qui, come sempre, è opportuno riprendere la distinzione tra ʺindividuoʺ e ʺpersonaʺ. L’individuo è il singolo in quanto unità empirica, ʺavalutativaʺ; la persona invece è l’individuo immesso in una società, munito di diritti e di doveri, educato a rispettare, per sé e per gli altri, valori sia personali che comuni. Giacomo Leopardi era ben consapevole di questa indispensabile socializzazione: procuratevi il suo severo e importantissimo Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli Italiani, dove potrete leggere diagnosi come questa: ʺIn questo caos che veramete spaventa, e pone in gran forse circa il futuro destino delle società civili (…), le altre nazioni hanno un principio conservatore della morale e quindi della società che, benché paia minimo e quasi vile rispetto ai grandi principî morali (…), pure è d’un grandissimo effetto. Questo principio è la società stessa. Ed è la stessa cosa che asserisce Henry James: l’Italia è un ambiente inadatto ad una efficace educazione dei giovani perché manca di una società. Possiamo constatarlo in corpore vili se esaminiamo l’Italia del sud, della quale anch’io sono indegno rampollo: la società vi è ormai quasi assente, quasi assente lo Stato (che dovrebbe essere ʺminimoʺ, non mai assente); e pertanto vi cresce allo stato brado l’individuo. Ne risulta un ʺluogoʺ moralmente desertico in cui proliferano non le persone, ma bensí la Mafia, la Camorra, la Sacra Corona, la ‘Ndrangheta. Non certo una società.
La nostra società è talmente sfilacciata, che siamo arrivati a sopportare che il Presidente della Repubblica si permetta di dire che ʺnon ne puó più e che se ne va volentieriʺ, mentre Mario Monti fa sapere che finalmente sta per ʺliberarsiʺ. Ma che scherziamo!? non sanno, questi due pappagalli, che dovrebbero essere i depositarî dell’onore nazionale? ʺCe ne andiamoʺ!? Sí, a farvi fottere (qui la parolaccia ci vuole), scostumati idioti. Credevate che le ʺpresidenzeʺ siano ʺposti di lavoroʺ!? Eravate nelle liste di disoccupazione? Chi diavolo vi ha pregato di scomodarvi!? Se non avete onore, e neppure decenza, statevene zitti e ʺtirateʺ lo stipendio.
E l’imbecillaggine continua. Bersani fa sapere con sussiego che, mentre Berlusconi perde tempo, lui, operoso, fa ʺdiscorsi contro la fameʺ. Ah sí?, e perché non anche contro le vene varicose, gli eccessi di calore estivo, le pulci, la foruncolosi perineale di Carlo Marx? Ce n’è quanti ne vuole, di mali contro cui ʺdiscorrereʺ! Che aspetta ad andarsene al grullicomio più vicino?
La diagnosi sembra corretta: c’è troppa scemenza, ʺin Danimarcaʺ. Ma qui sorge un interrogativo drammatico. Se l’involuzione è giunta a questo punto, ed è tanto leopardianamente radicata, come sperare in una ripresa (abbastanza rapida, come imperativamente servirebbe) di collettiva civiltà? La risposta ce l’abbiamo qui, sotto gli occhi: la vediamo tutti i giorni senza scorgerla. Si tratta di un fenomeno sorprendente, ma tant’è: noi Italiani siamo cosí, samo nati per sorprendere. Siamo un popolo di ʺstrani augelliʺ come l’amore di Carmen, che: ʺsen vien, sen va, poi riede ancorʺ.
Ce l’avete innanzi agli occhi, lo spiraglio della salvezza. Non avete visto come Berlusconi sia passato in tre o quattro giorni dallo stato di ʺcoccopinto” della nazione a quello di vergognoso erotomane, truffatore, pedofilo? E non avete poi visto, alcuni giorni dopo, questo reietto ridiventare, a Bari, il prediletto di tutti i nostri cuori? E Monti, giovedì salvatore della patria, venerdì scocciatore, sabato jettatore da prendere a calci nel sedere? E Grillo, prima ʺsugli altariʺ, e dopo tre ore e mezza ʺnella polvereʺ, e poi daccapo? Vi è piaciuta la sua cretinata della tabella teratologica dei possibili Presidenti della repubblica? Certi ceffi! il Nobel etilico!? Orbene, basta con questi su e giù d’opinione, Italiani! Siamo giusti: solo Bersani fa solo e sempre schifo a tutti. Ciò per dire che la salvezza c’è, ed è una sola: la volubilità di noi Italiani. Basta imbroccare il momento positivo! Che è adesso, forza!
Ma a proposito! A proposito di Bersani, è lui il termometro universale dell’imbecillità, sua e nostra, di noi che lo sopportiamo ancora. Lui balbetta di essere ʺpronto a tutto, anche a farsi indietro ʺpur di far piacere agli altri, ma poi temporaleggia e tuona che ʺcon Berlusconi signornó, no e poi noʺ. Già lo vedo, di qui, quando all’asilo delle Frattocchie gli spiegavano che forse sarebbe stato proprio lui, da grande, quello che avrebbe chiuso con lo Stato Borghese e promulgato l’avvento del Regno della Libertà. Ed eccolo invece intento a cercar di nascondere gli escrementi e i fiaschi di un progetto mondiale finito ʺa puzzaʺ, nonché le ridevoli brutte figure personali!
Conclusione: scemenza dappertutto, certo; ma il primo premio va a lui, Bersani, che ha perfezionato la varietà ʺscemenza criminaleʺ. Si gratta, piroetta, straparla e ʺstrapanzaʺ mentre noi crepiamo di fame. Trova ʺindecenteʺ, lui, che qualcuno, con la salvietta già annodata al collo, azzardi un supplice: ʺpresto, c’è fretta!” E sì, per andare a pranzo aspettiamo che sia d’accordo lui! Deve piacere molto all’Annunziata. È presentabile. È un vero e proprio ʺcarnefice dementeʺ.
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