Del match Berlusconi-Santoro parlo a distanza di tempo perché questa volta non voglio attizzare gli utili fuochi della polemica -, voglio piuttosto fare valutazioni possibilmente istruttive per la prossima tornata elettorale. Valutazioni ʺmetapoliticheʺ, che guardino oltre i temi della zuffa, prendendo di mira ciò che solitamente (ed a torto) si trascura, e cioè i caratteri dei disputanti. Un falso oggettivismo ci fa ritenere che la stoffa dei singoli politici non conti. Ma è vero proprio il contrario: e lo vediamo tutti i santi giorni, anche se la cecità provocata dalla ormai endemica mentalità ʺstrutturalisticaʺ ci vieta di far tesoro di questa continua esperienza. Il suddetto match è stato utilissimo per valutare in modo comparato i caratteri dei contendenti, e la qualità delle loro armi.
Abbiamo potuto agevolmente constatare quanto segue:
Impossibile sopravvalutare Berlusconi. Vale più del previsto: persino più di quanto pensiamo noi scatenati seguaci.
Santoro e Travaglio, invece, sono stati sopravvalutati. Valgono persino meno di quanto noi credessimo. Il loro gioco è ormai vecchio.
Questi i due primi insegnamenti da trarre dal match. Direte: lo sapevamo già. Certo: ma spesso le conferme sono istruttive. Si è confermato, ad esempio, che un carattere scadente e un cervello vuoto stanno in rapporto dialettico (di reciprocità causale). Santoro e Travaglio hanno dimostrato di non avere una sola idea in testa, tolta la ormai stantía non-idea di sterminare Berlusconi.
Insomma ora ci fa piacere poter affermare a noi stessi e a chi vuole starci a sentire che avevamo ragione: il Cav. è ʺunicoʺ perché è inaffondabile, è coriaceo, è l’uomo che ci vuole in una situazione di voluta paralisi com’è quella di oggi (il ʺmuro di gommaʺ). Attualmente in Italia non ce n’è altri, della sua stazza. E’ tosto come una pietra, esce sempre sorridente da qualsiasi baruffa, per violenta e ingiusta nei suoi confronti che sia. Inoltre, i suoi sdegni durano meno ʺdello spazio d’un mattinoʺ. E questa seconda qualità ha una ragione anch’essa utile: egli dispone d’un temperamento concretista, leale, animato da sentimenti positivi, che lo mette in grado di padroneggiare i moti del suo animo. Infine; non agisce per conto di qualcuno, Merkel inclusa. Bada solo al sodo: riformare lo Stato per debellarne l’ingiustizia. Dunque, chiaro e tondo: VOTATELO, non gettate al vento l’occasione preziosa.
E qui, per favore, non parlatemi di ʺculto della personalitàʺ. Non sono tanto opaco. So benissimo che il Cav. ha molti difetti, e non è qui il caso di enumerarli per il semplice motivo che maiora premunt. Dirò soltanto che da lui mi farei procurare un automobile d’occasione, ma non organizzare un concerto, e neppure una pinacoteca. Ma queste sono consulenze che non affiderei quasi a nessuno dei parlamentari disponibili, che sono dei cafoni di prim’ordine. Il Cav. ha in compenso una finezza d’animo e una generosità che costituiscono l’ingrediente primo della signorilità vera, e tanto mi basta e mi avanza. Insomma, molti difetti, ma quasi tutti gli altri politicanti nostrani sono peggio di lui. Se la politica è l’arte di scegliere il meglio, questo significa, in parole povere, che è quella di scegliere il meno peggio.
Conclusione: in un ambiente di generale demenza e mancanza di carattere, le qualità del Cav. sono veri e propri tesori utili ad emendare la situazione di scompiglio economico ed etico che ci attanaglia.
Ma torniamo al match con Santoro e Travaglio che mostra come stanno le cose con la chiarezza procurata dai paragoni. Santoro è un carattere debole mascherato con ironia del tipo ʺloffioʺ; è allusivo, prudente, roso dalle solite arrière-pensées. Quando il clima si surriscalda perde le staffe, ed è quel che è accaduto di fronte ad un Berlusconi allegro e irridente. In realtà anche il Cav. ha urlato, ma non per sfogare la bile, bensì per martellare nei cervelli degli antagonisti e di tutti gli altri quelle che egli ritiene a buon diritto verità conculcate.
Quanto a Travaglio, è stato il consueto sputa-veleno, bava alla bocca, occhio da fiamma ossidrica. Fiamme e veleni però di scarso effetto perché non ben fondati. Molto bravo nella raccolta di dati, troppo spesso questi dati si mostrano addomesticati quel tanto che basta per renderli utili a scopi diversi dal conseguimento della verità. Le accuse poi si rivelano vere e proprie calunnie: si pensi alle maniacali insinuazioni ʺpornoʺ con le quali cerca di affondare l’inaffondabile Cavaliere. La sua debolezza infine grandeggia quando l’antagonista prende a difendersi con risolutezza. Sotto la raffica di contro-accuse del Cav., dopo aver sprigionato i soliti raggi verdi e getti di becco Bunsen, ha piegato la testa come il drago ferito da Sigfrido, stava quasi per piagnucolare rivolto a Santoro: ʺPapà, il Cavaliere mi picchia!” Insomma, è quello di sempre. Ricordo non so quando e dove un qualcuno gli gettò più volte in faccia l’ingiuria: ʺsei un pezzo di pan di Spagna!” Più volte: ʺPezzo di pan di Spagna, pezzo di pan di Spagna!”; e lui zitto sotto la gragnuola, come un pugile groggy. Ha fatto il ʺpan di Spagnaʺ anche questa volta.
Direte voi: va bene, ma a chi importa dei ʺcaratteriʺ del Cavaliere, di Santoro e di Travaglio? Qui la situazione è tragica, si fa la fame, altro che chiacchiere! Risposta: di quei caratteri ce ne importa, e molto, perché corrispondono nel bene e nel male ai caratteri dei contendenti oggi in campo. Se di Berlusconi ce n’è uno solo, di gente alla Travaglio ed alla Santoro ce n’è a carrettate.
C’è persino stato, a riprova, l’intervento di Vauro, che s’è rivelato risibile in senso non voluto: una patetica sequela di scipite battute fuori tema, à côté de la plaque, vecchiumi rimasticati che non hanno fatto ridere neppure i suoi fans. Insomma, la vittoria di Berlusconi non poteva essere più densa di significati sia diretti che collaterali: la falsa polemica sta invecchiando. Le melanzane sulle facce di Travaglio e di Santoro, facce che prima dell’accaduto qualcuno riteneva solo facce di bronzo, non sono andate a genio neppure al pubblico di sinistra.
Questo imprevisto ʺAnnozeroʺ (anzi: ʺAnno uno a zeroʺ) ha suscitato sorprese anche nei commenti. Ad esempio Feltri, solitamente perspicace, questa volta non ha fatto centro. Travaglio ha sulla groppa molti processi per diffamazione, dice, ma ʺnoi giornalisti ci siamo abituati, etc.ʺ Ma no. Qui non si tratta di disinformazione o diffamazione, bensì di calunnie. E perché non gli è andata a genio la spolveratura e accurata lucidatura della seggiola? L’aveva già fatta Chaplin, dice? E con ció? E infine, che c’entra il paragone con Sallusti? Sallusti è un gentiluomo che paga per altri, ed è anche un uomo che seppe tacere quando l’elegantissimo D’Alema, a corto di argomenti, gli chiese con furente signorilità: ʺchi ti paga?”. Non mescoliamo la lana con la seta. Berlusconi non ha mai chiesto a nessuno informazioni del genere.
Anche questo nostro salmo finisce con un gloria: il match ha dimostrato che la tragedia della miseria che ci circonda non può sopportare oltre le usuali menzogne dei nostri politici e dei loro banditori e coribanti. Andate a votare!
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