L’ITALIA NON È CREDIBILE

Il perfido spread era in salita già dall’inizio d’ottobre. Ormai siamo vecchi del mestiere: lo teniamo d’occhio come il colesterolo, non perchè noi si faccia parte di quella folta schiera che gioca in borsa, ma solo perchè, nuocendo gravemente alla salute della politica, occorre badarci.

Tanto di cappello agli Italiani, che continuano ad andare avanti ed a produrre nonostante la politica. In Francia arrivano già da un bel po’ certe pezzone di pecorino squisito che il paese dei 450 formaggi si precipita a consumare con delizia. Sappiamo fare un sacco di cose, noi, ma non se ne accorge nessuno.

Orbene, appare che una cosa sono gli Italiani, ed una cosa è lo Stato. Nel preciso istante in cui ogni diritto diventa favore, lo stato si fa canaglia. Nei paesi civili ci si rivolge alle istituzioni con fiducia, la ragione sociale dell’apparato è quella di regolamentare diritti e doveri fondamentali dei cittadini senza immischiarsi nelle faccende private e rappresentarli con autorevolezza discreta. Governare in democrazia vuol dire gestire una delega per favorire il benessere di una collettività, incoraggiandone l’iniziativa e preservando l’identità che è elemento fondamentale per aver voce e spessore in una realtà globale.

Il nostro popolo è sovrano? Manco per idea! Votiamo? Quelli che abbiamo scelto vengono tolti da mezzo e i programmi stracciati. Il Presidente della Repubblica lo eleggono i partiti, in Europa ci hanno spediti d’ufficio, la magistratura è onnipotente, la burocrazia è onnipotente. Le riforme? e dove sono? chi le fa? Vogliamo togliere di mezzo qualcuno che non digeriamo? Impossibile: non lo votiamo, ma ce lo ritroviamo lo stesso, sempre lì. Giornalismo, potere giudiziario e potere legislativo sono vasi comunicanti dove circola sempre lo stesso fetido liquido del potere: quello che logora chi non ce l’ha (leggasi il cittadino).

Il “lei non sa chi sono io” impera a tutti i livelli: dai capetti di partito ai funzionari delle Asl; finchè tutto si svolgeva “in famiglia” trovavamo il modo di arrangiarci. Abbiamo sempre pagato tutto, dal certificato di nascita (sbagliato) al dentista e l’avvocato (senza ricevuta e perdendo denti e cause), dall’università pessima ed ideologizzata alla licenza edilizia. Il sessantotto ci aveva affibbiato una classe dirigente di analfabeti, sopperivamo alla meglio. Certo che abbiamo sempre evaso. Se i servizi dobbiamo pagarli, se ci dobbiamo sobbarcare ogni volta il regalino per risolvere il problemino, se vai in un ufficio qualunque, ti trattano una pezza e poi devi prendere i tranquillanti che costano, i soldi non bastano. Ma ora l’affare si è complicato. Alla piccola estorsione quotidiana si è sostituita la grande estorsione della finanza: il debito pubblico, che è sempre servito a pagare la burocrazia elefante ed i suoi famigli, non è più nelle nostre mani come al tempo dei nostri nonni. E’ di tutti tranne che nostro. Ed ecco che ci hanno commissariati per spremerci meglio. E naturalmente gli oligarchi elefanti hanno tutto l’interesse a che il commissariamento sia sine die: in tal modo le nostre esigue risorse serviranno a pagare i loro privilegi a vita. Mario Monti, fosse stato pure San Francesco, come faceva a fare le riforme essendo ostaggio della partitocrazia? Lui può fare solo ciò che gli è concesso: spremerci.

In tale siuazione, l’Italia non è credibile. Se la finanza è “opinione” e se l’opinione si è formata all’estero sulla base dei denigratori antiitaliani, se nessuno ha interesse a che ci dotiamo finalmente di istituzioni degne di tal nome, se continua la sospensione della democrazia per la dittatura dei giudici, se infine i soliti noti continuano a fare il loro comodo e se si continua con la totale assenza di programmi innovativi e coraggiosi, la credibilità è un miraggio. Non è l’Europa che ci rende schiavi, è il nostro stramaledetto, criminale immobilismo. E’ vero: c’è una metà di Italiani che vive di sottobosco politico: ma l’altra metà? Che aspetta a svegliarsi?


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