Il Web sta esultando alla notizia della condanna in primo grado a Silvio Berlusconi. Finalmente l’odiato nano – molti dicono – ha avuto quello che si meritava; i futurini sognano addirittura di vederlo in galera.
Fossi in loro sarei preoccupato, invece. L’enorme visibilità ottenuta è stata per la guerra di Fini a Berlusconi, mica per le loro assenti idee. Una contrapposizione disinnescata dalla rinuncia dell’ex premier stesso a candidarsi.
La recente condanna e gli altri processi pendenti sono stati così ricondotti nell’alveo di vicende che si riferiscono ad un uomo privo di cariche pubbliche, alle quali nemmeno ambisce. Proprio per questo ora più libero, quindi pericoloso.
I futurini brindano, si danno vicendevolmente ragione e celebrano una vittoria di Pirro. Sono stati il motore primo del comunque inevitabile disfacimento del Pdl, ma non ne stanno raccogliendo i frutti. Infatti, dell’emorragia di voti del Pdl non una goccia viene raccolta dai seguaci di Fini. Non solo, ma lontanissime sembrano pure le lusinghiere cifre regalate loro dai sondaggi all’epoca delle prime fratture, ridimensionate oggi a poco più del 2%. Una inezia: numeri da partiti clandestini, extraparlamentari o estremisti.
È il prezzo che paga un’area politica che non ha saputo produrre nulla di credibile e propositivo e che verrà punita dagli elettori perché si è addossata l’infamia del tradimento. E anche se il tradito fosse Barabba in persona, da chi porta il marchio di Giuda ci si tiene lontani.
Con sfumature diverse, medesimo ragionamento si può fare per Casini. Area politica anacronistica, neo-DC, che nulla ha guadagnato dal disfacimento del Pdl e che probabilmente offrirà riparo a Gianfranco Fini e a qualche decina di piccoli capetti futurini, salvo ritenere utili altre convenienze.
Berlusconi sarà ricordato per aver costruito un popolo di centro-destra, Fini per averlo dissolto. Brindino pure, oggi. Siano lieti e spensierati, godendo meschinamente delle disgrazie altrui. Incoscienti festeggiano sulla loro tomba. A marzo sarà pronta.
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