Cosicché, l’Europa si fregia di un Nobel per la pace.
A me questa storia, un intero continente premiato ʺper la Paceʺ, non mi va giù. Bisognerebbe specificare: per la pace dell’anima? Per quella dei sensi? Per l’assenza di guerre? Per saper fingere di non fare la guerra? Per saper abbozzare? Per la quotidiana battaglia dello sbarcare il lunario? Etc. etc. Sono cose serie, qui mica si scherza. Se si tratta dei nostri soldati, mandati con disinvoltura a mettere in pericolo la vita affinché, poi, noi ci si possa far belli nelle sedi adatte (al bar, in ferrovia, dal giornalaio etc.) facendo i fanfaroni ʺa gratisʺ e sparando le solite scemenze -, ebbene potrei anche essere non del tutto in disaccordo, sempreché a questo selettivo Nobel, riveduto e corretto come da me qui suggerito, se ne aggiunga un altro, dedicato ai nostri pensionati a 600 euro al mese. Questo sì che sarebbe un bel Nobel! Bisognerebbe suggerirglielo, a quei panzoni pasciuti degli Svedesi! Altro che storie! Io, personalmente parlando, farei un calcolo serio, e poi una dichiarazione più o meno simile alla seguente: ʺMandero’ i miei soldati a guadagnare un Nobel per il nostro Continente (sai che gusto!), solo quando i nostri pensionati prenderanno 1500 euro al mese per ciascuno, non prima. Dunque risparmiate al centesimo; e, per il resto, andate tutti a cagareʺ. Sono sicuro che qui voi direte: ʺCostui è un ingenuo, non capisce niente né di economia, né di prestigio nazionale; né di promozione commerciale, né di politica esteraʺ. Ed a dir vero, ciò è vero. Forse spendere e spandere per le missioni all’estero conviene anche a tipi uso Lusi e Fiorito! Chissà. Ma sono anche sicuro che i pensionati sarebbero tutti del mio avviso. E l’assenso dei pensionati, per dirla tutta, a me basta ed avanza.
E se la faccenda riguarda solo la politica estera, c’è poi la questione: perché il Nobel solo per la politica estera, rectius per l’insieme delle politiche estere europee? Il Fascismo non mise forse a soqquadro l’intera Europa, e poi l’intero mondo, cominciando proprio sul piano della politica interna, dico levando la pace a noi Italiani? Ma nemmeno così questi Stati europei sembrano poi meritare il Nobel per la pace. Se lo meritano forse i Tedeschi, e il loro capo Merkel, senza parlare del birroso Martin Schulz, per averci tolto la pace così a lungo? Dove hanno imparato le regole della discrezione? E lo Schulz poi, che se n’è uscito con la frase più fessa del secolo: ʺora sono orgoglioso di essere europeoʺ, o qualcosa di simile? (Lui è orgoglioso non perché gli Europei generarono Hegel, Monteverdi, Cervantes, Leonardo, Bach, e giù la consueta tiritera; ma perché ora hanno beccato il premio Nobel? Ma è caduto giù dal seggiolone? E prima, vendeva libri, oppure riviste per i chioschi ferroviarî? ‘A facci’a tène! – la faccia adatta ce l’ha, come si dice in vernacolo). E i Greci, sono così sicuri che l’Europa abbia fatto in modo che le cose vadano dalla parte della pace di tutti e di ciascuno? E i Portoghesi? E come mai gli Indignados non se ne stanno in pace, honrados come il sagace Schulz, in questo pacifico continente ora decorato col Nobel?
Il protocollo Nobel recita: ʺ…a chi abbia apportato notevoli beneficî all’umanità.” Ebbene, qui c’è molto da discutere. C’è gente che, pur di beneficare il prossimo, rinuncia anche alla dignità personale. Per esempio, se la mettiamo così, un Nobel se lo sarebbe meritato Di Pietro, che per amore del ʺbene pubblicoʺ (! – oppure ʺdei beni pubblici”? Indagate, popolo!)) ha affrontato anni d’esibizione d’analfabetismo crasso, di disdoro, di proverbi fessi, di smaccati dialettalismi similsaccenti! È riuscito persino a dribblare il famosissimo Enzo Biagi, che fu capace di ripetere penso 600 volte lo stesso stessissimo proverbio privo di sale e di pepe! Così, a faccia tosta, per il buon sangue di tutti! Le risate!… E il Nobel a Fini? Perché no, santo Dio? Ora imbroda nella ʺbelletta negraʺ anche la moglie, pur di salvarsi dalla truffetta di Montecarlo! Che mentalità minuscola! Fa quasi pietà; animula blandula, io l’appartamentino quasi glie lo regalerei, al Fini imbroglione piccino! Altro che un Nobel! Per lo meno due! E D’Alema, allora!? Lui che riesce a suscitare un benefico riso per la sua incapacità di nascondere la rabbia che lo rode? Voleva imporsi come il compare più intelligente del mazzo, lui! E invece nisba, tutti distratti: ʺD’Alema? E chi cacchi’è?” Questo è un Nobel per la pace (nostra) garantito. Io, per la verità, un Nobel per la pace lo mollerei senza tante discussioni, forse anzitutto, ad uno come Michele Santoro, che crede di essere ʺun Micheleʺ (ʺca si fràtete è Michele, nu Michele ch’ha’dda fa’!?”, cantava già il presago, sopravvalutato Murolo), ma che, anche essendo proprio un Michele (ch’è già merito grande), non è mai riuscito a propinarci qualcosa di notevole (puzzo di biancheria sporca a parte), nemmanco sul piano del giornalismo televisivo – ammesso che esista? Ci sarebbero poi da indagare i ʺPolinobelʺ, ovvero i Nobel ai porconi in gruppo. Ma lasciamo perdere, non stavo affatto pensando alla Regione Sicilia, neh? Il panorama si fa talmente sconfinato, qui, che il vero Nobel agli amministratori d”Italia dovrebbe intitolarsi ʺad una chiavica che non avrà mai fineʺ.
Quando poi a donn’Eugenio ‘a Macchietta, sat prata bibere. E poi del Macchietta non si può dire che non abbia combinato proprio niente. Con un cinquantennio di sproloquî, e col suo giornale (impresa economica di prim’ordine), è riuscito a rovinare le circonvoluzioni e le sinapsi di noi Italiani per un altro paio di cinquantennî se tutto va bene! Altro che Nobel inutile! Ma credo sinceramente che, se ci si mettesse a premiare i ʺNobel anti-premioʺ, i ʺNobel al demerito integraleʺ, i ʺNobel-noʺ, diciamo gli ʺSnobelʺ, etc. etc., non la si finirebbe più: immaginate la ressa: così, alla rinfusa, un Veltroni, un Casini, e poi Pannella, la Bonino, re Giorgio… una marea, un diluvio di ʺpremi no-Nobelʺ, o all’inglese, è più elegante, di ʺno-Nobel awardsʺ…!
Eppure un eponimo, per il premio Nobel della Pace all’Europa, ci vorrebbe e come. E allora noi, ad esempio, proponiamo uno come Sarkozy, che è stato un ʺpacifista europeoʺ formidabile; peccato che Gheddafi sia morto, bisognerebbe chiedere a lui un parere ʺvissuto”. Anzi: un premio della pace nella persona del Presidente Sarkozy e uno di rinforzo anche a sua moglie (qui, sempre in omaggio alla precisione: ʺPremio Snobel per la meglio chitarrata a piedi nudiʺ).
Vero è che noi abbiamo la gioia grande di aver espresso un Dario Fo, il quale – a dispetto dell’aspetto alquanto vinoso (sembra uno uscito dieci minuti prima dalla béttola qui all’angolo), dell’aspetto da ubbriacone spinto, dico -, è invece un letterato di prim’ordine, meglio del Carducci (ʺCittadino Mastai…ʺ, etc.) Ma, come spesso accade, l’abito fa il monaco: perché egli, proprio come quelli che hanno la ʺsbornia cattivaʺ, si crede giocondo ma invece è litigioso, stizzoso, piantagrane e tignoso come pochi. Occhio al subconscio, psicanalisti e sapientoni affini! Si vendica della vita? Certo: forse un Nobel non basta a chi era in cerca di bollino di qualità. Voleva dileggiare il potere, essere il castigatore di costumi D.O.C.? Ma allora perché ha fatto il fo per tanti anni? Non bastava sbraitare con voce stentorea: ʺsputate le svanziche per i meno abbienti, porconi!”, invece di star dietro alla scemenze tipo filosofia dei centri sociali, e fesserie cantando? Panzane simili, mentre la gente muore di fame!? Vi sembrano, questi, un comportamento ed un linguaggio di pace? Lui ha perso la guerra delle idee, persino di quelle semplici che bastano ed avanzano per far la sua professione, e se la prende con noi? Certo, la realtà ha sempre la meglio: e bisogna riconoscere che gli Svedesi ci sono cascati. Ma sanno parlare l’italiano, questi benedetti Svedesi di questo paio di nàcchere!? Chi li ha consigliati, nella scelta? Evidentemente qualche Italiano, no? E allora!… (Ma poi, diciamo la verità, à la guerre comme à la guerre: loro, gli Svedesi, ci bombardano a colpi di costosi mobilucci Ikea di sughero metallizzato e ricotta plastificata -, e noi ci difendiamo a colpi di Fo, e ciccia a tutti!) Insomma, che vuole da noi poveri diavoli, ‘sto Fo, proprio noi che siamo disposti, pur di farlo contento, anche a finger di ridere quando lui si ride addosso spippolando le sue infreddature!? Noi che non ci mettiamo a piangere, quando fa il pèndulo berciante? Altro che i ʺbeneficî all’umanitàʺ di cui sognava Nobel! Qui il beneficato è lui! Siamo noi quelli che, dopo averlo tanto sopportato, meritano un Nobel, anzi due o tre!
Pero’ Sarkozy e Fo, eponimi del Nobel della Pace all’Europa, è un duetto che mi piace assai. Sta proprio bene: la prodezza, la celebrazione. Il fatto, la parola. La gesta, e il cantare. Il gesto, e il càntero.
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