Settembre andiamo, è tempo di migrare
No Martini, no party.
L’autunno non è ancora arrivato. Alle prime piogge, come è di moda, hanno già scomodato un altro abitatore del cielo per spiegarci che fa freschetto. Cosa c’entri Bacco col calo delle temperature, non è dato sapere. La mitologia ha qualcosa di scientificamente fondato se i draghi abbassano lo spread; Bacco è un gaudente, Cancellieri invierà la finanza pure a lui?
Ma il grigio è intorno e forse solo trincando può riscaldarsi la speranza dei cittadini avviliti. Non giova all’umore nazionale il coccodrillamento pelosetto del Corsera che ci ha propinato vita morte e miracoli del defunto cardinal Martini in tutte le salme, pardon, in tutte le salse. Il parterre funebre era la crème della sinistra in gramaglie, tutti lì pronti ad accapigliarsi per l’eredità già prima della sepoltura: capita nelle migliori famiglie.
In campo avverso si piange invece la prematura scomparsa della riforma dell’architettura costituzionale, sepolta viva tra Monte Citorio e Quirinale. Risorge dal mondo dei trapassati prossimi il faccione del Beato Mortadella da Bologna, che la legge salica indica come delfino di Re Giorgio. A questo scopo è in via di fabbricazione una legge elettorale, quale che sia, capace di attaccare saldamente alle poltrone i soliti noti, che veglieranno al buon esito dell’operazione nonchè alla conservazione dei loro privilegi e prebende.
Assistiamo ammutoliti al brulicare indaffarato di tutto il sottobosco politico, talmente impegnato al traguardo elettorale prossimo venturo che degli elettori si è proprio scordato: siamo ombrelli giacenti all’ufficio oggetti smarriti che nessuno recupera più.
L’Italia incapace di salvare i suoi monumenti e le sue vestigia insigni si è specializzata nella conservazione di insaccati politici di infimo ordine, all’avanguardia nell’industria occidentale dei medesimi prodotti, molto prospera anche a Bruxelles. Gli insaccati si sa, non pensano, senno’ che insaccati sarebbero?
Si ha l’impressione che i cittadini – quelli che di politica non vivono, quindi una minoranza – si siano rassegnati a questa cronica malattia e cerchino di difendersi alla meglio contro governanti e notabili. Dire “il re è nudo” è troppo faticoso in tali frangenti. Finanche il deputato Berlusconi, arciitaliano per antonomasia, si prepara annoiato ad immolarsi senza reagire. È troppo intelligente per non capire che sondaggi e chiacchiere che i colonnelli gli svuotano sul tavolo per convincerlo a tirare la volata alla restaurazione sono castronerie strumentali. Eppure non reagisce, non urla: “questa legge elettorale è una boiata pazzesca!”, non mette il guttalax nel caffè di Alfano, scherza un pò con Ingroia perchè tutto sommato i nemici dichiarati sono meglio di quelli occulti.
E noi? Abituati come siamo a calpestare sotto le suole la fierezza nazionale e sprovvisti dell’unica spilla nel sedere che ci fa scattare a razzo, l’eterna dicotomia, rosso-nero, Bartali-Coppi, bionda-mora, guardiamo distrattamene questa marmellata di centro senza programmi e pensiamo ad altro. Grande Italia? Grande sarebbe se si ricordasse chi è, se fosse consapevole che in un tempo non troppo lontano fu fondatrice di un grande progetto di nome Europa e che sarebbe suo preciso diritto-dovere tornare ad essere forte per rifondarsi e rifondarla. Grande sarebbe se reagisse col pensiero al nulla e se trovasse il coraggio di cambiare spazzando via pregiudizi e gattopardi che la stanno lentamente avvelenando.
Chi siamo? Dove andiamo? Cosa vogliamo fare? Se chi finge di rappresentarci non si pone il problema, tocca a noi rispondere se la democrazia, i sogni, la bellezza non sono stati definitivamente sepolti sotto libri contabili spacciati per vangeli. La notte dei morti viventi sta per cominciare: aglio e paletti!, coraggio! O ci vampirizzeranno.
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