SIAMO TUTTI ESODATI

Tre mesi sono lunghi da passare
quando Lagarde stuzzica il mio cuore
Ti prego Europa mia non mi mangiare
se tu sparisci andiamo a festeggiare…

Per i fiduciosi ottimisti rimasti in suolo italico va detto:i l decreto anticorruzione consegnerà quel granellino di sovranità che ci resta nelle zampe di “questa magistratura”. Solo uno come Saviano potrebbe pensare (ammesso che pensi, qualche volta) che la corruzione in politica si  elimina per legge. Ci sono delinquenti per vocazione e delinquenti per necessità: il sistema italiano, fatto di corporazioni-matrioska di cui l’iperparlamentarismo è quella più alta è più grassa, obbliga il più limpido a diventare corrotto. Esempio: un amministratore locale che voglia comprare un qualsivoglia genere di prima necessità per il suo comune, dalla stampante alla carta igienica, deve sottostare alla legge del “regalino”. Se è una persona per bene, invece di metterselo in tasca ci comprerà, zitto zitto, l’inchiostro o il sapone, altrimenti se ne andrà al ristorante. In entrambi i casi è danaro sporco; invece di coscienze, ce n’è una pulita ed una sporca. Capirete bene che per  queste “togazze” qui, è un gioco da ragazzi scegliere chi segnare a dito come “corrotto” e sbattere il mostro in prima pagina. Et voila. Non è vero? sfido chiunque a provarmi il contrario, delibere alla mano.

Non v’è nulla di nuovo. Lo disse Craxi e fu all’istante impallinato. E’ il segreto di Pulcinella che fa comodo proprio a quelli che corrotti sono davvero: basta essere rosso o amico delle toghe, sei impunito a vita. E’ certo che il Fu Pdl in questa maggioranza conta come il due di picche, se è stato costretto a votare il decreto per “senso di responsabilità”: lo stesso movente immagino, che ha spinto a correggere in tutta fretta la responsabilità civile in irresponsabilità incivile. Conciossiacosacchè, se qualcuno pensava che accettando l’olio di ricino-Monti, almeno si sarebbe potuta cogliere qualche buona occasione parlamentare di cambiare le cose – intanto che superMario sfasciava l’Italia – si disilluda. Il dopotecnici ci consegnerà un panorama spettrale, più immobile di prima, più burocratizzato, nemico del cittadino e della privata iniziativa e naturalmente, senza presidenzialismo.

Non leggerete queste cose sui giornaloni, non sul Corriere impegnato in una simpatica brodazza tra partite di calcio e spread, secondo la ricetta “d’o’ re”, in modo che non si capisca se la Grecia ha perso una partita o è uscita fuori dall’euro, il tutto condito dall’ “omo della provvidenza” Cecchi Paone, che quando il parapiglia si fa duro, non manca di sparare  un’ansa su una sua “liaison”. Manna per pennivendoli prostrati, ideale per distrarre dallo spread e dall’asta dei bot. Sempre questioni di asta sono, in fondo, che diancine! E se uno poi azzarda che dei gusti sessuali del tale non gliene può fregare di meno, tutti giù a dargli dell’omofobo. In questa democrazia dell’asta o ci si indigna a comando, oppure si è proscritti. Un cecchipaone al giorno toglie il senso critico di torno.

Ma “Il Giornale” di lotta e di governo non è da meno, con i suoi patetici titoloni del tipo: “Alfano striglia Monti: dica alla Merkel che non c’è solo il rigore!” Vero. C’è anche la punizione dal limite dell’area e il calcio d’angolo. Più strigliato di così superMario non può essere: profumo di candeggina perfino dallo schermo, anche se ultimamente gli si è inceppato il microchip: un perfido virus gli ha fatto dire: “i poteri forti mi hanno abbandonato”. Zia Anghela deve avergli strapazzato la cravatta: “tu, cretinen! tire queste cose a tuoi puzzoni cofernati, ya! Tassa e stai zitten!”. Lui  pero’ in Patria, può sempre divertire a tirare i fili delle tra macchiette Abici’, sobriamente, certo, per ridere quanto basta. I politici, per conservarsi la pagnotta, si sono trasformati in burocrati, la tivi’ segue l’andazzo dei commerci: li dove c’erano botteghe artigiane, caffé, tintorie, ora ci sono banche. In questo clima da Chernobil economica  agli affranti cittadini non si manca di ammannire, dall’Europa e in Patria il solito: “adesso bisogna fare la crescita”, mentre si fa di tutto per impedirla: tutto in nome di un’entità – l’Europa – che non ha più nulla di europeo, nessuna cultura, nessuna passione, è solo una macchina impazzita che gira intorno a se stessa distruggendo tutto quello che le ostacola il camino. Dove vada, non si sa; cos’è, nemmeno. Qualche opinionista surreale si è spinto a dire che qualora finisse ci sarebbe guerra. Come se fossimo in pace. Come se fossimo, punto. E come se il desiderio di sopraffazione degli uomini, e tutte le tecniche poste in atto per realizzare una dominazione, non fossero guerra. Loro, i potenti, dall’osservatorio dorato e privilegiato, non si sono accorti che la guerra c”è. E noi la combattiamo tutti i giorni e tutti insieme.

L’ultimo spenga la luce: siamo tutti esodati.


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