PRIMA VOI !

Questa volta (3 maggio 2012) Giuliano Ferrara ha dormitato. Non si può stare dalla parte di chi evade il fisco, e neppure di chi esorta a farlo, egli afferma in ʺRadio Londraʺ, e svergogna Grillo, Di Pietro, etc. (Nella lista – aggiungo io – dovrebbe metterci anche Berlusconi). ʺAlla primaʺ, è fin troppo vero; le tasse bisogna pagarle fino all’ultimo soldo…, e il sottoscritto, che vorrebbe macchiarsi del crimine d’evasione, fortunatamente non può perché le tasse gliele escidono ʺalla fonteʺ: quindi è colpevole solo a Fantasyland.

Ebbene, per me la pietà (anche quella per me stesso, certo) viene prima della giustizia. Gli Italiani che si suicidano per disperazione valgono più dello Stato che li condanna a morte. Vi sono fin troppi casi, moralmente lampanti, in cui la pietà vale più dell’obbedienza alla legge. Ho dalla mia parte uomini di valore: Dostoevskij (specie quello de L’Idiota, non ridete), Turghenev (ʺnoi Russi siamo uomini non di giustizia, ma bensì di umanitàʺ); e i seguaci del Tao (per loro, precisa Jean Pierre Friedman, ʺl’umanità viene prima della giustiziaʺ). Direte: ma voi non siete né Russi, né taoisti. Purtroppo no, avete ragione; siamo Italiani, questo è il guaio.

Ma questo tentativo di chiarimento è semplice: parlare di cose che si sentono è una faccenda che viene da sé. Io ʺsentoʺ che la legge non è eguale per tutti; che le tasse vanno pagate sí e pagate no, a seconda della magrezza del mittente e del ceffo del destinatario, etc. Per es., quando il controllore è Giuliano Amato, io non vorrei assolutamente pagarle, intorno a lui c’è persino inquinamento ambientale. Anzi, per dimostrare la mia liberalità, vorrei pagare (poco, s’intende) chi non glie le paga.

Le ʺtasseʺ non sono oggetti sempre uguali a se stessi, e di uso uniformemente uguale, come invece, per esempio, lo è una saponetta da bagno. Sono denaro che, come è noto, non olet. Ma intendi: non ha olezzo qui vuol dire che può avere olezzi diversi. Talora è profumato, talaltra no… È bello se entra nelle nostre tasche, è brutto se invece ne esce. È rispettabile se me lo guadagno io col sudore della mia fronte, è ignobile se lo guadagna un Onorevole solitamente col sudore delle fronti nostre. È buono se è un ʺdoʺ che risponde ad un ʺdesʺ; altrimenti è una indecente vergogna, perché te lo tirano via dalle tasche previo ʺmillantato creditoʺ, ovvero con false promesse. Seguono esempi.

C’è insomma, a colorare variamente il balzello, una serie di cose per me importanti: qualità etica del mittente e del destinatario; mascalzonaggine ambientale; vizio, ovvero ripetizione sistematica della truffa, etc.

Diversità di destinatarî. Esco di casa, a piedi verso Mergellina. Nel tratto che va da via Piedigrotta a piazza Sannazaro usa transitare un Napoletano molto simpatico, è un nobile decaduto il cui feudo stava dalle parti di Avellino. Lo conobbi ch’era sulla trentina, ora ha i capelli grigi. Somiglia a Robert de Montesquiou. Avanza elegante, con modi discreti, se ti trova con una signora saluta e si tiene in disparte; poi, con cortese bisbiglio ti chiede euro 10, riducibili nel caso a 5. Se glie li dài, ringrazia deferente e si allontana con un leggero sorriso. Ho retto al rito per mesi, chiedendo intanto notizie in giro tra i caffè. È un nobiluomo che, per filosofia personale, opina che lavorare sia cosa da non farsi, e si comporta in conseguenza. Poiché io sono molto ingenuo, un giorno l’ho fermato e gli ho detto che i 10 glieli darò ancora, ma lui in cambio deve darmi la prova di far qualcosa di concreto; perseverare nell’ozio è abitudine che dissolve la personalità…, e gnàgnere simili. Chiacchiere tipicamente borghesi. Mi ha ringraziato di cuore, ha percepito i 10, e non l’ho riviso mai più. Solo una volta, di lontano; ma ha scantonato con rapida occhiata. Questa è razza.

Sotto casa, invece, ho un guardamacchine che si chiama Enzo, diciamo quarantenne, che usa andare a Procida in villeggiatura ʺcon la ziaʺ, una volta all’anno, vaporetto in partenza alle undici dal Molo Beverello, dove il biglietto costa poco, con ritorno verso le sei di sera. Si ʺportano appressoʺ pane, due pomidoro e mezza mozzarella. A Procida, poi, ʺsi comperano il gelatinoʺ. L’ultima volta era sconvolto perché ʺalla zia gli è caduto il gelatino per terra!”. Me lo disse col tono di chi annunzia una irreparabile eruzione del Vesuvio.

Orbene, i 10 euro che largisco ad Enzo sono un oggetto del tutto diverso da quelli che mollavo al nobiluomo di Chiaia. Niente di più facile da capire.

Diversità di mittenti. A via Marina, un sedicente ʺgommistaʺ tempo fa mi ha rifilato un bel pneumatico che poi s’è rivelato ʺingottatoʺ a dovere. Un altro gommista di Piazza Principessa Pignatelli invece me ne dà uno identico ma in perfetto stato, invecchiamento ancora di là da venire, beato lui! Costa di più, dite? Ma no, li ho pagati tutti e due la stessa cifra. Ancora una volta, nei due casi la stessa cifra corrisponde ad un ʺoggetto diversoʺ. Dietro il denaro, c’è l’uomo: qui, quel bel tomo di Carlo Marx, noto per aver detto sempre e solo fesserie, stavolta ha pienamente ragione.

Diversità ʺambientaliʺ. Talora, quando ero ricco, me ne andavo sulla Costa Azzurra, per esempio a Vence, sapete, quella della orribile Cappella Matisse, il cubo con le vetrate dipinte da quel matto di… Chagall? No, mi pare peggio. Il posto è bello ma fino ad un certo punto. Marina di Camerota, ad esempio, o la sublime Bacoli, sono molto più belli. Ma a xxx, paesino vesuviano che non nomino, transitare sulla spiagga, che è bellissima – rena bruna, poeticamente bruciata dallo sterminator Vesevo -, significa avanzare tra cacche umane e non, inalando un puzzo di fogna notevolissimo. Immondizia da tutte le parti e, quando piove a scroscio come suole d’estate, ve ne tornate a casa insozzati fino ai malleoli. La stanza d’affitto dà sul mare, molto bella, quell’adorabile architettura pescajola di tanti anni fa, con pagliarella di cannizza e tutto, ma ci scola dentro a rigagnolo il lavandino del tinello (ʺsapete, chillo ‘o muratore è strunzʺ). Il padron di casa, poi, è uno che coltiva le arti belle e rispetta le cose antiche, vi porta in cantina a vedere il cadavere d’una grossa pantegana morta, pare, più di cent’anni fa, ʺschiattataʺ tra porta e muro. Orbene, per me la ʺtassa comunale immondiziaʺ del comune vesuviano, e quella della linda Vence, non sono oggetti comparabili. Mi direte che dove c’è gusto non c’è perdenza, etc. Appunto: mi date ragione. Il denaro dato ʺsenza perdenzaʺ non è come l’altro, quello ʺcon perdenzaʺ e insomma…: basta, ci siamo capiti.

Dentisti. Una 15ª d’anni fa un importante pontifex napoletano mi rifece ʺin oroʺ un ponte, per la spesa di una 15ina di milioni di lire. Porca miseria, ero ricco, a quei tempi! Poiché, come dice santa Teresa di Lisieux, ʺtout passe, tout casseʺ, l’anno scorso detto ponte s’è rotto, e sono accorso col cuore in gola da un modesto vicepontefice di Sens, che me ne ha fatto uno nuovo, perfetto, per 800 euro tutto incluso. Quasi in ginocchio, gli ho chiesto spiegazioni sottolineando anche la faccenda dell’ʺoroʺ. Si è messo a ridere, sta ridendo ancora: il ponte napoletano era titanio, stagnola, tutto, ma non oro. Che fare? Come si dice, ʺa dentista che fugge ponti d’oroʺ. Insomma, risparmio di 13 milioni di lire.

TAC. L’altro giorno ho dovuto fare una TAC (il tempo passa, la morte urge). In Molise, costa un accidente e devi attendere un paio di secoli, facendo ʺla codaʺ. Ad Auxerre, attesa di mezza giornata, costo, 59 euro. Evidentemente i compensi, di qui e di là della frontiera, non sono dello stesso metallo.

Ieri, gastroscopia presso il Policlinico di Troyes. C’è poco da ridere! Soffro anche di pirosi. Nessuna attesa; durata 5 minuti, costo: 38 euro. Tu senti che dietro tutto questo c’è uno Stato, una Società, entrambi abbastanza ʺfessiʺ da restituirti con tali premure i soldi delle tue tasse. ʺAbbastanza fessiʺ, dite? Ma siete Italiani, certo: dite bene.

Dimenticavo di precisare: per tutte queste spese mediche, anche lo straniero ha diritto ad un propizio rimborso del 70%; basta presentare l’apposito ʺfoglietto gialloʺ all’ufficio della Mutua; idem per le medicine. Vite, vite! Rimborso in giornata, e se, da buon Italiano, cerchi di evitare temendo ʺaltreʺ fregature, si incacchiano: question qualité/prix! ʺDeviʺ farti rimborsare! Dieu et mon droit!

Avete capito il resto, o siete troppo Italiani? L’abitudine fa l’uomo ladro, ma fa anche il suo opposto, l’uomo rassegnato.

Sono ora in grado di dare una risposta. Sono risposte difficili, per darle ci vuole, come avete or ora constatato, una lunga preparazione e molta esperienza. Ma basta trarre ʺla moraleʺ. Tutto dipende, forse, da un fatto puro e semplice: se la grana torna indietro come ʺserviziʺ, o non ritorna.

Potreste ribattere: ma corpo di mille bombe, se non date nemmeno una parte del dovuto, come volete che la Società vi ripaghi in servizi?

Amici, non scherziamo con le parole. Non approfittate troppo della nostra pazienza; quousque etc.; potremmo tirar fuori l’artiglieria. Qui è lo Stato, la Società, che da troppi secoli non ci dà un bel niente. Chi deve incignare il gioco onesto? Noi, o essa Società? Le tasse a noi richieste, abbiamo detto e ridetto, non sono oggetti simili a quelli dei Francesi. Dietro questi loro ʺoggetti fiscaliʺ ci sono cure gratuite anche se costose, medicine rimborsate al centesimo ed illico, strade in ottime condizioni, processi di durata ragionevole e sentenze solitamente non politicizzate, posti di villeggiatura a prezzi bassi, ristoranti puliti, camere da letto linde, zero ʺzoccoleʺ, scuole funzionanti e università meritocratiche……

Invece, dietro gli oggetti-tasse di noi Italiani ci sono Lusi e Belsito, lauree in Albania (!), capanne in Canadà o almeno a Montecarlo; capipartito uso Fini, veramente stomachevoli, o tipo Bossi, Rutelli etc., che dicono di non aver visto passare la solita vistosissima carovana di milioni; assessori comunali e provinciali (Di Pietro junior, Trota, etc.) che ti fregano rinunciando al Partito ma non agli euro; strade, autostrade, piazze e belvedere dove se avanzi d’un passo, ti rompi la caviglia nel fosso più vicino; capiservizio, capi d’amministrazione, capi di organismi statali etc.; che acchiappano migliaia di euro al giorno (pertanto centinaia di migliaia di migliaia di euro al mese e se moltiplichi per 12 trovi la somma dell’anno) per torchiarti l’ultimo centesimo sfuggito alla rapina; magistrati che, anche dopo una decina d’anni, non ti danno un processo giusto manco morti, ma solo e invece politica e poi politica; dentisti che ti riempiono la bocca di vile titanio detto ʺoroʺ, etc.

E questo è ancora niente, perché vi danno o vi hanno dato, con costosissimo bestiale accanimento e svergognata iterazione, la morte terribilmente ingiusta di Enzo Tortora; l’agonia crudele, prolungata dell’agonizzante Contrada; il martirio idiota di Dell’Utri; processi politici costosissimi e lunghissimi allo scopo di tormentare i diversamente opinanti; ancora processi su processi per perseguitare gli amici dei nemici; la quasi ventennale persecuzione sessuofoba (?) dell’amato Cav.; le migliaia e migliaia di lire e poi di euro per fare ancora processi su processi a chi si permette di dubitare dell’utilità dei processi, i milioni su milioni di intercettazioni proibite a chiacchiere, inesorabilmente onerose nei fatti; i fiumi di grana per gli ʺappannaggiʺ del sig. Presidente della Repubblica; le maree di baiocchi per deturpare monumenti, demolire opere d’arte insigni (la Maddalena a Napoli, san Giovanni in Conca a Milano…) o lucidare, sfigurare, colpevolissimamente sabbiare, statue (l’arco del Laurana), e affreschi di incomparabile valore sciolti e anneriti dall’umido (Villa dei Misteri, ma anche sant’Angelo in Formis); aggiungere a gioielli d’urbanistica medievale, rinascimentale, barocca, obelischi in plexiglas, tettoie à vol-au-vent, santuari simili a colossali latrine di centinaia di metri (San Giovanni Rotondo); uffici turistici a forma di strabocchevole balena bianca (Ravello); statue celebranti la santità di san Pio alte trenta metri ma orribili ancora di più (Termoli); scuole per trecento bambini in villaggi di settecento anime delle quali più di due terzi ormai incapaci di riprodursi per vecchiaia estrema (Torella del Sannio); teatri con 500 posti a sedile riscaldabile d’inverno, rinfrescante d’estate (Isernia); Parlamenti di mille e unità pagate con le vostre pensioni, quando ʺper far danniʺ basterebbero rispettivamente trenta onorevoli e venti senatori, tasse incluse; e tutto questo mentre i piccoli imprenditori si suicidano e le vecchine pensionate piangono di disorientata disperazione perché, per percepire le loro cinque-carte-cinque da cento euro ciascheduna, dovrebbero armeggiare col misterioso computer?

E voi osate dire: ʺdovete cominciare a pagare prima voiʺ!? Vi ricordate forse della oscena marchetta dei bordelli d’una volta? Ah si’? Ci facciano prima vedere la casetta di Montecarlo all’asta; una Nazionale senza buche; una città decentemente pulita; una Mutua che paga subito e bene; un magistrato che non faccia politica ancora dopo vent’anni di cocciuta politica; un Tortora vivo, un Contrada non agonizzante, un Dell’Utri lasciato in pace, una TAC che ti arriva in giornata; una gastroscopia in serata; e stop alle costosissime intercettazioni e ancora, etc.… Ma lasciamo perdere.

Morale: Non pagate queste tasse! Se proprio volete pagar tasse, ebbene informatevi, pagatele altrove; debbono esserci posti dove le tasse sono oggetti onesti. Avete sopportato troppo a lungo il gioco che si chiama ʺprima voiʺ. Ora basta. Adesso giochiamo a ʺprima loroʺ!


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