MELMA PARLAMENTARE

La disciplina deve cominciare dall’alto se si vuole che sia rispettata in basso.
La resistenza contro la tirannia è obbedienza a Dio. (Tomas jefferson)

Venghino, venghino siòri su questa pubblica piassa. Venite a veder quant’ è bella sta leggina elettorale e la riforma del finansiamento! Venghino venghino!

Dopo una lunga e penosa malattia, anche l’ologramma dell’ottava meraviglia del mondo, il Governo Tecnico, si è spento con un bel soffione di spread lasciando un panorama di miseria e di tristezza. Prevedibile epilogo della schizofrenia galoppante del nostro sistema istituzionale. Il presidente della Repubblica, se avesse voluto davvero sospendere la democrazia per una giusta causa, avrebbe dovuto mandare a casa il Parlamento, non certo il capo del Governo.

Invece che è successo? Il professor Monti e tutto il suo consiglio di amministrazione superblasonato d’Europa sono finiti dritti con le loro scarpine lucide nella melma del parlamentarismo e lì si sono arenati. Esattamente come era accaduto al Cav., solo che al Cav. potevansi attribuire a sproposito tutte le colpe possibili, dal morso della mela biblica al terremoto, dallo sfascio dei beni culturali allo spread, senza che  nessuno dicesse “a”.

Nel coro degli apologeti della stampa allineata regna il panico. Non sanno più che cavolo scrivere per giustificare una siffatta disfatta. Supemario fa ciò che può. Dispensa dichiarazioni rassicuranti a destra e a manca (quando lo faceva il Cav. tutti o a urlare “irresponsabile” o a strapanzarsi dalle risate) che non sortiscono effetto veruno.

È normale. La malattia è in Parlamento. Non è stata curata, anzi si è aggravata perché il Palazzo, inventatosi la maxi-combutta a nostre spese per tutelare l’oligarchia, continua a far danni e confeziona provvedimenti ad personam a tutto spiano. Tutto sono tranne che riformisti i tre dell’apocalisse: stanno smantellando il bipolarismo, confezionando leggi inutili, ed ora si arrangeranno per lasciare i rubinetti aperti del finanziamento pubblico, facendo finta di aver riparato al danno. Quando non sono irritanti, sono patetici. I partiti politici sono stati  praticamente aboliti, in nome della “grande coalizione”. Ciò che resta è il finanziamento, una massa di danaro che serve unicamente alla sopravvivenza di un contenitore vuoto di idee e di finalità. Nessun governo tecnico o non tecnico è esentato dal dipendere dal consesso parlamentare. Esso è diventato ormai autoreferente: i cosiddetti “onorevoli”, senza vincolo vincolo di mandato sono totalmente liberi, di fare ciò che vogliono. Ed è così che si fabbricheranno una legge elettorale a loro uso e consumo, ed una modifica del finanziamento pubblico pro domo suis. La cerchia dei famigli continuerà a votarli, mentre chi lavora davvero dovrà suicidarsi o arrangiarsi. C’è da trasferirsi a Cuba.

In questo contesto leggermente esplosivo non bisogna dimenticare la magistratura e le sue inchieste selezionate ad arte. La Lega, che non si è piegata al conformismo politico-giudiziario ne ha fatto le spese. Certo, sono colpevoli. Hanno fatto come si fa, come tutti fanno. È il segreto di Pulcinella che serve a beccare i dissidenti dal grande inciucio. La verità è che la politica, da lungo tempo – tutta – ruba a mani basse per garantire benessere e sopravvivenza ad un’unica casta burocratico-amministrativa. Lo fa senza ritegno perché non ha neanche la decenza di ritagliarsi una percentuale e destinare il resto alla pubblica utilità. Dall’empireo parlamentare, non si vede nulla: la disperazione, il degrado, l’assenza di servizi, l’ingiustizia, i quotidiani ricatti che un cittadino comune subisce dalla pubblica amministrazione, i negozi vuoti, il mezzogiorno assassinato, nulla. Cosa diavolo potrebbe fare un bocconiano stralunato, seppur con le migliori intenzioni? un fico secco, esattamente come il fu creativo-irregolare Silvio Berlusconi. Sono anche loro cittadini ricattati e ricattabili da un sistema arroccato in se stesso, detentore di ogni potere per continuare a sopravvivere fino al disastro irreversibile.

Nel clima di dissoluzione etica scintilla come un lumino nel buio la patetica “grimace” di Umberto Bossi. È un uomo che sa dire “scusatemi”. Come in una tragedia greca, prende su se stesso, ferito e sofferente le colpe di tutti. Umano tra i disumani si offre, inerme, per riscattare le colpe dei suoi figli. Una grande lezione per tutti che non ascolterà nessuno. Gli altri, tutti gli altri, continueranno a comprar lauree ai loro figli, lussuose auto “di servizio”, patenti, fondazioni, prebende, rimborsi, tangenti, mazzette, appalti, cesti, canestri, ostriche, cozze pelose e champagne, additando gli altri e sorseggiando in santa pace. Non è un mistero per nessuno che gira così. Cominciò in una scatola di scarpe il principio della fine di un’Italia migliore. Cominciò quando tutti – vigliacchi! – si tacquero all’appello di Bettino Craxi. Prima dei giudici, fu il parlamento a condannarlo a morte. Così come è stato il parlamento ad impallinare Berlusconi. La politica è finita. Ma i politicanti prosperano. Eccome! Fino ad esaurimento delle risorse… poi si vedrà.


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