Alla Fiera dell’Est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E infine il Signore, sull’angelo della morte, sul macellaio,
che uccise il toro, che bevve l’acqua, che spense il fuoco,
che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto,
che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Immaginate di essere eletti un giorno assessori in una giunta. Se siete sinceramente vogliosi di rendervi utili e cambiare le cose in meglio, prenderete posto nel vostro ufficio del Comune con il groppo in gola e l’ansia dello scolaretto.
Successe a me. Come eravamo felici noi quattro, moschettieri di paese, incerti nell’eloquio ed ingenui come mammole. Sono certa che tutti gli eletti freschi di giornata non hanno nessuna idea di come realmente funzioni la macchina amministrativa. I sogni svaniscono prima dell’alba, e precisamente quando ispezionato l’edificio, ci si accorge che accanto a quella del sindaco, c’è una stanza “di pari dignità”, ma impeccabilmente arredata, fornita di foto, biblots, souvenirs, attestati. Si tratta del regno del Segretario comunale. Già, è così, gli eletti passano, i segretari comunali restano. E’ normale che il loro spazio sia “vissuto” come fosse un’appendice della casa. Il signore in questione dipende dal Ministero dell’Interno. È un’autorità. Della vita della municipalità lui sa tutto, come tutto sa dei cittadini, delle imprese, dei tecnici, della gare. Gli eletti invece non sanno un fico secco di nulla ed è lui, paternamente (o lei, per parcondicio) ad istruire i neofiti sul cammino sdrucciolevole del mandato.
Alla prima riunione di giunta, lui è lì. E ci resterà anche dopo, quando sarete defenestrati, finchè pensione non lo separi. La sua funzione è di fare il testo delle delibere, controllarne la conformità alle leggi e… avallare la copertura di spesa.
Conciossiacosacchè gli eletti non sono affatto, come si crede, liberi di amministrare come diavolo pare loro: in realtà propongono. E conciossiacosachè-bis se spreco esiste – e spreco esiste in ogni amministrazione che si rispetti -, trattasi di spreco ampiamente avallato e certificato dallo Stato. Nei piccoli paesi dietro quella porta c’è una fila lunghissima di questuanti, più che dal parroco. Il potere logora chi non ce l’ha. Il paradosso è il seguente: in una situazione così l’eletto più specchiato può trovare sulle scale del municipio parecchie bucce di banana, e se trova un segretario comunale un po’ mattacchione o si accorda, cinquanta-cinquanta, o è fritto e passerà alla storia come l’assessore al nulla per davvero. È evidente che è facilissimo delinquere, (a propria insaputa o no, sul serio) difficilissimo amministrare rettamente. Per esempio si può credere di fare una gara d’appalto assolutamente trasparente e scoprire che le imprese erano state avvisate, la commissione pure, il tecnico comunale anche, etc, etc. Al segretario comunale non piacciono i centri antichi? non ci sarà mai copertura finanziaria per restaurare nemmeno il nido di una cornacchia. Ma se c’è magari un signore a cui dà fastidio una vecchia cappella o ha proprio bisogno dell’ennesima stradina interpoderale, statene certi, la copertura ci sarà, per far tutto. I fiori non caduchi non sono molto gettonati perchè restano nelle fioriere. Meglio comprarli ogni anno, no?
Ecco, è questo. Provate ad immaginare il numero stratosferico di questi funzionari disseminati in Italia in tutte le amministrazioni di ogni tipo. E siccome, come dicono i saggi: “Ciò che è in alto è come ciò che è in basso”, ministri, sottosegretari, deputati nessuno puo’ sbarazzarsi dei tanti “alter ego” della burocrazia che su di loro vegliano. Il “Ragioniere Generale dello Stato” salito agli onori della cronaca per il suo onorario, è la punta di una piramide. Avete visto che fior di stipendione becca?Eppure c’è un debitone pubblico. Se il nostro bilancio fosse stato in pari, lui ed i suoi predecessori, sarebbero stati compensati con un appartamento intero pieno di monete d’oro per tuffarcisi, come Paperone?
C’è la Corte dei Conti: fino alla mia prima giovinezza, vedendoli così giudici e così bardati, ero certa si trattasse di un consesso nobiliare nato per dar prestigio alla Nazione. Noblesse oblige. Ancora oggi mi riesce difficile pronunciare la “o” chiusa. Un Conte è più ornamentale di un conto. Si potrebbe continuare. Ma ci basta per porre “a chi di dovere”, qualche domandina facile, facile.
Chi comanda davvero? Chi spreca? Perchè di queste leve nascoste che aprono e chiudono porte, che tessono trame, orientano i disegni politici e talora li stravolgono non parla nessuno? Nell’intreccio tra politica e burocrazia si diluisce a dosi omeopatiche il principio di responsabilità. Ma una cosa è certa: per ogni atto amministrativo irregolare, sovradimensionato, inutile o dannoso, di responsabili ce ne sono almeno due. Ma uno resta sempre nell’ombra: quello che detiene, di fatto, il portamonete. Ah, dimenticavo. Ci sono pure i Revisori dei Conti (sempre o chiusa). La matematica, si dice, non è un’opinione. Ed invece lo è, altrochè. Siamo governati dai contabili, dall’Europa al consiglio di quartiere, e vorrebbero farci credere che due più due fa quattro? Sempre? Professore! Sveglia! La tagliamo la burocrazia? Definiamo per bene le responsabilità? Non faccia il neutrino, per favore. Non c’è tempo da perdere.
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