SIA FATTA LA VOLONTA’ DELL’IMPOTENTE

Cantava Goethe: «Conosci tu il paese dove fiorisce il limone ?», e dove, aggiungiamo noi, fiorisce anche l’assassinio politico ?
Platone invece, Lettera VIIª: «non comportatevi alla maniera dei Siciliani» (sic). Altro che fiori di limone! Viviamo un lungo momento di indecifrabilità. Pare proprio di sí, e temo ritorni, con la regolarità del pendolo, il tempo in cui fioriscono gli assassini, non solo gli agrumi. Cerco di illustrare e quindi di giustificare l’apparente discontinuità e dissonanza di questi fatti e di queste citazioni.

Un certo pessimismo va diffondendosi tra noi impoveriti Italiani. E tra noi, lo ha detto su «Il Giornale» Veneziani (penna che in genere non prediligo), va emergendo una malinconica tesi, che è questa: passato Berlusconi, siamo di nuovo al punto di prima. Profittatori e lecchini rispuntano come funghi (mazza di tamburo, phallus impudicus, amanita phalloides, vescia di lupo etc.) da tutte le parti; mazzettocrazia come prima; comunisti fessi e democomunisti un po’meno fessi, ma assai più svergognati, che pullulano come prima e anzi più di prima, e, percio’ stesso, più illiberali e dannosi di quanto non fossero prima. Di nuovo l’emetica subcultura della «ggente», ma consolidatasi a sinistra nella nuova veste «politicalcorrettese»; cervelli di nuovo convinti (a giusto titolo) che convenga fingersi democristomarxiani, ovvero conservatori e conformisti del tipo «rivoluzionario» (!) -, insomma, se è consentito utilizzare una colorita espressione di Carlo Marx: ecco di nuovo tutta la vecchia merda. E la triste ingiusta morte di don Verzé, che grida vendetta al Cielo, mostra che stanno riemergendo anche i tempi che da noi non tramontano mai: quelli degli assassinii vili, apparentemente privi di committenti ed autori.

Dunque, dopo Berlusconi ricomincia la musica di prima? Certo, «vorrebbe essere» cosi’. Ma io non sono totalmente d’accordo; sono tra quelli che non solo credono ancora al Cav., ma che credono che il Cav. sulla nostra scena politica non sia passato invano e – sentite questa ! – che magari rispunterà fuori più allegro di prima. E poi, grazie a Dio, per le ideologie decotte il tempo passa tal quale come passa per tutto il resto della «vechia merda». C’è un «diciotto brumaio» anche per i conservatori di tutti i colori, e specialmente per quelli rosso-neri. Ritornano sí, ma più pagliacci di prima. E poi vorreste farci credere che Bersani è privo di fosforo alla stessa stessissima maniera di Occhetto? Ma no. Ci sono vari modi d’insufficienza fosforica. Non è forse un articolo nuovo, uno come Letta?

Ci sono novità innegabili. Ad esempio, le uscite extra ed anzi contra di Napolitano. La metapolitica mostra incontestabilmente che un periodo di disorientamento c’è, ed è tale per tutti. Ma, come si sa, spesso il nuovo segue la legge dell’eterno ritorno: le cose cambiano, sí, ma seguendo un andamento a spirale. Ad esempio, a me sembra di essere tornato ai bei tempi della giovinezza, quando leggevo i libri «gialli». Avevo evidentemente tempo da perdere. Ma c’è giallo e giallo. Ai gialli costruiti con precisione da orologiaio, dove tutto s’inceppa ma poi tutte le rotelle tornano a posto e riprendono a girare con precisione una volta trovata la «x», dico «il colpevole», io preferivo (e preferirei ancora, se li leggessi) i gialli confusionarii, romantici, alla Simenon ed anzi, veri capolavori questi, alla Chandler. Il panorama del crimine, leggendo, si dilata, si complica, poi sembra restringersi, indi indugia nella malinconia, sintomi appaiono e scompaiono, luci ed ombre accennano e non accennano… Alla fine, come un volto di assassino che si delinei lentamente in una disperata landa fatta di torbide brume e minacciosi cespugli, ecco la verità appare, ma resta quasi incerta; e, quando appare, noi scopriamo che è come se già la conoscessimo.

A questo tipo di mistero io sento di poter paragonare la situazione politica attuale, particolarmente quella italiana, sempre cosi’ «vischiosa». Si è lasciato vergognosamente pilotare, Napolitano, nelle sue uscite «fuori Costituzione»? Ma perché il Presidente non pensa, invece, a dar opera per emendare la magistratura, di cui è a capo, sia pure capo «di cartone» come il proverbiale «guappo»? Che faccia ancora il comunista, per caso!? I sintomi ci sono e come, gli sgarri pure; e la personalità dell’uomo, ex-apparatcik abituato a fare il violino di fila, se non proprio ad obbedire e basta, c’è tutta. Il comunismo, dicono, è come il fascismo: un vizio dell’anima, della mente prima che del cuore, un vizio difficile da curare.

Si comincia a parlare sempre più spesso d’un avvilente ritorno ad una sorta di «compromesso storico», questa volta tra PDL e PD. Chissà. Il cattivo odore di lumini di sagrestia addizionati di «puzzo di crimine», se cosi’ puo’ definirsi il cattivo odore alla sovietica, c’è di nuovo. Il Casini, che di questo tipo di atmosfera dev’essere goloso, respira di nuovo a pieni polmoni, si presenta tutto ringalluzzito (è ancora questo un sintomo). E vedete, ci sono ancora altri sintomi eloquenti: «fessi utili» e «compagni di strada» cominciano a spuntare di nuovo da tutte le parti. C’è o non c’è una «via italiana» alla negazione del liberalismo? Certo che c’è, e sta riaffiorando come un cadavere non ancora del tutto «ribaltato e putrefatto» (secondo il tanto icastico ritratto del comunismo che già molto tempo fa fece Jean Paul Sartre, che era un po’ tonto, questo è vero, ma non la mandava a dire).

Non bisogna mai dimenticare che la nostra chiara, solare, sorridente Italia è anche la patria d’elezione delle trame criminose, delle luride indecifrabili penombre, degli assassinii apparentemente privi d’un perché, Mattei, Sindona, Calvi. Non alludo a piazzale Loreto, ovviamente, che ormai costituisce un luogo comune dell’indecenza criminale. E’ qui tra noi, in questo Bel Paese olezzante «di limone», che fu ucciso ignominiosamente, a fuoco lento, un onest’uomo come Tortora; qui, si sta uccidendo con inesorabile vendetta comunistoide una persona degna come Contrada; qui gli svergognati teoremi di Di Pietro condussero alla morte Bettino Craxi; ancora qui sono stati trucidati senza pietà il giuslavorista Biagi e quell’altro di cui non ricordo il nome (sono troppe, le vittime), e il pasticcione Moro, che certo meritava una buona dose di scapaccioni e forse anche un paio di calci nel sedere, ma non addirittura la morte. E poi, nella festosa lista degli ammazzamenti all’italiana, non bisogna dimenticare di aggiungere i vili assassinii conseguiti a mezzo di asfissia ideologica, come quello orribilmente vigliacco e ingiusto di Muccioli, e quello «bianco» di don Verzé. Sí, d’accordo, questo è il Paese del sole, dove «il sí suona», «il limone fiorisce» e la bianca vela garrisce sulla lucida onda al vento d’estate, tra santi e navigatori. Ma troppo spesso la bella estate italiana, il «sole», il «sí», la «vela bianca», il limone, il navigatore e il santo qui puzzano di cadavere, sono sporchi di sangue.

E poi, dite: perché uno come Napolitano, che ha obbedito una, due e tre volte, a Mosca, a Praga e a casa del diavolo, non dovrebbe obbedire ancora? Proprio ora che tutti, se vogliono, possono rilevare eloquenti sintomi, ad esempio la strana «telefonata» della Merkel? Perché, forse le ingiunzioni della Merkel e di Sarkozy valgono meno di quelle del Cremlino, allorquando il destinatario è un fifone? Perché uno come Casini, ad esempio, dovrebbe rinunciare alla bella tradizione nostrana, quella di inibire le velleità liberali con un collaudato «in hoc signo vinces» fatto d’un lumacoso misto di tonache, rosarî, falci e martelli? Perché mai uno «scapocchione» come Enrico Letta, che ha tirato fuori la scemenza dello spread esasperato e deragliato a causa della esiziale presenza di Berlusconi, dovrebbe d’un tratto ritrovare il ben dell’intelletto e il gusto elegante di non dire scempiaggini? E magari vergognarsi d’aver detto una fesseria cosi’ smaccatamente strumentale? Ma, santo Dio, vergognarsi di fronte a chi ed a che cosa, in un Paese in cui si puo’ essere cinicamente fessi e assassini senza che nessuno se ne curi o se ne sdegni? Henry James aveva ragione: qui manca una società. Una società: che poi sarebbe una platea di controllo innanzi alla quale sia sconsigliato sbracarsi. Altro che «proletari di tutto il mondo»! Fifoni, fessi, assassini, pescatori nel torbido di tutto il pianeta, voi sí, unitevi qui, qui da noi! Forse in Europa questo l’hanno capito, e ci danno sotto, alla faccia nostra. Monti ha detto che se l’Italia va a rotoli, saranno guai “per tutto il pianeta”. Forse ha ragione, e cominciamo anche noi a capire come e perché. I veleni ed i bacteri prendono a diffondersi iniziando dalle regioni del corpo più ciniche, e dunque più indifese e «molli». (Il cinismo, che i cinici credono sia una forza, è invece debolezza perché è il contrario dell’intransigenza).

Che possiamo fare noi, in questo clima da romanzo giallo andato a male? Una cosa possiamo farla, possiamo esclamare con pia unzione, come faceva una vecchiarella del mio paese: “che sia fatta la volontà dell’Impotente!” Ma poi, un momento. Si sta diffondendo anche una notevole nostalgia del berlusconismo…, o no? Muccioli e don Verzé non ce l’hanno fatta, a resistere al vile assassinio «bianco»: Berlusconi invece sí, alla faccia di tutti i criminali all’italiana (dico: vili) del mondo. Basterebbe questo, per farne un «capopartito» ideale.


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