Penso che con la tiritera della ineleganza di Berlusconi dovrebbero smetterla, perché è falsa -, e, se fosse vera, sarebbe cretina. Cerco di spiegarmi. Per conto mio, credo di essere un tale di media intelligenza. Per capirci: quasi fesso, come ad es. «lorsignori» del popolo di sinistra; ma forse, a ripensarci, un po’ meno fesso, se è vero, com’è vero, che il conformismo è sintomo inequivoco non solo di cattivo gusto, ma anche di fessaggine. (Kant: l‘intelligenza senza intuito è sorda; l’intuito senza intelligenza è cieco). La strizzata d’occhio tra la ggente fine di sinistra, poi, mi rivolta lo stomaco, e cio’ perché un sordo che sia anche cieco è semplicemente un disgraziato. Ad esempio, sentir parlare politicalcorrettese mi fa venir da vomitare. Ma non per questo mi vanno a genio gli stilismi popolan-folkloreggianti, finto-spontanei, della Mussolini.
Insomma diciamo: sono fesso come loro, ma quanto a buon gusto un po’ meno fesso. Per es. mi piace molto Verdi. Mi piace molto J.S.Bach, e la sua Ciaccona. La dodecafonia mi va molto a genio, ma di Berg, poi, preferisco il Nachtigall. Se volete farmi una gentilezza, ebbene datemi da ascoltare i Gurrelieder, ma durante l’ascolto non parlate di politica, prego. La musica concreta anni ’70 la trovavo estremamente good, produttrice di sogno cosi’ come le «prime» violenze acustiche di Stravinski, il quale, poi, si diede malaccortamente all’autoaccademia. Insomma, se volete, ho gusti musicali un po’ vieux jeu, ma sempre meglio del vostro lurido Kurt Weill. Passando ai motivetti alla buona, detesto sia Giovinezza giovinezzache Bandiera rossa, e Bella ciao mi fa orrore tal quale Faccetta nera. Ma non sono mica snob, neh? Per gli intellettuali di sinistra ho lo stesso tropismo negativo (fuga extra-rapida), che suscitano in me i soliti duchi, marchesi e baronesse. Avete notato che la “bella gente” di destra e i simil’intellettuali di sinistra politicalcorretti hanno in comune la stessa «erre moscia»? La compagnia da me preferita è quella della gente comune che non si dà delle arie. Niente «prout-prout», come direbbero i Francesi. Traducendo in gastronomia: preferisco la pasta e fagioli con un bicchiere di aglianico all’aragosta con un calice di sauternes, e intelligenti pauca.
Arti figurative: amavo Maillol, trovo volgare assai Rodin. Letteratura: datemi Proust, Martin du Gard, Musil, Broch, Gracián, Quevedo, Joyce, Svevo, Gadda, e robetta simile, e andatevene a farvi benedire coi vostri Brecht, Vercors, Allende, García Márquez di questo paio di barattoli. Le giberne me le ha rotte anche Gramsci, confesso arrossendo, perché detesto i «contenutismi», etici e non. Sennó mi piacerebbero anche Camus e, per esempio, Uscita di sicurezza. Non voglio dire, con questo, che, seguendo la casistica di Dominique Vivant Denon, io prediliga «i libri che si leggono con una sola mano». Nulla mi annoia più della predica, rossa, nera, gialla o verde che sia. So bestemmiare da me, ed ai miei tempi le ragazze, ancora non tócche dal femminismo, erano gentili e disponibili. Io, femminista da sempre (odio talmente il machismo, che certe volte mi domando, alla psicanalistica maniera, se per caso non sia gay?); ai miei bei tempi preferivo comunque le tecniche «cross», dove i due sessi armeggiano ad armi pari.
Insomma convincetevi: io purtroppo sono di qualità corrente e di tacca media, ma la ggente so giudicarla abbastanza bene. Per cui, non mi piace affatto che Berlusconi suoni la chitarra col suo Apicella, anche se quest’ultimo, pero’, è molto meglio della insulsa Carlà. Concedo, con la morte nel cuore, che Berlusconi, quanto a buon gusto, talora lascia a desiderare: come perdonargli, ad esempio, che per garantire l’«eleganza» delle sue serate afferma che, udite udite, «vi partecipa il Mago Silvan»!? Queste benedette serate con le 44 ragazze 44 mi fanno scendere il latte nelle calzette, ma penso che i cenacoli di intellettualesse di sinistra valgano più o meno lo stesso quantitivo di sbadigli. Anzi, sono orride un po’ di più, perché entro certi limiti l’ingenuità è una virtù. Quanto alle sue giacche, sue di Berlusconi dico, sono di taglio ottimo; molto migliori di quelle di Veltroni e di Di Pietro, che vestono peggio di due zampognari investiti da un autotreno. Dite che le argomentazioni di Bersani danno sempre un senso di… vuoto, e che il Cav. ha il vizio di ripetersi, spesso, come un disco rotto? E uno ricco come lui non potrebbe farsi fare un viso meno tirato e un «tuppo» un po’ meno rossastro? D’altra parte, lo «stile parrucchiere a baffetto irto» di D’Alema non è signorile, anche se piaceva in America (?), dove com’è noto sono tutti cafoni. Tra le Opposizioni, si salvano Damiano moltissimo, Rutelli appena appena (sfiora lo stile parrucchiere, ma in apparenza è serio); e la Finocchiaro sarebbe presentabile, dico con qualche difficoltà e con benevolenza molta, ma a patto di imparare a sorridere in maniera meno aggressiva. Una donna che quando parla sembra mordere come una jena, non è affatto fine. La regola delle persone eleganti è: siate poco espressivi, santo Dio! Odiate con moderazione, un po’ di ipocrisia, sù! Lo «stile Vajassa» del resto a me, che sono di temperamento mite e piuttosto timido, alla… Napolitano direi, mi ha sempre dato fastidio.
Naturalmente si potrebbe continuare per chilometri. Insomma: nell’insieme, la nostra classe politica non è affatto chic; anche se la preferisco di gran lunga alle schiere di allampanati baccalà che corrispondono ai deputati francesi, tutti tirati sù «à quatre épingles», o agli eccentrici clowns inglesi. Per me l’uomo politico dalla presenza ideale era tuttavia un quissimile d’un Blair o d’uno Chirac, abbastanza intelligenti da non risultar fessi, abbastanza eleganti da non dar nel femmineo, etc. Naturalmente so bene che l’abito non fa il monaco, e che l’aspetto, sempre o quasi sempre, inganna. Ma ora lasciamo perdere e veniamo al sodo.
Per suggerire all’ideario medio, che è stolto, una degradata figura morale e fisica di Berlusconi, s’è fatto di tutto. Di lui s’è detto che è un truffatore e un ribaldo, un donnajolo e un puttaniere (attenzione: i due qualificativi che precedono NON sono sinonimi), mica uno che fa il sesso in modo pio, in guisa morale, genuflesso come il sant’uomo Marrazzo; un venditore di chiacchiere, un caimano, una serpe e una biscia, un corruttore, un prosseneta, un protettore di gaglioffi, un amico degli amici dei Camorristi e dei Mafiosi, anzi, un mafioso ed un camorrista senza bisogno di amici. Mentitore e assassino, ha finto di togliere la spazzatura da Napoli, ma non ha avuto nemmeno il buon gusto e la generosità di regalarne una parte ad «Anno Zero»; no, se l’è tenuta tutta lui, allo scopo, certo interessato, di giustificare la trasformazione della Campania in una indecente Appicciópoli (come si disse con idiota neologismo in ambienti di sinistra). E del terremoto delll’Aquila, che dire? Fu tutta una vergogna. Etc. etc. Ancor prima di esaurire la cornucopia delle pecche morali, infine, ci si è spassati ad attribuirgli quelle fisiche (questo, come è noto, è un metodo assai fine): Berlusconi è brutto, storto, basso, nientemeno porta i sopratacchi, è volgare, ridacchiante, indicibilmente «qualsiasi». Etc.
Orbene, a noi – come abbiamo cercato di esporre più sopra – la media dei deputati e senatori non sembra affatto migliore di lui; ammettiamo, solo, che il Presidente Napolitano è abbastanza okey, ma è pauroso oltre ogni limite di decenza, «e chesto va pe’ chello», come diceva Raffaele Petra, Marchese di Caccavone. E poi, ricordate quanto segue: i buoni sentimenti sono «eleganti» di per sé. E’ forse per questa semplice verità che, a sinistra, si nega cocciutamente che esistano!
Tuttavia, ripeto, voglio concedere tutto quel che volete, ma Berlusconi ha fatto una cosa elegantissima, che l’ha redento d’ogni pecca: ha mandato a carte quarantotto la fetida baracca dei para-, post-, ex- e simil-comunisti. E questo vi pare poco, elegantoni delle mie polacche marca Tods!? Io, pur di liberarmi di quella fetentissima schiera di post-staliniani e babbei assortiti, avrei accettato come presidente del consiglio lo stesso donn’ Eugenio Scalfari, che quanto a finezza pacchiana (qui, vanitosa malevolenza) non ha eguali al mondo.
Abbiamo qui sopra detto che, a parte tutto, Berlusconi è moralmente elegante, perché non si piega al conformismo comodo, e nemmeno a quello non troppo scomodo. L’uomo ha coraggio da vendere e, quanto a senno, ne ha quanto basta per sapere che la «economia» è sinonimo di fiducia, preferenza, senso degli affari, capacità di prendere per il naso, certo, ma anche, nei casi positivi, volontà buona. E di questo, ora che il Cav. ha accortamente sgomberato il campo, cominciano tutti ad accorgersene. Che volevano mai che dicesse: «amici, siamo fritti!», o qualcosa di simile? Se il famoso «lagrime e sangue» di Churchill fu efficace, lo fu perché fu veridicamente seguíto dalle batoste naziste, da Churchill puntualmente previste.
Che volete che importi a me se, per levarmi di torno una lapide celebrativa tipo Togliatti e un mistico fetore di móccolo tipo Botteghe Oscure, debbo sorbirmi di tanto in tanto un mago Silvan e magari anche, santa pazienza, una canzuncella marca Apicella-Berlusconi? Non fateci ridere con le vostre idiosincrasie «senza concetto»! Le smanie di eleganza d’una donna Concettella qualsiasi! L’avete presa nello juste milieu, altro che storie. Nulla di più elegante che liberarsi, sia pure «in parte», dei predicatori politicalgiaculanti.
Che direste voi di uno che, non troppo «comme il faut», vi avesse salvato la pelle tirandovi fuori in pieno gennaio da uno stagno d’acqua sporca? Direste forse, disgraziati, che aveva la cravatta d’un colore impossibile, le calze a mezzo stinco, e che non andava ai concerti di musica classica? Mai più: invece ringraziereste Dio e lui, l’uomo più elegante del mondo.
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