Il minigolpe bianco è riuscito; la vita continua. E’ una vergogna per tutti, carnefici e vittime (le vittime, occorre precisarlo?, siamo noi: che non sappiamo ribellarci, o non possiamo). Povera Italia, commissariata per autodecisione. Un vero schifo. Ma la vergogna maggiore se la merita il nostro Presidente. Dicono che «ha saputo fare bene le cose, che è un ingannatore coi fiocchi, etc.», che Tedeschi, Francesi e BCE non potevano trovare sicario migliore, etc., ma io penso che troppo bene le cose non le ha fatte: tanto per cominciare, ci ha rimesso definitivamente la decenza, ci ha perduto la faccia che da tanto tempo, dopo i fatti e i misfatti del suo passato, cercava e tuttavia cerca di lavarsi. Ora sappiamo, riprove alla mano, quel che è, e che faccia ha. In ogni caso, avviso per gli scultori che allestiscono il Famedio: il metallo adatto è il bronzo.
Il destino ha messo il nostro dalla parte giusta, che è quella politicamente corretta, ça va sans dire. Chi si trova da tale parte puo’ fare quel che vuole: gli sarà sempre perdonato tutto, perché il pubblico piccoloborghese che oggi costituisce percentualmente la maggioranza della «folla» è fatto cosi’: ama le apparenze, non la sostanza. Tu oggi non sei «scrittore», mettiamo, solo perché sai scrivere un libro o almeno un opuscolo. Lo sei e come, invece, se frequenti il salotto adatto, se professi le mezze idee che ci si attende dagli «scrittori», se dici le cose giuste con accento giusto, e – diciamo, per condensare – se ti comporti nel modo ripugnante che piace alle mezze calzette. Se poi hai addirittura la erre moscia e «la polvere sulle orecchie», allora non c’è Shakespeare, non Cervantes, non Flaubert che possa tenerti testa.
In questo stesso modo, altro esempio, tu sei musicista non se metti insieme un discorso musicale degno del nome, ma se suoni la chitarra a piedi nudi e mostrando un po’ di tetta, come fa la Carlà. E non sei di buon cuore se fai il bene alla Berlusconi, ovvero in disparte, ma se frequenti «quelli che sono tanto buoni» alla maniera d’un Veltroni qualsiasi. Devi apparire, non essere, capisci, testone che non sei altro!?
Allo stesso modo, sarai buon politico non se agisci per il bene collettivo, ma se ti comporti da politico: ovvero se te ne vai in Yacht dalle parti in cui se ne sta col whisky in mano un qualche sodale di Debenedetti. Non se provvedi a far qualcosa di utile per «le maestranze», ma se dici che occorre far qualcosa di utile per le maestranze, beninteso standotene alla fonda nei mari di Taiwan dove le maestranze costano poco, e ovviamente fregandotene altamente delle maestranze.
Questa è la legge. Questa la giustizia, e questa la stima per i giusti che vigono nella nostra società massmediatica e policorretta. Ci vorrebbe, almeno, un poco di «pavcondíscio» morale, come diceva quel genio criptolalico del presidente Scalfaro. Parola misteriosa, che deve significare «uguaglianza, per tutti», o giù di li’.
Il fatto è che anche questa misteriosa «pavcondíscio», se significa uguaglianza per tutti, è parola ardua, oltre che oscura. E cio’ perché «loro», quelli della parte buona (la parte «in») hanno fatto cose troppo strane, che noi della parte sbagliata, o parte «out», esitiamo a fare.
Per esempio, bisognerebbe mettere dei fotografi con telemetro, in servizio costante, nei siti prospicienti le finestre delle sale da bagno del Presidente Napolitano (non dell’altro, il Monti, che è ancora ignaro, poverino). Direte voi che, a quell’età, c’è poco da fotografare. Ma non sono d’accordo. Anzitutto, il Napolitano ha solo venticinque anni più del Berlusconi, e poi, come si dice da noi, «’r hóme è ssembe puorche», ovvero l’uomo è sempre sporcaccione, a tutte le età. Seguendo lo stesso ragionamento, posizionerei (come si dice oggi con rivoltante neologismo) camere fotografiche anche alle finestre dei salotti, della camera da pranzo (nota bene: non dimenticare un obiettivo puntato sotto la tavola, dico al di sotto del bordo della tovaglia), e obviously della camera da letto in primis. Non si sa mai. Direte voi: ma come! Ma che diàmine! Un Napolitano che fa le porcherie!? Ma che orrore!» e avete ragione; ma, come si dice, la politica è politica, e insomma politique d’abord. Non c’è bisogno di dire che macchine fotografiche a bizzeffe occorrerà metterne anche nelle sale dei Tribunali, specialmente sotto il bancone presso il quale siedono i giudici. Occorrerebbe poi nominare subito un nuovo «Tarantino» che, più esperto dell’altro e comunque della Tarantina di Petronio Arbitro, che addirittura riconosceva gli amici dalla mentula, sappia distribuire escort, munite di registratore nelle mutande, un po’ ovunque, e specialmente nei salotti buoni del Quirinale e cubicoli annessi. Escort naturalmente anche nei boudoirs dei singoli luminari bancari oggi elevati alla dignità di ministri. I banchieri sono terribili! Altro che volucres demissi ab alto, come direbbero Gabriele D’Annunzio e Drieu la Rochelle! Ne so qualcosa io; non sono mai stato bancario, ma ho avuto amici bancari di primissimo piano che erano veramente «puorce assaje». Io, poverino, per mantenermi all’altezza facevo sforzi mostruosi! Se non sei oversexed ti sconsiglio di fare il banchiere, o frequentare banchieri! Insomma occorre procurarsi a fiumi e a bizzeffe queste benedette escort, cosi’ indispensabili a certi programmi televisivi, a certi giornali ed a certi tribunali della nostra nazione. Un po’ di sentore di alcova, coraggio!
Una particolare accortezza, sempre in omaggio a questa misteriosa « pavcondíscio », dedicherei ai sessi : escort femmine, maschi, terzisti e quartaroli. Ripeto, non si sa mai. Dimmi di che sesso sei e ti daro’ l’escort che ti meriti, e poi andatevene laggiù tutt’e due. Da non dimenticare, infine, l’allestimento dei «salotti» televisivi, che debbono assomigliare come gocce d’acqua a quelli politicalcorretti della Seconda Repubblica. A tal fine, preparare dei flaconi contenenti, come detto, tanfo d’alcova ed anche estratto d’immondizia, perché come è noto alcuni dei salotti di cui ho detto prediligono tale tipo di aroma. Ci sono «giornalisti» e «conduttori» che non possono sopravvivere, non solo dal punto di vista figurato ovvero professionale, ma proprio concretamente immagino, senza aspirare tali olezzi. Se ad esempio sviene un giornalista o un conduttore di questo tipo, come lo fai rinvenire senza una boccetta di Sali all’alcova ?
Vittorio Imbriani, che era un liberale dei bei tempi antichi, queste cose le sapeva, ed è famoso un suo pezzullo in cui descrive come un tale che si fingeva convertito alle idee giuste, cioè ripulite come si deve, salto’ sù ed esulto’ quando per puro caso senti’ un certo « puzzo di m… ».
Su certi punti, pero’, la « pavcondíscio » sarebbe assai difficile da praticare. Ad esempio, come restituire la pariglia al signor «Sarrazza», che si approfitta di un errore di lingua? Il verbo /arrazzare/, simbiosi e crasi dei due /arrapare/ e /incazzarsi/, significa eccitarsi sessualmente in modo furibondo, strafurente, come il notaio Ferrand dei Misteri di Parigi, che il buon Rodolfo chiuse dietro una grata di ferro innanzi alla quale fece poi transitare, ignuda, una bellezza appetitosa da crepare. Come tutti i verbi, anche questo verbo si coniuga, nevvero? E allora perché dire «il signor Marrazzo» , visto che s’arrazza lui, non io? Tu ti arrazzi, voi vi arrazzate, etc. etc
Ritornando dalla linguistica al nostro argomento politico, va precisato che noi del partito sbagliato (non «corretto» voglio dire) ci arrapiamo, quando capita, alla buona e all’antica. E’ dalla parte del partito degli onesti (dico : dei politicalcorretti) che ci si arrazza alla maniera del signor S’Arrazza. Qui, come vedete, la lingua stessa sbaglia, perché non rispetta la «pavcondíscio». Bisognerà, col tempo e con la paglia, provvedere a neologismi adatti. Dire, per esempio: signor Ciarrazziamo. D’altra parte, come le persone colte ben sanno, ogni complesso di idee ha, e deve avere, la lingua che si merita.
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